BRINDISI – Non solo carbone, ma anche gas. Brindisi potrebbe diventare l’hub del gas in Italia con l’arrivo di 45miliardi di metricubi di combustibile. A lanciare l’allarme è il movimento Notap Brindisi che annuncia l’arrivo di tre diversi gasdotti che si allacceranno alla Centrale di Interconnessione TAP/SNAM di Contrada Matagiola, a 3 chilometri dal quartiere Sant’Elia, a 1 chilometro dal Centro Commerciale Le Colonne e a 7 chilometri da Mesagne,. Tutti e tre i progetti sono sttai già approvati dall’Italia con accordi intergovernativi e dichiarati strategici per l’interesse comune dalla Comunità Europea.
Il primo è l’ormai noto gasdotto TAP, che ha ottenuto il via libera definitivo circa un mese fa, quando anche il governo gialloverde di Conte ha dato la sua benedizione, nonostante il no a Tap fosse uno dei punti principali del programma dei 5Stelle e delle sue politiche energetiche. Il gas arriverà dall’Azerbaijan, attraverserà Turchia, Grecia e Albania, per approdare sulla spiaggia di San Basilio, Bandiera Blu, a Melendugno, marina di San Foca. Da un mese ormai la società ha aperto un nuovo cantiere a terra dove sta realizzando il terminale di ricezione, ma i lavori sono a buon punto anche in mare. Fermi invece gli altri due cantieri bloccati da inchieste della magistratura. Un impianto industriale a rischio di incidente rilevante posto su una superficie di 12 ettari, che potenzialmente interessa trenta mila abitanti.
Il gasdotto, con una nuova condotta attraverserà riserve naturali e anche il monumento del FAI di Santa Maria di Cerrate, attraversando i comuni di San Pietro Vernotico e di Torchiarolo arriverà al Centro di Interconnessione TAP/SNAM di Contrada Matagiola a Brindisi per allacciarsi alla Rete Adriatica SNAM. Sono previsti 10 miliardi di metri cubi di gas, estendibili a 20. La popolazione di Melendugno da sei anni si oppone al gasdotto.
Il secondo gasdotto in arrivo a Brindisi è Eagle LNG, approvato dalla Regione Puglia, con approdo a Lendinuso, “progetto di interconnector italo-albanese finalizzato alla realizzazione di un terminale di importazione e rigassificazione di Gnl (Gas Naturale Liquido) gestito dalla società italiana Falcioni. L’Unione europea ha riconosciuto anche Eagle Lng quale progetto PCI (Project of Energy Community Interest), per l’approvvigionamento di gas, ritenute strategiche per gli interessi energetici continentali”. L’accordo tra i governi, come per TAP, è stato firmato nel 2017. Porterà 5 miliardi di metri cubi di gas. C’è già la SIA (Studio di Impatto Ambientale). Anche questi si allaccerà alla Rete Adriatica SNAM di Contrada Matagiola, Brindisi. Approvato dalla Regione Puglia di Emiliano. Il gas arriverà dall’America e Qatar.
Ma all’orizzonte spunta anche un terzo progetto, quello IGI Poseidon, già autorizzato con approdo a Otranto: ed anche questo si ricongiungerà alla Rete Adriatica SNAM di Brindisi: parte dai giacimenti ENI al largo di Israele e Cipro, approda in Grecia e via offshore sotto mare arriverà a Otranto. Il progetto del gasdotto proveniente dal confine turco-greco, è stato approvato con decreto ministeriale nel 2011 e nel 2016. Lo stesso ministero dello Sviluppo Economico ha prorogato il termine di inizio e di fine lavori fino al 6 giugno 2019 e fino al 6 giugno 2021. Il 14 maggio scorso, la società IGI Poseidon ha chiesto ed ottenuto la determinazione urgente delle indennità provvisorie per l’esproprio di aree interessate alla realizzazione del metanodotto. Il vincolo decadeva alla data del 6 giugno 2018 e con il decreto del ministero, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, viene prorogato per altri cinque anni. Sempre accordi internazionali firmati dal Governo italiano e approvati dalla Regione Puglia. Portata: 10 miliardi di metri cubi, espandibili a 15.
“Brindisi, come Taranto- scrive No Tap Brindisi- anche alla luce dei dati dei report epidemiologici dello studio Forastiere, ha necessità di ragionare sul collegamento con gli accordi di Parigi e l’avvertimento dell’IPCC sull’abbandono dei fossili, con tutti i risvolti ambientali ed occupazionali, e sulla possibilità di sostituire le fonti fossili come il carbone e il gas con energia rinnovabile diffusa. La questione dei gasdotti va inserita in questo contesto reale di oggi e non si possono lasciare le decisioni sui temi degli assetti energetici, occupazionali e ambientali del futuro a pressioni internazionali irragionevoli di mera speculazione finanziaria”.
Il movimento chiede un tavolo di discussione tra tutti i Comuni del brindisino interessati dal passaggio dei gasdotti e della Provincia di Brindisi, con periti, tecnici e avvocati, per comunicare alla popolazione i costi e i benefici di tale accentramento di gasdotti, che formeranno il tanto sponsorizzato Hub del Gas italiano. “45 miliardi di metri cubi in arrivo a Brindisi,- aggiungono- con perdite di sistema stimate internazionalmente al 3%: basterà una sigaretta, un interruttore o qualsiasi innesco a far bruciare o, peggio, esplodere la condotta o la centrale di Matagiola, come già successo a dicembre 2017 al centro di interconnessione di Baumgarten in Austria con un morto e una ventina di feriti, ma il centro era in una zona disabitata…
Sabato 1 dicembre, dalle 18.00 a Brindsii all’ angolo Corso Umberto – Corso Roma il movimento organizza un sit in informativo.
BrindisiOggi
è STATO FATTO UN ACCORDO ANTI-EVASIONE. BENE! NON SI PUO’ FARE UN ACCORDO CONTRO LA STRATEGIA DI INTERESSE COMUNE PER LA COMUNITÀ. così dicono: “che sia di interesse comunitario”. ma per chi?