(PAROLE A LAVORO) di Alessandra Amoruso. “Mi è capitato fra le mani, per motivi di studio e aggiornamento, un modello di curriculum vitae molto particolare, grazie alla lettura di un libro che inseguivo da tempo e che finalmente ho avuto il tempo di leggere (Elogio del fallimento di Francesca Corrado – Sperling & Kupfer).
E’ il cosi detto curriculum “fallimentare” e parte dal presupposto che le esperienze “non di successo”, negative, sbagliate della nostra vita, che normalmente tendiamo a nascondere a noi stessi ed agli altri, sono utilissime per aiutarci a capire meglio non solo chi siamo ma anche qual è può essere il percorso professionale più consono a noi. E come gli insuccessi possano valere come “stelle al merito” tanto quanto i successi o i risultati positivi del nostro percorso.
E’ un curriculum che contiene , pertanto, la narrazione dei cosi detti fallimenti:
- le imprese, gli studi, le esperienze interrotte
- i treni su cui non si è voluti salire
- gli episodi che ci hanno visto in qualche modo sconfitti.
Potrebbe essere un percorso di studi universitari interrotto, un licenziamento, una proposta di lavoro che abbiamo lasciato sul tavolo perché magari implicava allontanarsi per un certo periodo da casa. Un’impresa abbandonata perché ci risultava difficile collaborare con qualcuno. Ognuno avrà le sue, diversissime e preziosissime esperienze negative..
Cosa c’è di interessante in questa narrazione ? Man mano che si raccontano le diverse esperienze d’”insuccesso”, così come avviene nel meccanismo della compilazione del curriculum vitae per le esperienze “positive”, si è costretti a riflettere sulle cause, le motivazioni, i perché una determinata situazione non si sia svolta in modo positivo. E’ una riflessione, cioè, che ci aiuta a capire i nostri limiti, le nostre paure, quelle debolezze che ci hanno impedito di portare avanti i nostri stessi sogni.
Ma smaschera anche, se ci pensate, il desiderio intimo più vero di cambiamento e crescita. Ci aiuta a trovare quelle cose che abbiamo provato a fare, che non siamo riusciti a fare e che, soprattutto, abbiamo capito fortunatamente di non voler fare.
Ma se è vero questo, è anche vero che un tale tipo di narrazione contiene una evidente indicazione di quello che potremmo fare per trasformare i limiti in potenzialità, le paure in percorsi per superarle, i sogni in progetti. Ci indica cioè altrettanto chiaramente, ma con una consapevolezza maggiore, perché basata su una reale esperienza di conoscenza di noi stessi, cosa vogliamo fare da grandi.
Certo però che per farlo, il nostro curriculum fallimentare, dovremmo prima di ogni cosa, cominciare a ripensare all’ERRORE o AL FALLIMENTO non come ad eventi di cui provare vergogna o esclusivamente negativi ma come occasioni “impareggiabili” di crescita.
Sbagliando s’impara e forse, più dimostro, senza vergogna, d’aver sbagliato e di aver voluto anche ogni volta ripartire dagli errori commessi, per non commetterli più, più dimostro d’aver imparato e di non aver problemi a continuare ad imparare.
Stasera proverò a chiedere ai miei figli cosa hanno sbagliato oggi.. e quindi cosa hanno imparato per sempre.
Commenta per primo