INTERVENTO/ Pur a fronte del persistente pericolo pandemico, un atteggiamento autoreferenziale porta la politica nostrana e l’istituzione regionale a negarsi, scientemente, al confronto richiesto dalle parti sociali in quanto legittime portatrici di interessi di quelle fasce di popolazione, di pensionati e non autosufficienti in particolare, in grande sofferenza a causa degli effetti sanitari, sociali ed economici del Covid-19 e di fatto vittime di uno Stato sociale nazionale e pugliese non in grado di misurarsi con l’emergenza.
I risultati di detto atteggiamento, in questa parte di un Mezzogiorno già considerato “zona rossa” ancor prima del Covid-19 (cfr Rapporto Svimez 2020), sono sotto gli occhi di tutti: dal mancato riconoscimento dell’indispensabile ruolo sociale ed economico svolto dai pensionati – anche verso i figli e persino i nipoti disoccupati – ai disservizi della pubblica amministrazione, fino a quella sorta di centralismo istituzionale che decide di chiudere ad horas qualificati settori ospedalieri, per trasformarli in reparti Covid, con grave disprezzo delle opinioni contrarie degli amministratori locali e delle comunità cittadine.
E ciò avviene, nonostante la conclamata carenza di organici – primari, infermieri, operatori socio sanitari – addirittura sopprimendo servizi e terapie per centinaia di malati oncologici o gravati da altre patologie, sovraccaricandoli di difficoltà ulteriori di carattere fisico, psicologico, logistico, economico, di qualità di vita dei pazienti coinvolti e delle rispettive famiglie.
E se sul piano nazionale la Legge di bilancio attualmente esclude interventi di sostegno ai pensionati ed il Governo non ritiene di restituire loro il potere di acquisto perso negli ultimi anni, né intende mettere mano ad una riforma del fisco che non faccia pagare agli stessi pensionati più tasse di tutti i pensionati europei e, ancor meno, pensa ad una Legge-quadro sulla non autosufficienza che assicuri servizi e sostegni uniformi e adeguati in tutto il Paese, ebbene sul versante territoriale Taranto Brindisi siamo alle prese con due ASL a chiaro rischio di commissariamento, come avanzato da più parti.
Le due Aziende sanitarie locali, infatti, risultano ancora prive di una efficiente rete di medicina territoriale o di prossimità, di una qualificata integrazione di servizi socio-sanitari, segnano ritardi sulla somministrazione del vaccino anti influenzale, tardano ad adeguarsi a quanto avviene in altre ASL pugliesi che inviano on line i referti di esami cui si è stati sottoposti per evitare lunghe file e pericolosi assembramenti presso le sedi ospedaliere, per di più sono lontane dall’assicurare assistenza socio-sanitaria ai non autosufficienti – che non sono solamente anziani – spesso coinvolti in situazioni di fragilità, di solitudine e che comunque meritano di essere tutelati e curati in quanto persone.
E’ nelle cose, considerate appunto tali condizioni, esprimere fin da ora inquietudine persino in ordine alla reale capacità dello stesso sistema sanitario pubblico Taranto Brindisi di assicurare una distribuzione efficace ed efficiente del vaccino anti-Covid-19, che ne garantisca la gratuità a tutte le fasce di popolazione meno abbiente e più fragile, ovvero più esposta ai pericoli di contagio.
E’, dunque, opinione della Fnp Cisl territoriale che debba necessariamente essere riordinato il Servizio sanitario nazionale e recuperata totale funzionalità al Servizio sanitario regionale pugliese che, in anni recenti, benché sottoposto ad un drastico piano di riordino e ad un altrettanto poderoso piano di rientro economico-finanziario, continua a mostrare innumerevoli ed inaccettabili criticità.
Appare del tutto evidente, sulle questioni suesposte, attendersi risposte chiare, immediate, coerenti, dalle istituzioni e dalla politica, in assenza delle quali sarà opportuno come categoria dei pensionati pensare a forme di protesta sociale e di mobilitazioni, pur nelle forme consentite dalle disposizioni di distanziamento in vigore.
Pietro De Giorgio
Segretario generale CISL Pensionati
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