SAN DONACI- Ha perso il controllo della sua auto ed è finita contro un albero perdendo la vita. A tre mesi di distanza dalla morte di Nadia Pagano, mamma 34enne, presidente del Consiglio comunale di San Donaci, i parenti non hanno dubbi : “se ai margini della strada non ci fosse stato quel grosso ostacolo, o se fosse stato protetto, Nadia Pagano si sarebbe salvata”.
Ora con questo atroce pensiero si sono rivolti a Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti del cittadini. Vogliono giustizia per Nadia e per quei due bimbi rimasti senza mamma.
Quel pomeriggio dello scorso 12 marzo Nadia stava percorrendo la Strada Provinciale Cellino-San Donaci quando all’improvviso, per cause non ancora chiare, la sua Toyota Yaris ha cominciato a sbandare, uscendo di strada e centrando in pieno un possente albero di ulivo: un impatto devastante che non le ha lasciato scampo, uccidendola sul colpo.
La tragedia ha avuto vasta eco in tutta la Puglia, anche in ragione della carica politica della donna, molto conosciuta e stimata, e ha riproposto, dicono gli avvocati, con forza la grave problematica degli alberi “killer” che costeggiano le strade a distanze dal margine di gran lunga inferiori a quanto prescritto.
Secondo il rapporto Istat-Aci sugli incidenti stradali nel 2014, i sinistri causati da urti con un ostacolo accidentale (nella maggior parte dei casi si tratta, appunto, degli alberi) sono stati 7.624, il 4,3% del totale, e hanno determinato 254 morti (il 7,5% dei 3.381 decessi registrati nel complesso) e 9.507 feriti (il 3,8%): numeri che fanno riflettere.
“La famiglia della 43enne vuole capire perché quel filare di ulivi distasse appena tre metri dal bordo della strada, la metà di quanto prescritto dalla normativa vigente- dicono ancora gli avvocati- e perché l’Ente gestore, la Provincia di Brindisi, non lo abbia messo in sicurezza né segnalato, anche alla luce di uno schianto mortale “fotocopia” verificatosi poco tempo prima contro un ulivo vicino”.
La famiglia di Nadia , attraverso il consulente personale Sabino De Benedictis, si è rivolta al team di esperti di Studio 3A, che sta seguendo diversi incidenti simili in tutta Italia e che ha anche promosso alcune citazioni in causa nei confronti degli Enti gestori delle arterie stradali dove si sono verificati. Un’evenienza per la quale ci sarebbero tutti i presupposti anche nel caso specifico.
“Quegli ulivi sarebbero stati fuorilegge anche nel lontano 1966 – anno in cui l’allora Ministero ai Lavori Pubblici emanò la circolare n. 8231 che stabiliva norme stringenti per le distanze dalla strada delle alberature – e distano dal margine solo tre metri, molto meno dei sei metri minimi previsti dall’attuale normativa, datata 1992, il cosiddetto Decreto Matteoli – spiega il Presidente di Studio 3A, dott. Ermes Trovò – E’ vero che quest’ultimo impone di preservare gli alberi piantumati prima del 1992, e nessuno chiede di tagliarli, ma ciò non toglie che la legge prevede chiaramente che essi vengano comunque messi in sicurezza con dei guardrail o altre misure di protezione adeguate. I proprietari di una strada devono garantirne l’assoluta sicurezza, eliminando le situazioni di pericolo: chi non ottempera a quest’obbligo incorre in responsabilità di carattere civile e anche penale. E’ ora e tempo che quest’emergenza venga affrontata: non possiamo più stare a guardare passivamente questo stillicidio di vittime e tutti questi drammi familiari”.
BrindisiOggi
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