BRINDISI – Percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza denunciate in provincia di Brindisi 240 persone. Tra questi un esponente della Scu che si trovava ai domiciliari, la moglie e le madri di condannati per associazione mafiosa. Un danno di oltre un milione di euro.
I Carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi, con la collaborazione del personale del locale Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro a conclusione dei relativi accertamenti eseguiti negli ultimi 6 mesi, sul conto di 2.417 nuclei familiari, hanno denunciato 240 persone, metà delle quali straniere, per falsa attestazione al fine di ottenere il reddito di cittadinanza. Gli interventi hanno permesso di intercettare 1.004.346,00 euro indebitamente percepiti.
In particolare, i Carabinieri, per ciascun percettore, hanno esaminato la sussistenza dei requisiti previsti dalla norma per poter usufruire del beneficio, mediante un’attenta analisi di tutti gli indicatori che hanno determinato il valore dell’ISEE, nonché la presenza di eventuali familiari detenuti e la sussistenza di condanne iscritte al casellario giudiziale ovvero ai casi in cui fosse stata applicata al percettore una misura cautelare personale, anche a seguito di convalida di arresto o di fermo.
Sono emerse diverse dichiarazioni mendaci sulle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU), documento cardine su cui si basa la richiesta del beneficio, che hanno riguardato mancati inserimenti di proprietà immobiliari, mancanza di alcuni requisiti previsti dalla norma e omissione di familiari ricompresi nello stato di famiglia già percettori del beneficio.
Emblematici alcuni casi come quello di un 30enne di San Michele Salentino, il quale, al fine di percepire il reddito di cittadinanza ha attestato falsamente di abitare da solo nei locali della propria attività artigianale, dove risultava anagraficamente residente, in modo tale da dissimulare il differente domicilio “di fatto”, dove conviveva con i genitori lavoratori. Le indagini della locale Stazione dei Carabinieri hanno consentito di accertare che l’uomo, durante il periodo in cui gli è stato corrisposto il RDC, ha percepito redditi da lavoro in nero con la propria attività artigianale che invece risultava cessata dal novembre 2019. L’indebita percezione conseguita dall’uomo ammonta complessivamente a 3mila euro e dal 29.09.2021 l’INPS ha applicato nei suoi confronti la decadenza del beneficio. Poi c’è la storia di una 52enne originaria della Costa d’Avorio residente a Villa Castelli, la quale, per ottenere il reddito ha attestato falsamente di essere residente in Italia da più di dieci anni. Convocata presso la locale Stazione dei Carabinieri per chiarire la sua posizione, si è allontanata da quel Comando simulando un malore, recandosi prontamente presso un patronato, dove ha presentato un’istanza, non contemplata dalla legge, di rinuncia al beneficio, tentando così di sottrarsi alle proprie responsabilità penali, avendo percepito indebitamente 6.000,00 Euro.
Ma tra i beneficiari anche un anziano di San Pietro Vernotico, esponente di rilievo della Sacra Corona Unita, ritenuto l’ex cassiere dell’organizzazione criminale. L’uomo era ai domiciliari. Questi è riuscito a percepire il reddito di cittadinanza, per un importo complessivo di 10.800,00 euro. Inoltre tre donne facenti parte di tre distinti nuclei familiari di Mesagne, che al fine di percepire il reddito di cittadinanza, hanno attestato falsamente che i componenti delle rispettive famiglie, negli ultimi dieci anni, non avevano riportato condanne per associazione di tipo mafioso. L’attività di controllo svolta dalla locale Stazione dei Carabinieri ha consentito, invece, di appurare che il coniuge di una delle donne e i rispettivi figli delle altre due, erano stati condannati in tempi più recenti per associazione mafiosa. L’importo indebitamente percepito dalle tre indagate ammonta rispettivamente a 840,00, 1.920,00 e 3.414,00 euro.
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