BRINDISI- Neppure la pioggia ha fermato le donne e gli uomini che oggi sono scesi in piazza. L’otto marzo a Brindisi, come in 50 paesi che hanno aderito alla manifestazione “Non Una di Meno”, si è celebrato così. Uno sciopero generale per rivendicare i diritti delle donne, come non si faceva da tempo.
A Brindisi la manifestazione è stata scandita da due momenti importanti: la mattina un’assemblea pubblica che a causa della pioggia si è svolta parte in piazza Vittoria, parte nella sala Mario Marino Guadalupi, e poi il corteo durante il pomeriggio.
Durante l’assemblea pubblica molte donne hanno raccontato la propria esperienza di vita, anche nella quotidianità. I pregiudizi sessisti, le difficoltà nel trovare un lavoro, quel limite mentale che oggi ancora molta gente mostra nel vedere una donna e giudicarla anche solo dai suoi abiti. Poi sono stati analizzati gli otto punti di una piattaforma condivisa formulata dalle 2000 persone riunite in assemblea nazionale a Bologna il 4 e 5 febbraio 2017, che hanno proseguito il lavoro sul piano femminista antiviolenza, iniziato a Roma nell’assemblea del 27 novembre 2016, all’indomani della grande manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne.
Nel pomeriggio, invece, un corteo di donne e uomini vestiti di nero con un accessorio fucsia ha sfilato per la città partendo da via Palmiro Togliatti per arrivare nel centro storico.
Il maltempo purtroppo non ha aiutato, ma la voce si è fatta sentire ugualmente. C’erano uomini, donne, l’associazione Io Donna e Libera, ma anche la CGIL, i Cobas e Brindisi Bene Comune. Assenti le istituzioni, non si è vista la sindaca di Brindisi, se non per un brevissimo incontro con il questore davanti al camper della Polizia di Stato, non si è visto il presidente della Provincia e nessun altra autorità.
Vi proponiamo l’intervista a Lia Caprera, presidente dell’associazione Io Donna che dal 1991 si occupa delle donne vittime di violenza. In un solo anno, il 2016, sono state 45 le donne che hanno denunciato ed hanno chiesto aiuto, di queste 43 italiane e 2 straniere. Un numero importante se si considera che purtroppo vi sono molte altre donne che non denunciano e restano prigioniere del loro incubo
BrindisiOggi
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