BRINDISI- “Da dieci giorni dormo nella sala da pranzo sotto due telecamere, è l’unico modo per sentirmi tranquilla. Mi hanno detto che mi prendono mi ammazzano” parla sottovoce con il telefonino stretto sulla bocca Adriana, cerca di non farsi sentire dagli altri ospiti del Cie dove da dieci giorni è rinchiusa. Adriana, 34 anni trans di origini brasiliane, si trova nel braccio maschile del centro di identificazione ed espulsione di Restinco nei pressi di Brindisi. Lei vorrebbe essere trasferita in una struttura idonea perché lì tra gli uomini non ha vita facile.
Da quando si trova rinchiusa nel Cie di Restinco, per protesta, ha cominciato lo sciopero della fame ma da oggi ha iniziato anche quello della sete.
“Non vivo più, mi trattano come un animale” dice Adriana che nel Cie ci è finita perché è stata trovata senza documenti e con il permesso di soggiorno scaduto.
“Sono 17 anni che vivo in Italia- racconta- ho sempre lavorato. Ho una famiglia ed un fidanzato che mi vuole bene. Vivo a Napoli dove sino a poco tempo fa ero impiegata in un locale come cameriera. Ma quando il titolare si è accorto che stavo cambiando mi ha licenziata. Avevo iniziato la cura ormonale e il mio aspetto era più femminile. Non mi hanno voluta più”.
Adriana così ha perso il lavoro ed il permesso di soggiorno. Qualche settimana fa l’hanno fermata per strada e durante un controllo è emerso che non era più in possesso del permesso di soggiorno e di documenti di riconoscimento validi, in più a suo carico c’era un foglio di via. E’ cominciato così il suo calvario, il trasferimento nella struttura di Restinco e le minacce.
La sua storia è emersa grazie a Cathy La Torre, legale del Movimento identità transessuale e componente della segreteria di Sinistra Italiana: “Stiamo presentando un’interrogazione al governo. Ma il problema è che qui in Italia non ci sono strutture adeguate per accogliere queste persone. Noi chiediamo anche ai parlamentari locali di darci una mano. Loro possono entrare all’interno del Cie e vedere qual è la vera situazione”.
L’onorevole Elisa Mariano del Pd ieri ha fatto sapere che si attiverà presso il Ministero dell’Interno e con l’onorevole Federico Gelli, Presidente della “Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione”, affinché la sua situazione venga presa in carico e gestita in modo da garantire le tutele previste dall’ordinamento italiano nel rispetto dei diritti umani.
Intanto questa mattina il prefetto di Brindisi Annunziato Vardé è andato a trovare Adriana nel Cie.
“E’ stato molto disponibile- ha detto Adriana- ho raccontato la mia situazione e gli ho detto che qui non mi sento tranquilla. Domani ci sarà un’udienza a Napoli sulla mia situazione. Abbiamo deciso di aspettare e vedere cosa succede. Nel frattempo mi piacerebbe potermi rendere presentabile, ho interrotto la cura ormonale e ho un filo di barba. Vorrei potermi radere , ho fatto richiesta ma non me l’hanno concesso. Mi sento mortificata anche per questo”.
Lucia Pezzuto
E quindi ?
Forse mi sarà sfuggito ( può capitare) , ma non ho mai visto un prefetto ( impiegato dello stato pagato da noi italiani contribuenti) andare a trovare una o più famiglie di disoccupati ITALIANI che si crepano di miseria e disperazione e che lo sciopero della fame lo fanno non per scelta ma per condizioni in cui si trovano. E a voi?