Omaggio a Woody Allen, Monica Guerritore al verdi con “Mariti e Mogli”

BRINDISI- Monica Guerritore al Teatro Verdi di Brindisi  con “Mariti e mogli”, lo spettacolo  che sarà in scena venerdì 26 gennaio (ore 20.30), è un omaggio a Woody Allen, tratto dal pluripremiato omonimo film del 1992 . In scena otto personaggi che, in una notte piovosa, mescolano le loro vite, formano e disfano coppie in un susseguirsi di intrecci reali e di fantasia, amori che nascono a suon di musica e danze.

Un girotondo in cui un Cupido bendato e maldestro si diverte a scagliare frecce a far nascere amori e originare separazioni. Un carosello, un incontro di anime e personalità insoddisfatte della loro vita che accettano passivamente finché la verità non viene a galla. È la sintesi estrema dello spettacolo «Mariti e mogli», in scena al Teatro Verdi di Brindisi venerdì 26 gennaio (ore 20.30), un testo scritto da Woody Allen alle prese con uno dei suoi argomenti preferiti, la crisi di coppia, adattato e diretto da Monica Guerritore, che lo interpreta con Francesca Reggiani.

 La versione teatrale di Monica Guerritore è fedele al testo ma si discosta nell’ambientazione dal film del 1992 interpretato da Mia Farrow, Sidney Pollack, Judy Davis, Liam Neeson, Juliette Lewis e dallo stesso Allen nei panni di uno dei protagonisti.

 Un incontro di piccole anime che, sempre insoddisfatte, girano e girano intrappolate nella loro insoddisfazione cronica di una banale vita borghese. Una notte tempestosa, i personaggi costretti da tuoni e lampi in una sala da ballo, un luogo della musica e della danza che con il passare della notte si riempie di storie e oggetti e musica e pianti e amori e liti. Un bancone di un bar, una zona dove due poltrone creeranno un letto, due tavolini accostati per poter mangiare tutti insieme e poi riprendere le lezioni di ballo, le relazioni o i divorzi mentre arriva l’alba. Le dinamiche matrimoniali di «Mariti e mogli» sono affrontate in quella sala. È lì, in quella notte, che le insofferenze, i tradimenti e i desideri verranno rivelati, mentre (in perfetto stile brechtiano) ogni personaggio si aprirà in improvvise confessioni fatte al pubblico per averne comprensione e approvazione. «Il jazz di Louis Armstrong – ha scritto Monica Guerritore nelle sue note di regia – precipita immediatamente il pubblico nel clima di Woody Allen, Strindberg e Bergman, che vengono evocati nelle dinamiche tra mariti e mogli. La danza, il vino e la notte sganciano il corpo e liberano le energie, mentre tutto il resto è l’eterno racconto dell’amore».

Un’opera che mette in scena impietosamente il disfacimento dei rapporti coniugali, le ipocrisie borghesi, la crisi di mezza età, la sconfitta dei desideri e la condanna a una ineludibile insoddisfazione. Un docu-dramma che Monica Guerritore (ri)scrive, dirige e interpreta con grande effetto e impatto. Oltre alla differente ambientazione, l’artista romana punta, malgrado l’aderenza al testo d’origine, su una farsa dai risvolti comici. La messinscena intreccia flashback, confessioni, sogni, realtà, intermezzi danzanti, per un atto unico che innesca una girandola di sentimenti in collisione e disvela la natura più riposta dell’animo umano. Oltre a una bravissima Guerritore, grandeggiano le prove di tutti gli altri interpreti, a cominciare da una Francesca Reggiani mirabilmente in parte, seguita da un affiatato gruppo di attori: Ferdinando MaddaloniCristian GiammariniEnzo CurcurùLucilla MininnoMalvina Ruggiano e Angelo Zampieri.

 «Il progetto è nato da un’idea di Francesca Reggiani, che interpreta il ruolo di Judy – ha spiegato Monica Guerritore –: si era innamorata del film e mi ha proposto di adattarlo al teatro puntando su una comicità centrata sulle tematiche coniugali, trattate con ironia e intelligenza. Non è stato facile ottenere il benestare di Allen per la produzione teatrale: i suoi legali hanno voluto conoscere in dettaglio il “contest”, ossia l’idea dello spettacolo. Ho spiegato che gli spazi di scena non sarebbero stati riprodotti in maniera traspositiva e didascalica: la Quinta Strada piuttosto che l’appartamento, la libreria o il ristorante. Ma che nel teatro di regia dal quale provengo, l’ambiente diventa un luogo simbolico, il mondo dove tutto viene raccontato. In quel periodo Woody Allen era alle prese con il suo nuovo lungometraggio assieme a Vittorio Storaro, con cui ho lavorato in un paio di film, ed è stato proprio Storaro a garantire per me e rassicurare il regista».

BrindisiOggi

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