Parla il padre del 19enne accusato per rapine: “Mio figlio deve pagare, ma questi ragazzi vanno aiutati”

BRINDISI- “Aiutatemi sono un padre distrutto”, una breve frase scritta sul proprio profilo facebook che racchiude il dolore di un padre, di una famiglia che si trova a dover fare i conti con una triste realtà. Il proprio figlio 19enne, il presunto autore delle ultime rapine consumate in città. Proprio quel figlio che in tanti descrivono gentile, educato, ma che riesce a indossare un passamontagna, ad impugnare una pistola anche se giocattolo, per minacciare e rapinare i negozi. Eppure nella sua famiglia si è sempre parlato di giustizia e legalità.  Un padre operaio, la mamma casalinga, una sorellina a casa.

Lui è Marco Esposito, il padre di Giorgio Esposito, il 19 enne arrestato ieri  dagli agenti della Squadra mobile di Brindisi accusato di due rapine, il ragazzo era già in carcere per una rapina alla gioielleria a Galatina, e a luglio arrestato per un’altra a Squinzano.

Leggiamo la sua frase su facebook, lo contattiamo, non vuol parlare,  ma poi riesce a sfogarsi. Sentimenti contrastanti, da una parte l’amore infinito per suo figlio, dall’altra il suo senso di legalità e la necessità che lui paghi il suo conto con la giustizia. “E’ giusto che lui paghi- spiega Marco Esposito- ma il carcere non basta, questi ragazzi vanno recuperati. Ha solo 19 anni, non posso abbandonarlo. E’ mio figlio”.

“Leggo tanti commenti  cattivi sui social network contro di lui, e ammetto che qualche anno fa, li avrei fatti anche io. Ma improvvisamente mi sono trovato davanti a questo dramma. Sono stanco. La mia è una famiglia semplice, io sono un turnista, mia moglie è a  casa ad accudire nostra figlia che ha delle disabilità. Lui ha buttato la sua gioventù”

Una famiglia normale quella di Marco Esposito, come tante altre di questa città. Perché questi “rapinatori” non sono più figli di criminali, che provengono da famiglie in difficoltà, da situazioni di degrado. C’è una nuova realtà, triste, dolorosa, davanti alla quale a volte ci si trova inermi. Il denaro facile, il poter comprare quello che si vuole. Divertirsi con gli amici, poi torni a casa e fai il bravo ragazzo. “Quando i poliziotti venivano a  casa mia- continua l’uomo- per me era un’umiliazione. Questa è una città difficile, è un momento particolare anche per i giovani. Non voglio giustificare nessuno, né tanto meno mio figlio. Lui deve pagare il suo debito.”

Ma Marco, Giorgio non vuol abbandonarlo, vuole stargli vicino, vuole aiutarlo a cambiare vita, perché a 19 anni ancora si può. E così il giorno dell’ennesimo arresto, cambia la foto sul suo profilo facebook e mette quella insieme a lui, in un giorno spensierato. In un giorno di festa.

Lucia Portolano

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*