BRINDISI- “Ce l’abbiamo fatta. Dopo 20 anni è finita. Abbiamo avuto giustizia”. Aveva 16 anni Sara Ferrarese, quando suo padre è morto, ora ne ha 36.
Venti anni sono trascorsi dal giorno in cui Vito Ferrarese fu ammazzato a bordo di uno scafo di contrabbandieri, da un elicottero partì una scarica di colpi di mitraglietta, a sparare fu il vice questore di Brindisi Pietro Antonacci. Ieri la Cassazione ha confermato la condannata a 15 anni di reclusione.
“Dopo tanta spazzatura- dice Sara- siamo soddisfatti, lo abbiamo tirato con i denti. Pensavamo che tutto sarebbe stato insabbiato, di queste storie in Italia ne abbiamo sentite tante. Ed invece dopo 20 anni è finita. Un processo fiume, fatto e rifatto”.
Venti anni difficili per quella ragazza, oggi una donna, che ha dovuto lavorare sin da subito, con una mamma rimasta vedova a 38 anni e un fratello di 19. “Io di questi 20 anni- dice Sara- ricordo solo che abbiamo lavorato. A noi lo Stato non ha ancora dato niente. Mi ha solo tolto un padre. Un uomo dedito alla famiglia, che tutti hanno solo etichettato come uno scafista. Ma lui era altro. Una splendida persona, di lui ho un bellissimo ricordo”.
La storia di Vito Ferrarese finì sulle cronache nazionali, fece molto scalpore, se ne parlò tanto, con ospitate nelle varie trasmissioni. Poi calò il silenzio. Dopo 20 anni, ieri è veramente finita, anche se, come ha detto il fratello della vittima Gino Ferrarese: ” in queste vicende non ci sono nè vincitori, nè vinti”.
Lucia Portolano
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