BRINDISI- (da Il7 Magazine) “Tra un po’ saranno tutti qui. Prometteranno lavoro, garantiranno attenzione al quartiere. Faranno feste. Regaleranno qualcosa, ma poi spariranno nel nulla. E qui la gente ci crede, perché ci sono tante famiglie disperate”. La campagna elettorale a Brindisi è alle porte e gli abitanti del Paradiso lo sanno bene, hanno già visto qualche candidato da queste parti. Il quartiere ha sempre rappresentato un buon bacino di voti. Un luogo di periferia in cui è alto il tasso delle famiglie in difficoltà, dei padri senza lavoro, di quelli in carcere e anche di tanti anziani.
Il Paradiso diviso a metà: tra la parte nuova quella della Torretta dove ci sono le recenti palazzine e le case costruite con i fondi antiracket e diverse attività commerciali, e quella vecchia con palazzi popolari, piazze degradate, strade rotte, decine di negozi chiusi con saracinesche abbassate da anni. Locali comunali abbandonati, lasciati nel degrado.
Non esiste più una delegazione comunale, i residenti prima si dovevano recare al Casale, ma da qualche mese ha chiuso anche quella. Proprio sulla strada principale di via Egnazia si scorge un capannone celeste, una struttura abbandonata e lasciata ai vandali. Era il vecchio consultorio familiare, l’immobile era prima dell’Asl, poi passato al Comune. Da queste parti non c’è neanche un’edicola per comprare un giornale. La scuola media ospita solo due sezioni, di cui una ha completato il ciclo di tre classi, l’altra ne ha solo due. In tutto l’istituto ci sono solo cinque classi. Non ci sono iscrizioni. Paradossale per un quartiere in crescita demografica, “troppi casi di bullismo”, dice qualcuno. I docenti difendono la scuola, come la professoressa Antonella De Giorgio: “Sono solo pregiudizi – dice l’insegnante – qui sono passati ragazzi che ora vanno all’università e si sono diplomati con il massimo dei voti. Molti miei colleghi avrebbero potuto scegliere altre scuole e invece hanno deciso di restare anche con le classi decimate”.
Per anni è stato un quartiere senza regole, basta guardare ciò che resta della baracche di Parco Bove. Le vecchie stalle occupate abusivamente dove ancora oggi vivono famiglie con bambini tra l’umido e i topi. Sulla piazze centrale i fili con i panni stesi.
“E’ un quartiere dove regna la rassegnazione – spiega don Cosimo Zecca, parroco della chiesa San Nicola – dove prima non esistevano le regole. Questi luoghi richiedono una particolare attenzione. C’è necessità di decoro, di bello. Se solo fossero aggiustate le strade e sistemate le piazze, la gente si sentirebbe meno trascurata”. Mentre dice questo don Cosimo mostra la piazzetta di fronte la chiesa che con poca pioggia è diventata come una palude. Eppure qui potrebbero giocare i bambini, potrebbe essere luogo di incontro tra la gente. Ma non c’è nulla, solo erba incolta e qualche albero, oltre ad una barca parcheggiata.
“C’è tanta gente povera – continua il prete –in tanti vengono in parrocchia per chiedere un aiuto per pagare le bollette dell’energia, dell’acqua. In molti casi noi con la Caritas interveniamo soprattutto con la distribuzione di generi alimentari. Le famiglie hanno bisogno di essere ascoltate. Da tempo facciamo un’opera d’ascolto.”
Tra i problemi c’è anche la droga, sarebbero tante le famiglie messe in ginocchio. “Molto spesso durante le confessioni – aggiunge don Cosimo – emerge questo disagio che distrugge i nuclei familiari. Ci sono tanti genitori disperati che non sanno come affrontare la questione”.
La vita del quartiere si concentra in via Carducci dove ci sono alcune piccole attività commerciali e la farmacia dove tempo fa qualcuno ha portato via anche le telecamere. Di sera queste strade diventano terra di nessuno. Lungo la via si trova quello che sarebbe dovuto essere il mercato coperto con una ventina di locali, ma le saracinesche sono tutte abbassate. Sono aperti solo quattro negozi. “E’ mia moglie che la mattina fa le pulizie al mercato –racconta uno dei commercianti sopravvissuti alla chiusura – qui nessuno viene a pulire e come se non esistessimo”. Pagano due cento euro di affitto al mese al Comune.
Un gruppo di anziani si è appropriato di uno dei locali, si incontrano per giocare a carte, almeno sono al riparo. Altri invece giocano per strada, passano il tempo. Tanti altri loro coetanei invece restano chiusi in casa. Uno dei problemi del quartiere è quello della mancanza di ascensore nei palazzi e molti anziani con problemi di deambulazione sono impossibilitati a scendere. “Un problema da non sottovalutare – dice ancora il parroco –perché manca il contatto sociale. L a gente è prigioniera nelle proprie case”.
Non poco distante dal mercato coperto c’è una delle zone con maggiore degrado sociale, piazza Locchi, teatro in passato di episodi di cronaca tra sparatorie e feriti. E’ il 2 gennaio ed ancora per strade ci sono le batterie scariche dei botti di capodanno, sembra un campo di battaglia.
Da qualche tempo è nato un comitato di quartiere che cerca di farsi portavoce dei bisogni dei residenti. Si reclama attenzione per questa periferia e si è improntata una battaglia per la legalità. C’è voglia di riscatto tra alcuni abitanti, anche se la strada è ancora tanto lunga.
Uno dei segni tangibili del riscatto è il centro di aggregazione giovanile nato circa 10 anni fa in una struttura confiscata alla criminalità, di proprietà di una vecchia famiglia di contrabbandieri brindisini. Ogni tanto il centro viene preso di mira dai vandali e dai ladri: rompono vetri, porte, rubano monetine dai distributori di vivande. L’ultimo episodio in ordine di tempo è quello della notte di Capodanno qualcuno ha rubato le tre telecamere di video sorveglianza che finalmente erano state installate. Le registrazioni riprendono un ragazzo e sono state consegnate alle forze dell’ordine. “Noi stiamo facendo di tutto per rendere un centro di comunità – spiega Salvatore Licchello, presidente della cooperativa Anami, che in Ati con la cooperativa Solidarietà e rinnovamento, gestisce il centro – Vengono tanti giovani e famiglie del quartiere. Loro difendono questo spazio pubblico di tutti”.
Il centro organizza diversi servizi, dal sostegno scolastico ai laboratori di musica e cucina. Peccato però che fuori nel giardino ci sono ancora ammassate le chianche che sono state scaricate dopo i lavori di rifacimento del lungomare Regina Margherita. Il giardino utilizzato come discarica e deposito. Dopo tante segnalazioni le chianche sono ancora lì.
Lucia Portolano
(per il7 Magazine)
Complimenti alla sig.ra Portolano per la fedele e chiara descrizione di un quartiere che,riflette la realtà ed il disagio sociale d’una intera città.Colpa anche nostra perché diamo voti e fiducia a gente indegna di rappresentarci.