BRINDISI- Persecuzioni e molestie, 23 persone arrestate e sei indagate. Questo il bilancio degli interventi dei carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi nei primi cinque mesi dell’anno. Con il termine di atti persecutori vengono indicati una serie di comportamenti molesti, costituiti da appostamenti nelle adiacenze del domicilio o degli ambienti comunemente frequentati dalle vittime, unitamente a reiterate intrusioni nella vita privata alla ricerca di un contatto personale per mezzo di pedinamenti o telefonate, invio di lettere, biglietti. Il reato di stalking si manifesta in una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo detto stalker, il quale affligge un’altra persona, la vittima, perseguitandola, generandole stati di paura e ansia arrivando persino ad alterare lo svolgimento della vita quotidiana. Sono infatti tre gli elementi costitutivi del reato, la condotta tipica dell’autore, la reiterazione della stessa, l’insorgere di un particolare stato d’animo nella vittima con la modificazione delle sue abitudini di vita. Il persecutore può essere un estraneo, anche se molte volte è un conoscente, un collega, un ex compagno/a, un ex fidanzato/a che agisce spinto dal desiderio di recuperare il precedente rapporto o per vendicarsi di qualche torto subito. Gli atti persecutori sono un reato comune, può essere commesso da chiunque, anche da chi non ha alcun legame con la vittima, è questo il discrimine che lo differenzia con il reato di maltrattamenti in famiglia. Ciò che lo caratterizza rispetto alle minacce e alle molestie, è la reiterazione delle condotte e il perdurante stato di ansia o di paura, o di un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto. Il reato di atti persecutori è punito a querela da parte della persona offesa, con un termine per la presentazione di sei mesi, termine che decorre dall’ultimo atto persecutorio compiuto nei confronti della vittima. Si può procedere d’ufficio, cioè le forze dell’ordine si attivano autonomamente per perseguire il colpevole, se i fatti sono compiuti nei riguardi di un minore o di una persona con disabilità o se il soggetto sia stato ammonito oralmente dall’autorità di pubblica sicurezza. Con l’introduzione del reato di atti persecutori nel nostro ordinamento, il legislatore al fine di assicurare una più adeguata protezione alle vittime, ha ampliato la gamma delle misure cautelari coercitiveattraverso la previsione di un provvedimento denominato “divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa”. Con tale misura il giudice prescrive all’imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati, abitualmente frequentati dalla persona offesa ovvero di mantenere una certa distanza da tali luoghi o dalla persona offesa. Ed ancora può vietare all’indagato di comunicare, attraverso qualsiasi mezzo. In sostanza il legislatore prendendo atto delle istanze provenienti da più parti ha cercato di fornire una risposta sanzionatoria appropriata, nonché immediata, alle condotte che fino al 2009 venivano inquadrate in altri meno gravi delitti di minaccia o di violenza privata. Per quanto concerne il reato di atti persecutori, nell’ambito del Comando Provinciale di Brindisi, nei primi 5 mesi di quest’anno, 23 persone sono state arrestate nell’attività di contrasto. Altre 6, indagate per lo stesso reato, sono state sottoposte al provvedimento coercitivo del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla parte offesa. Nell’anno 2018, erano state 45 le persone arrestate e 11 quelle deferite in stato di libertà, per il reato di cui all’art. 612 bis del codice penale. Le misure cautelari emesse dall’Autorità Giudiziaria sono state elaborate sulla scorta delle denunce-querele presentate dalle vittime e dall’attività investigativa effettuata dalle Stazioni Carabinieri.
BrindisiOggi
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