Piattaforma polifunzionale, dibattito aperto in casa del centrodestra

BRINDISI- Si accende il dibattito sull’entrata in funzione della Piattaforma polifunzionale, quella che dovrebbe bruciare e quindi smaltire i rifiuti pericolosi della zona industriale di Brindisi.
Il Consorzio Asi e l’azienda Termomeccanica hanno presentato al Comune di Brindisi e alla Provincia la documentazione per ottenere l’autorizzazione all’impianto.  Contro l’inceneritore protestano le mamme no al Carbone che in consiglio comunale hanno invitato i consiglieri comunali ad opporsi alle autorizzazioni. Su questo tema si apre la discussione all’interno dei gruppi di opposizione di centrodestra al Comune. “Abbiamo acquisito la documentazione presentata al Comune da parte dell’ASI e di Termomeccanica riguardante la richiesta di autorizzazione al funzionamento della Piattaforma polifunzionale- afferma Mauro D’attis, capogruppo del Pdl– e ne approfondiremo i contenuti sia in termini economici sia, soprattutto, nelle considerazioni sull’impatto ambientale”.Non trascureremo nulla e saremo attenti ad ogni considerazione. Incontreremo le mamma del ‘No al Carbone’ che nei giorni scorsi hanno scritto ai consiglieri esprimendo preoccupazioni e allarme sulla eventuale ripartenza dell’impianto”

Le questioni da valutare sono tante da quelle ambientali a quelle occupazionali, ci sono oltre trenta lavoratori che attendono una risposta.

 

Brindisioggi

1 Commento

  1. Al di là di ogni giustificato sospetto o paura che interessa ogni investimento industriale a Brindisi (ricordo che l’ impianto andrebbe a trattare una quantità di rifiuti assai modesta, se confrontata a tutti gli altri termovalorizzatori d’ Italia), che nasce da gestioni di industrie nel brindisino non sempre oculatissime, io credo che si stia perdendo un pò il lume della ragione. Non è con una condotta irresponsabile che si deve guardare avanti. Tutti hanno diritto di manifestare le proprie preoccupazioni in tema ambientale, ma basterebbe guardare la questione con un pò più di coscienza per rendersi conto che ci danniamo tutti i giorni per far chiudere l’ industria a Brindisi, senza considerare che il progresso miete vittime in maniera più silenziosa, e senza far notizia, in mille altri modi. Il contributo in termini di impatto ambientale della nostra cara vecchia macchinina o del nostro impianto di riscaldamento è di gran lunga superiore a quello dei siti industriali. Ci sono un migliaio di studi a dimostrarlo, ma tant’ è nessuno protesta perchè si abbassi la soglia del traffico veicolare a Brindisi (specie in alcuni punti della commenda o del centro), perchè? Bè perchè in quel caso meglio intossicarsi e intossicare l’ aria coi motori che usare la cara bicicletta o camminare a piedi; questione di comodità, di convenienza! Alle stesse mamme di No al carbone dico di stare attente e molto a quando fanno la spesa, perchè i cibi che comprano per la loro tavola non siano quelli esposti al particolato delle auto (ricordiamoci che anche i cibi che usiamo definire “sani” in realtà subiscono dosaggi massicci di concimi, antiparassitari e schifezze varie che niente hanno a che fare con la natura, per non parlare della carne “malata” che ogni giorno ingeriamo!). Concludendo: lo Stato Italiano tramite SOLDI PUBBLICI mise in piedi questa Piattaforma nei primi anni ’80 perchè si potesse chiudere in casa il proprio “ciclo” di rifiuti industriali uscenti dalle aziende brindisine, predisponendolo anche di un impianto di trattamento delle acque (fogna industriale) che nessuno in zona possiede.Vogliamo dire l’ ennesimo, assurdo NO a questo investimento?? 52 milioni di euro per il territorio ci fanno cosi’ schifo? Come può un impianto, che già è stato in servizio per quasi 10 anni senza lasciare alcuna traccia di inquinamento, se non migliorare la propria eco-sostenibilità, essendo sottoposto a massiccio revamping? Stiano tranquille le mamme attiviste, saranno gli enti preposti a studiarsi le carte cento volte se necessario e decidere se dare o meno le autorizzazioni. Nel frattempo però la smettano col tiro al bersaglio, diffondendo paure e sospetti del tutto infondati, rispetto a un progetto trasparente e e doveroso di attenzione, poichè indispensabile al rilancio dell’ attività di tante aziende del luogo che gioverebbero della presenza di quest impianto. Dei nostri rifiuti ci dobbiamo sentire responsabili e non possiamo permetterci il lusso di mandarli all’ estero a far ingrassare gli altri paesi o le ecomafie e rimettendoci denaro pure di sopra! Ricordo comunque che oltre ai trenta lavoratori diretti, nella piattaforma troverebbero posto non meno di cento operai nei primi tre anni di ristrutturazione! Di questo importa niente a nessuno?!

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