BRINDISI/ CAROVIGNO – Pesca di frodo nel mare della riserva naturale di Torre Guaceto. Il personale del Consorzio di Gestione della Riserva ha registrato tre episodi di pesca di frodo.
Lo scorso 11 giugno, nell’ambito di un monitoraggio serale dell’area protetta, gli operatori dell’ente gestore hanno fatto la scoperta. Un pescatore di frodo aveva raggiunto la zona A e stava sistemando il suo palamito con vista torre aragonese. Il Consorzio oltre a chiedere l’intervento della capitaneria di porto di Brindisi, da quella sera ha intensificato i controlli notturni all’interno dell’area protetta.
I fatti si sono però ripetuti. Ieri sera, il pescatore di frodo con palamito, muovendo presumibilmente da fuori provincia, si è ripresentato. Il personale del Consorzio ha nuovamente richiesto l’intervento degli uomini della capitaneria di porto.
Questa mattina, alle 6 il personale di Torre Guaceto è intervenuto ancora una volta, il soggetto che pescava in zona A era andato via, ma il lavoro per gli operatori non è finito qui. C’erano altri due pescatori di frodo nella riserba marina. I due soggetti stavano salpando le reti in zona B, all’altezza della spiaggia di Punta Penna Grossa.
Gli uomini del Consorzio hanno prontamente chiesto l’intervento della capitaneria e, nel mentre, hanno provato a raggiungere i due soggetti, a bordo del gommone della Riserva.
Alla vista del natante, un pescatore è riuscito a tirare su tutta la rete e si è dileguato, il secondo è stato interrotto dal personale addetto al monitoraggio che ha sottolineato la natura illecita dell’attività che questi stava conducendo all’interno dell’AMP, invitandolo a non salpare la rete. A questo punto, il soggetto ha lasciato l’attrezzo ed è andato via.
Alle 9.30, è poi intervenuta la capitaneria di porto ed ha salpato la rete deposta illecitamente. “Siamo famosi in tutto il mondo per il modello di pesca sostenibile che abbiamo ideato e per come proteggiamo la nostra AMP – ha commentato Corrado Tarantino -, ma continuiamo a registrare episodi di pesca di frodo contro i quali poco possiamo, non rivestendo alcun ruolo di polizia giudiziaria ed essendo autorizzati esclusivamente alla sensibilizzazione anche nei casi di palese violazione del regolamento dell’area protetta. Per questo è fondamentale il lavoro encomiabile svolto dalle Autorità competenti. Tuttavia, ora, anche alla luce degli ultimi eventi, abbiamo bisogno di rafforzare la collaborazione con le forze dell’Ordine. E potremmo farlo attraverso opportune convenzioni o altre forme di relazione che ci permettano di incrementare il livello di controllo sull’AMP. Solo così potremo sconfiggere il male della pesca di frodo”.
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