Morte dell’operaio: sei indagati per omicidio colposo e violazioni di sicurezza

FRANCAVILLA FONTANA- Tra qualche ora il medico legale Antonio Carusi eseguirà l’autopsia sul corpo dello sfortunato operaio di Aradeo, Angelo Reschi, 38 anni, morto giovedì scorso a Francavilla Fontana mentre lavorava su di una conduttura idrica.

In attesa di avere la conferma sulle cause del decesso sono stati recapitati i sei avvisi di garanzia disposti dal pm Manuela Pellerino.

I destinatari sono tre tecnici dell’Acquedotto Pugliese, Oronzo Pizzutolo, Gaetano Barbone e Francesco Manfredi. L’Acquedotto, a sua volta, aveva commissionato i lavori alla ditta Fiocca Vincenzo di Galatina, per la quale Reschi lavorava. Indagati quindi  Antonio Fiocca, legale rappresentante della ditta, Lorenzo Russo, responsabile della sicurezza, e  Luigi Paglialunga, responsabile dell’escavatore.

Le ipotesi di reato contestate  sono: omicidio colposo, mancata cautela, violazioni del Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

 Intanto la  Femca Cisl in una nota, che pubblichiamo di seguito,  solleva il problema della mancanza di controlli e sicurezza sui luoghi di lavoro, una piaga che da anni il territorio si trascina.

“La Femca Cisl di Taranto/Brindisi esprime tutto il proprio cordoglio e vicinanza alla famiglia Reschi e ai colleghi del compianto Angelo, per la disgrazia che li ha colpiti, nel tragico incidente sul lavoro del 29 agosto 2013.

L’episodio occorso spinge inevitabilmente a riaprire una profonda riflessione sulle motivazioni per le quali nel 2013 si possa ancora morire sul posto lavoro!

Una riflessione che parta si dal dramma sociale per quanto nonostante le norme, le leggi, i contratti, le formazioni, le conoscenze e le professionalità, ancora oggi ad assistere ad un vero e proprio bollettino di guerra ogni qualvolta si approfondisce la problematica degli infortuni sui posti di lavoro.

Una riflessione che parta si dal dramma sociale per quanto accaduto ieri, però che non finisca tra pochi giorni, allorquando inevitabilmente verranno spenti i riflettori sulla vicenda, ma che finalmente induca Tutti: Enti, Amministrazioni, Committenti, Appaltatori, Subappaltatori e Categorie di Rappresentanza delle Imprese e dei Lavoratori a mettere in pratica quanto più volte dichiarato, condiviso e previsto al fine di tutelare la salvaguardia della sicurezza e dell’incolumità di chi presta la propria attività lavorativa.

Diverse sono le iniziative messe in atto sia a livello categoriale che generale, dai contratti di lavoro ai protocolli, ultimo quello dell’ottobre 2009 siglato in Prefettura a Brindisi, ma puntualmente si verificano sciagure.

Ebbene l’analisi sulla sicurezza sui posti di lavoro inevitabilmente risulta essere differente a seconda delle attività delle imprese e delle mansioni che ogni lavoratore svolge. Il fatto che di sovente a farne le spese sono sempre gli anelli più deboli della filiera produttiva, ci spinge ogni volta a chiedere maggiori tutele possibili per chi lavora negli appalti. Infatti la maggior parte delle vittime di incidenti sul lavoro operano per conto di imprese in appalto e in ditte in subappalto. Sebbene la Legge oggi impone ad ogni livello organizzativo diverse responsabilità per quanto attiene la salute e la sicurezza, per la Femca Cisl di Taranto/Brindisi la più grande responsabilità è da attribuirsi alle committenti, siano esse pubbliche e private che attraverso le procedure di aggiudicazione degli appalti prediligono soltanto il massimo risparmio, sottacendo e non curando gli aspetti relativi al rispetto delle norme contrattuali sulla sicurezza degli addetti alle attività da svolgere.

Inevitabilmente così le regole del mercato tendono ad escludere dal giro le imprese virtuose, quelle che rispettano le leggi, le norme, i contratti, che versano i contributi previdenziali ed assistenziali, che investono in sicurezza, che tutelano le proprie maestranze a discapito di imprese che una volta accaparrato il contratto operano risparmi sui costi a partire dalla sicurezza dei propri dipendenti.

Non si contano le denunce sull’argomento più volte avanzate dalla Femca Cisl di Taranto/Brindisi, spesso però si sono risolte con un nulla di fatto. Purtroppo l’economia del mercato supera anche le altissime probabilità di rischio, salvo poi ricordarsi della gravità, ogni qualvolta una famiglia piange un componente che non rientra più a casa!

Nello specifico, perché una società come l’Acquedotto Pugliese, controllata dalla Regione Puglia, permette ancora oggi l’utilizzo di subappalti ad imprese/ditte per lo più sconosciute ai tanti per l’effettuazione delle attività necessarie nonostante siano state assegnate ad altri soggetti? Chi e per quale motivo non effettua i dovuti controlli sulle imprese, spesso associazioni di imprese, se rispettano ogni requisito a partire dalla tutela dei propri dipendenti in fase di rinnovo di appalto? Spesso vi sono imprese fantasma che prestano le proprie credenziali ad altri soggetti per poi sparire il giorno dopo l’aggiudicazione e nessuno tranne i lavoratori e i propri rappresentanti se ne accorge? E peggio ancora non vengono neanche ascoltati!!! Le responsabilità dell’AQP sull’accaduto sono tante, gravi e partono da lontano.

Scelte strategiche di contrazione dei costi attraverso una riduzione del personale e per Brindisi uno smantellamento della struttura con accorpamento a Taranto, hanno determinato una serie di disagi e danni che come Femca Cisl avevamo preannunciato e contestato all’epoca della nuova organizzazione.

Non è un caso che aver diminuito le unità lavorative ed aumentato i confini territoriali e quindi le attività, spesso i cantieri vengono abbandonati al proprio destino, alla capacità dell’impresa operante di portare a termine i lavori senza conseguenze per i lavoratori e per gli utenti. Come può un esecutore dei lavori, responsabile AQP, seguire diversi cantieri contemporaneamente e in luoghi molto distanti tra di loro? Come può un unico responsabile della sicurezza poter aver il tempo di verificare cosa accade in tutti i cantieri di una area così vasta? Alla luce della disgrazia accaduta, AQP farebbe bene ad iniziare a fare le dovute verifiche presso i fornitori (imprese appaltatrici) sulle reali consistenze ad operare secondo le specifiche contrattuali, pretendendo l’applicazione delle norme per la sicurezza dei loro dipendenti al pari dei propri.

Inoltre, a distanza di pochissimi anni, AQP dovrebbe aver già verificato le difficoltà che le proprie scelte hanno determinato, accorpando Brindisi a Taranto, e per evitare che altri spiacevoli episodi possano accadere, rivedere la propria struttura organizzativa ripotenziando le prime linee e tutelando lavoratori ed utenti. Per finire AQP, ma anche tutte le altre Aziende, dovrebbero analizzare attentamente quanto accaduto ed operare anche congiuntamente alle organizzazioni sindacali al fine di rimuovere definitivamente le cause che possano determinare ogni minima probabilità di incidente sul lavoro, sia esso diretto che indiretto, affinché anche questo ennesimo sacrificio non resti soltanto un episodio di cronaca”.

BrindisiOggi

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