BRINDISI – Tiziana, Anna, Barbara, Veneranda, Nicola e Giuseppe. Sono tutti di Brindisi e tutti disoccupati con a carico due e tre figli, la maggior parte minorenni. Questa è una delle tante storie di padri e madri di famiglia in difficoltà a causa di un posto di lavoro che, purtroppo, non c’è e che spesso, così come ormai succede in diverse parti d’Italia a causa della crisi economica, è stato interrotto dalle aziende che non hanno potuto, forse, mantenere gli accordi iniziali intrapresi con i lavoratori. Tutti e sei i brindisini fino al 2012 erano dipendenti dell’Asl (Azienda sanitaria locale) di Brindisi come ausiliari presso le strutture ospedaliere della provincia . Il loro contratto è stato rinnovato ogni sei mesi per un massimo, così come previsto dalla legge, di tre anni, alcuni di loro però sono stati anche licenziati dopo un solo anno di lavoro. La voce dei brindisini si è alzata, per l’ennesima volta, dopo la notizia balzata sulla cronaca locale di nuove assunzioni da parte della Asl per dieci ragazzi disabili, ma i sei brindisini sottolineano: “Siamo felici per i ragazzi e non vogliamo fare polemica”.
La prima a parlare è stata Tiziana Gionfaro di 39 anni, vedova e con tre bambini da sfamare: “Ho lavorato per conto della Asl per tre anni, dal 2009 al 2012 esattamente fino a giugno, poi il mio contratto è scaduto e mi hanno mandata a casa. Purtroppo però dopo circa un mese mio marito si è ammalato e dopo pochissimo tempo sono rimasta vedova. Non voglio fare la vittima o andare contro i ragazzi disabili che sono stati assunti però credo di avere anch’io il diritto di lavorare. Non percepisco la pensione di mio marito e vado avanti facendo piccoli lavori occasionali. Ma è tutto tanto difficile. La Asl conosce perfettamente la mia situazione, ma nessuno mi ha mai aiutata”.
Le parole della mamma brindisina si uniscono a quelle di Barbara Mancini, Anna Soliberto, Veneranda Iannone, Nicola Mastrogiacomo e Giuseppe Zuccaro. Anche loro, come Tiziana, sono stati licenziati nel 2012 dopo tre anni o dopo un solo anno di lavoro.
“Per un solo anno di lavoro mi hanno fatto perdere tutti gli anni di anzianità da disoccupazione – racconta Nicola Mastrogiacomo – e quando in questi anni ho partecipato a diversi bandi comunali o nella stessa Asl sono stato sbattuto oltre il 500esimo posto. Tutto questo è assurdo. Ci avevano promesso almeno di completare i tre anni, così come previsto dalla legge, ma non è successo”.
Tutti e sei sono stati assunti nel 2009 direttamente dall’Azienda sanitaria locale brindisina con la graduatoria (i primi 40) dell’ufficio di collocamento.
“Tutti siamo stati assunti con gli stessi diritti – dice Giuseppe Zuccaro – ma solo cinque dei 40 oggi continuano a lavorare. Noi invece? A casa. Perché? Noi non dobbiamo portare il pane a casa ai nostri figli come gli altri?”.
Tutti ci tengono a sottolineare che non vogliono alzare nessuna polemica con Asl e tantomeno vogliono contestare la possibilità lavorativa che la Asl ha dato ai ragazzi disabili.
“Noi siamo contenti che i ragazzi abbiano ricevuto un posto di lavoro, non abbiamo nulla da obiettare – dicono in coro – però qualcuno deve darci delle risposte. Quello che chiediamo è un incontro con il direttore generale Paola Ciannamea, che almeno lei accolga il nostro grido disperato”.
Maristella De Michele
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