BRINDISI- (Da Il7 Magazine) La piscina comunale di Sant’Elia a Brindisi non riaprirà prima del prossimo anno, quella del Masseriola , invece, resta in stato di abbandono. Due impianti sportivi su due, di proprietà comunale, sono al momento inutilizzabili. Il Comune tenta di risparmiare mettendo in vendita la piscina al quartiere Sant’Elia , ma riesce solo a darla in concessione spendendo ben 70mila euro per rimetterla a nuovo. Altro che affare , di fatto la piscina comunale, un tempo gestita dalla società “Marimisti”, non può essere utilizzata se non prima di aver fatto una serie di lavori per i quali l’amministrazione ha dovuto trovare fior di quattrini per renderla agibile. Qualche settimana fa , infatti, è stata firmata una variazione di bilancio di circa 70mila euro da investire nella ristrutturazione dell’impianto sportivo oramai abbandonato da quasi due anni. L’8 agosto 2020 la società Centro sport ha consegnato così le chiavi della struttura al Comune dopo una gestione di nove anni, sette di affidamento e due di proroga. Aveva ottenuto la gestione della struttura dall’amministrazione di Mimmo Minnitti. Furono spesi dalla società circa 120mila euro per far partire gli impianti, cifra che fu decurtata per sei anni dal canone annuo (che era di 20mila euro all’anno) mentre per i due anni di proroga furono pagati 30mila euro all’anno. La vecchia gestione l’8 agosto scorso ha consegnato le chiavi al Comune e da allora nessuno più entrato. Per il Centro sport resta l’amore in bocca e la delusione di vedere perdere uno dei servizi alla città. Già tre anni fa la società presieduta da Francioso aveva presentato al Comune un progetto per il rilancio della piscina, fiore all’occhiello del quartiere di periferia. Si trattava di un project financing che vedeva insieme la collaborazione tra pubblico- privato, molto simile alla formula utilizzata per la costruzione del Palaeventi (NewArena). Ma non se ne è fatto nulla così nel frattempo il Comune , per battere cassa, aveva provato a metterla in vendita ma il bando è andato deserto. Lo scorso anno, allora, si era trovata una soluzione tampone per riaprire la struttura. Davanti alla mancata vendita l’amministrazione comunale ha deciso di bandire un avviso pubblico per dare la gestione della piscina almeno per un anno per evitare che gli impianti potessero andare in malora. Era arrivata una sola offerta, quella della società Feel good che a Cellino San Marco gestisce un centro benessere con tre piscine. L’impianto era stato messo in vendita ad un prezzo di base d’asta di 725mila euro. Ma agli addetti ai lavori è sembrato troppo caro e così il Comune ha pensato di proporre l’affidamento provvisorio di almeno un anno. Si è fatta avanti solo la società di Cellino San Marco, Feel good. La proposta presentata dalla società fu di 38mila 500 euro, il trenta per cento in più rispetto al minimo richiesto dal Comune. Nella proposta della società c’era in preventivo la realizzazione di alcuni lavori di ammodernamento dell’impianto dell’illuminazione, una rinfrescata alle pareti, il montaggio degli armadietti, l’allestimento di una reception, la dotazione di panche, e nuova attrezzatura per la piscina. Gianni Martina, l’amministratore, il 20 settembre 2020 spiegò che la società era interessata solo alla gestione per un anno e che in base all’andamento della stagione sportiva avrebbe potuto fare altre valutazioni. Allora fu scartata l’ipotesi di un acquisto, almeno a quel prezzo, perché fu considerato un investimento troppo oneroso per la tipologia della struttura. “In futuro si vedrà – disse l’amministratore – ma non a quella cifra”. Il 13 agosto scorso è stato approvato lo schema di convenzione. Questa prevede che, durante il periodo di durata del contratto, il concessionario dovrà eseguire, a sua cura e spese, tutti gli interventi e le opere di manutenzione ordinaria. Prevede anche l’obbligo gestionale di riservare l’utilizzo, con tariffa ridotta, per attività a cura della Federazione Italiana Nuoto e dovrà assicurare, a tariffa agevolata, sei corsi didattici (antimeridiani in orario curriculare) per l’ avviamento al nuoto di studenti che frequentano le scuole di ogni ordine e grado della Città di Brindisi. Qui dovranno essere garantiti 5 corsi gratuiti, per 10 lezioni bisettimanali della durata di 50 minuti, in favore di soggetti disabili, segnalati dall’assessorato ai Servizi Sociali e muniti di idonea certificazione sanitaria, rilasciata dall’ASL, che autorizzi l’espletamento dell’attività sportiva natatoria. L’intento della nuova società è quella di proseguire il lavoro fatto dai vecchi gestori di Marimisti con l’integrazione di nuove attività nel solco della propria politica aziendale. Nonostante i buoni propositi al momento, però, non si può far nulla, se non aspettare che il Comune di Brindisi recuperi l’impianto, di tasca propria, o meglio con le tasche dei cittadini. Resta al palo anche la piscina comunale di contrada Masseriola, anche qui troppi lavori da fare. Un gran peccato se si pensa che è la migliore struttura in città per grandezza e profondità. Il Comune l’aveva , anche questa, messa tra i beni da vendere per fare cassa, ma ogni volta il bando è andato deserto. Oggi vale ancor meno rispetto al primo bando di vendita. La piscina si trova nei pressi del palazzetto, accanto al campo di atletica e a due passi del nascente Palaeventi. Da tempo l’amministrazione comunale parla di una cittadella della sport da concentrare in quella zona, ma intanto le condizioni in cui si trovano oggi questi impianti sportivi raccontano di un destino diverso. A parte le due strutture comunali, in città esistono solo due altre piscine, una privata e l’altra gestita dalla Marina militare con dei limiti di accesso. Le uniche due strutture pubbliche, quindi, sono state soppresse per cercare di far cassa e ripianare i debiti dell’amministrazione comunale. Da quasi due anni il risultato di questa scelta ha portato solo alla chiusura totale delle strutture, e al rischio che vadano in malora. Senza considerare che la chiusura della piscina Marimisti ha portato alla sospensione di una serie di servizi essenziali per la salute dei cittadini. “La piscina non serve solo agli agonisti che a conti fatti rappresentano solo il cinque per cento dei frequentanti- spiega l’istruttore di nuoto Marco Simone- la stragrande maggioranza fa nuoto perché il nuoto è benessere. Ci sono persone che vanno in piscina per fare riabilitazione, per fare terapie di mantenimento, per migliorare la qualità della vita là dove ci sono problemi come l’autismo, attacchi di panico. Pensate cosa significa per queste persone non poter fare nuoto visto che in città non ci sono altre strutture pubbliche”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
Per la Sig.ra Maria…di sfortune ne ho avute tante, ma per fortuna non quella di essere di Brindisi.
Purtroppo però tra di esse ho quella di doverci vivere, spero non troppo a lungo, e di tornare a vivere in luoghi in cui il senso civico e anche le piscine pubbliche non sono merce rara.
Tutto quello che posso fare in questa “città “ è continuare a comportarmi da persona educata e rispettosa delle regole, tipo: non parcheggiare sulle strisce pedonali e passaggi per i disabili, non sporcare, fare la raccolta differenziata, addirittura rispettare le file alle casse dei supermercati e degli sportelli pubblici, non lasciare rifiuti al mare …insomma cose normalissime, ma non per tanti Brindisini.
Se è vero che ci sono tanti bravi Brindisini ( forse) è sicuramente vero che ce ne sono almeno altrettanti se non di più che andrebbero presi a calci nei denti almeno un paio di volte al giorno e senza distinzioni tra i sessi.
Per quanto riguarda la gestione delle strutture pubbliche, incluse quelle sportive, mi essere tornato almeno trent’anni indietro.
Lei può anche dileggiarsi a snobbarmi o peggio, ma basta una passeggiata in qualunque quartiere per rendersi conto della penosa realtà di questa città.
Se i sigg. Nessuno di Brindisi (come me) iniziassero a occuparsi ATTIVAMENTE di questa città, forse qualcosa ancora si potrebbe realizzare…
Una vergogna assoluta…in una città di mare come questa le piscine dovrebbero proliferare come i funghi, si potrebbero creare convenzioni tra scuole e società sportive e a sedici anni qualificare tutti i ragazzi assistente bagnanti.
Questo è quanto avviene nelle città degne di annoverarti come tali e senza neanche allontanarsi troppo da qui.
Invece sì è pensato a rinnovare il circolo tennis, da sempre sport esclusivo praticato in gran parte dalla classe abbiente…Brindisi sarebbe da candidare come capitale della sub cultura e dell inciviltà.