Pronto soccorso, non c’è spazio per le autoambulanze: troppe barelle in giro

BRINDISI – Ottimizzazione degli spazi o inutile ingombro da eliminare al più presto? È aperto e vivace il dibattito sulla presenza di lettighe e barelle all’interno dell’Area Calda del pronto soccorso dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, messe lì perché una delle due porte di accesso e di uscita dei mezzi è rotta e, conseguentemente, lo spazio in sua diretta prossimità è inservibile. La logistica di un posto come l’Area Calda dovrebbe essere efficiente e funzionale e fare in modo che gli spostamenti all’interno dei pochi metri quadri disponibili siano sempre fluidi e rapidi, con vie d’accesso e di fuga libere in ogni istante, perché, in situazioni d’emergenza, anche un secondo può avere la sua importanza.

area calda perrino5L’Area Calda dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, invece, fa penare da tempo pazienti e personale operante per via di una delle due porte automatiche che, periodicamente, viene danneggiata e sbarra la strada alle autoambulanze, causando, quando capita l’arrivo contemporaneo di due o più mezzi di soccorso, dei piccoli ingorghi che fanno perdere ulteriore tempo ai feriti trasportati e ai sanitari che si occupano delle loro sorti. Ora, approfittando degli interventi per il ripristino della porta che rendono l’angolo in cui si trova cieco e inservibile, si usa una parte dello spazio nei pressi dei lavori in corso come deposito di barelle e contenitori vari, riducendo l’agibilità dei movimenti e degli spostamenti per gli operatori sanitari.

«Queste segnalazioni sono sempre utili perché ci permettono di verificare lo stato delle cose e intervenire per sanare gli eventuali problemi che, in un presidio grande e complesso come l’ospedale Antonio Perrino, purtroppo non mancano». Stefano Rossi, direttore amministrativo dell’Asl di Brindisi, non si nasconde dietro a un dito, accogliendo con favore quanti documentano le probabili situazioni critiche che si presentano nelle strutture dell’azienda. «In questo caso, però, mi permetto di dire che non vedo alcuna emergenza sul punto. Non sono un tecnico ma, conoscendo bene il problema dell’Area Calda del pronto soccorso e i danneggiamenti di una delle due porte che regolano il traffico dei mezzi, non vedo nulla di male nell’uso di uno spazio che, altrimenti, non sarebbe sfruttato».

area calda perrino2Secondo il direttore amministrativo, quindi, stante l’intervento di riprestino della porta d’uscita dell’area calda e i lavori che sussistono in quella porzione di spazio, usare quei pochi metri quadri che non hanno altro utilizzo, al momento, per ricoverare lettighe e barelle è un buon modo per ottimizzare la gestione del pronto soccorso. «Se non fossero lì, le barelle, sarebbero in un altro posto a occupare spazio che, magari potrebbe servire ad altro. Nel momento in cui arriva un paziente è ovvio che questo viene trasferito in un luogo consono alle sue condizioni». Mettendo, però, in conto che già una delle due porte è inagibile, costringendo gli autisti a fare manovre che potrebbero essere evitate nel caso di corretto funzionamento del percorso obbligato, dover tirare fuori un’ambulanza, che ha già la sua bella stazza, dalla stessa apertura dalla quale si è entrati, in uno spazio maggiormente ridotto dalla presenza di roba che non dovrebbe essere lì, non deve essere una passeggiata di salute, soprattutto se lo si deve fare bene e in fretta.

«I danneggiamenti si verificano perché, spesso, si cerca di invertire il senso di marcia imposto dai sensori: dato che le porte ne hanno uno solo, posizionato proprio per impedire un accesso irregolare, succede ogni tanto che qualcuno provi ad entrare dall’uscita. Il risultato: la porta non si apre e il mezzo ci sbatte contro». Altro cruccio sempreverde quando si parla del Perrino sono gli ascensori e i loro continui blocchi. «per questo argomento bisogna distinguere due casi: il blocco dovuto al guasto e quello programmato per gli interventi di manutenzione. Nel primo caso, ogni guasto viene prontamente segnalato e le cabine vengono ripristinate immediatamente al funzionamento; nel secondo, invece, chiediamo un po’ di pazienza. Non possiamo tenere gli elevatori in funzione mentre, sulla stessa colonna, a un altro piano, ci sono gli operai che lavorano affinché il sistema si rompa il meno possibile».

Maurizio Distante

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