Perrino, diagnosi sbagliata, l’odissea di una bimba di sei anni

BRINDISI- (Lucia Pezzuto per Il7 Magazine)Una diagnosi sbagliata, otto ore su di una sedia tra lacrime e dolori, aspettando che qualcuno le trovasse un posto letto in pediatria o l’autoambulanza per il trasferimento dall’ospedale Perrino di Brindisi al Vito Fazzi di Lecce, tutto questo a rischio della vita. E’ questa la storia di una bimba di sei anni, l’ennesima odissea tra i corridoi di un pronto soccorso sempre più congestionato e di un ospedale, il Perrino di Brindisi, dove trovare un posto letto, in alcuni reparti, è praticamente un miraggio. “E’ diventata una situazione insostenibile soprattutto quando poi si mette a rischio la vita di una bambina. Non lo posso accettare” a parlare è Francesco, il papà di una bimba brindisina di sei anni che la scorsa settimana è stata operata d’urgenza all’ospedale Vito Fazzi di Lecce, la sua storia, però, comincia a Brindisi e nel pronto soccorso dell’ospedale Perrino. “La mia bimba ha sei anni e giovedì scorso ha cominciato ad accusare forti dolori addominali- racconta Francesco- dopo un consulto con il pediatra, ci è stato consigliato di andare in ospedale”. Francesco così porta la piccola al Perrino, in pronto soccorso si ritrova a far la fila e quando finalmente la bambina viene portata in pediatria il medico di turno non rileva nulla di importante. “Ci hanno detto che la bimba non aveva nulla- racconta il padre- ci hanno detto di riportarla a casa e che eravamo dei genitori troppo ansiosi”. Francesco riporta così la bimba a casa e convinto dalle parole del pediatra di turno mette a riposo la bambina. Il giorno dopo, però, la situazione precipita e la bimba che è in casa con la mamma comincia a piangere per i dolori che non le consentono neppure di camminare. Ancora una volta la famiglia della piccola si rivolge al pediatra di fiducia che consiglia nuovamente di rivolgersi al pronto soccorso. Francesco e la moglie portano la bambina in ospedale che viene registrata con un codice giallo. Questa volta quando il medico di turno in pediatria, un dottore differente da quello del giorno prima, la visita le prescrive subito un’ecografia e le analisi del sangue. Questa volta sono gli esami che rivelano quale è il problema, i valori alterati raccontano che la bimba ha un’infezione in corso e l’appendice infiammata. La piccola, probabilmente, pensa il pediatra del reparto, è da operare ma il Perrino non è attrezzato e bisogna trasferirla presso il reparto di chirurgia pediatrica del Vito Fazzi di Lecce. “Eravamo entrati nel pronto soccorso del Perrino alle 18, la diagnosi arriva solo dopo le 20- dice Francesco- la bimba continuava a lamentarsi per i dolori ed io ero costretto a tenerla tra le braccia e a spostarmi da un reparto ad un altro da solo, perché non c’erano né barelle e né carrozzelle per far sedere la bimba che oramai non riusciva più a muoversi. Non solo, nel frattempo nel pronto soccorso era arrivato un uomo, precipitato da sette metri con una frattura al bacino. Era vicino a noi e continuava a bestemmiare e ad agitarsi facendo spaventare la bambina. Ovviamente nessuna privacy in quel pronto soccorso neppure per una bambina piccola”. Il calvario va avanti per ore in quei corridoi, solo verso la mezzanotte Francesco con la bimba tra le braccia e la moglie, in attesa del secondo figlio, vengono informati che l’autoambulanza per il trasferimento al Fazzi non è disponibile sino alla mattina seguente. “Eravamo lì da sei ore – dice il padre- quando arriva il medico che ci dice che bisogna rinviare il trasferimento al Vito Fazzi al giorno dopo. A questo punto chiedo che la bimba venga trasferita nel reparto di pediatria e le sia dato un letto in cui riposare un po’. Inutile, mi dicono, non ci sono letti disponibili”. A questo punto Francesco perde la pazienza, i medici gli dicono che devono attendere tutta la notte, lui, la moglie incinta e la bimba, seduti su una sedia del pronto soccorso. L’alternativa è firmare il foglio di dimissioni, tornare a casa e presentarsi all’indomani nuovamente al pronto soccorso per rifare tutta la trafila di consulti e visite nella speranza di ritrovare l’autoambulanza libera per il trasferimento. “Mi sono messo ad urlare, ore e ore di attesa senza alcun riguardo per una bimba che stava soffrendo, non potevo più stare zitto. Li ho minacciati che avrei sporto denuncia, solo così qualche ora dopo ci hanno messo a disposizione l’autoambulanza”. L’autoambulanza arriva solo verso le tre della notte, così la bambina viene trasferita all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Ma quando la piccola arriva nel reparto di chirurgia pediatrica oramai la situazione è critica e i medici decidono di operarla d’urgenza. “Il giorno prima la diagnosi sbagliata, il giorno dopo ore e ore di attesa a rischio della vita- dice arrabbiato Francesco- quando mia figlia è arrivata al Vito Fazzi di Lecce gli stessi medici non potevano credere che la bambina fosse arrivata in quelle condizioni. Abbiamo un ospedale, il Perrino, che è un buon ospedale ma in questo momento il pronto soccorso è nel caos più totale e i posti letto neppure a pagarli”. Oggi la bimba di Francesco sta bene, è in fase di ripresa ma quella che poteva essere un’appendicite ha rischiato di trasformarsi in peritonite, fortunatamente il peggio è stato scongiurato.

Lucia Pezzuto

11 Commenti

  1. È UNO SCHIIIFOOOOO!!!!!!Prima di tuttto alla nostra cara “ ministra” VERGOGNA
    Manda a controllare gli ospedali invece di parlare e basta…certo questo accade a noi comuni non a lei e sinceramente neanche glielo auguro

  2. E I politici di turno dove cavolo sono??? Non vedono tutto questo schifo perché loro quando hanno queste problematiche passano “avanti”.. E noi poveri cristi ad Aspettare ore e ore per lo sfacelo di queste strutture.. In più le norme permettono anche questi atteggiamenti superficiali da parte di chi non ha le capacità né la volontà di fare quello che deve fare… Vorrei soltanto che la smettessimo di lamentarci sui social o sui giornali.. Dovremmo ogni volta denunciare i responsabili della gestione di questo schifo

  3. Per questi personaggi dell’ospedale Perrino non scattano provvedimenti penali e di licenziamenti oppure in Italia tutto è permesso di a mettere a rischio la vita delle persone.

  4. Notizie del genere sono all’ordine del giorno, ma nessuno si muove per cambiare la situazione. Assistere inermi a queste situazioni fa una rabbia enorme. Molto spesso l’intervento immediato dei medici può salvare la vita di molte persone e non ci si può rassegnare a non poter fare piu’questo.

  5. A dirla tutta non è attrezzato neanche per altro, medici e personale molto superficiali e scorbutico, sembra che noi pazienti siamo i loro peggiori nemici. Sono disgustata e schifata.

  6. Solo in Italia succedono queste cose, ore di attesa nei pronto soccorso ammassati come bestie, senza nessuna privacy, senza posti letto ecc. Ecc. Per un’appendice costretti a andare in ospedale a Lecce, poveri noi. Mio padre poco tempo fa ha avuto un ictus, siamo stati ad aspettare 7 ore su una barella nel pronto soccorso è uno schifo!!

  7. tutto questo grazie al riordino delle unità sanitarie? resto allibito come l’ospedale Perrino non sia attrezzato per operare una appendicite, anche se diagnosticata un po in ritardo!

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