BRINDISI- (Da Il7Magazine) Una campionessa nello sport e nella vita, Monica Priore, 45 anni di Mesagne, ed una storia alle spalle che regala speranza a tutte le persone affette da Diabete di tipo1, autoimmuni insulinodipendenti, una patologia cronica endocrinologa più diffusa in età evolutiva. La malattia le aveva messo dei paletti, aveva schiacciato i suoi desideri di adolescente ma la passione per il nuoto le ha dato la forza ed il coraggio per superare i suoi limiti. Monica ha scoperto di essere affetta di Diabete tipo1 a soli 5 anni. Questa forma di diabete è una delle forme più gravi perché non esiste una cura. Il diabete tipo1 è una forma di diabete che si manifesta prevalentemente nel periodo dell’infanzia e nell’adolescenza, anche se non sono rari i casi di insorgenza nell’età adulta. Per questa ragione fino a poco tempo fa veniva denominato diabete infantile. Questa patologia rientra nella categoria delle malattie autoimmuni perché è causata dalla produzione di autoanticorpi (anticorpi che distruggono tessuti ed organi propri non riconoscendoli come appartenenti al copro ma come organi esterni) che attaccano le cellule Beta che all’interno del pancreas sono deputate alla produzione di insulina.
“Era il 1981 ed io avevo 5 anni, all’epoca le conoscenze su questa malattia erano scarse a livello pediatrico. Io non sono mai entrata in pediatria ma direttamente in diabetologia adulti. Sono stata seguita dal dottor Antonio Marinazzo, con tanta cura e affetto. All’inizio ho avuto numerose difficoltà- racconta Monica- La gestione del diabete non è semplice. Devi conoscere la malattia ma soprattutto devi conoscere il tuo organismo e i sintomi. Trascorri una vita a misurare la glicemia a combattere ogni giorno. I miei genitori quando ero piccola non avevano neppure il glucometro. Come molti ipoglicemici ho visto la morte in faccia tante volte”. La convivenza con questa patologia è molto complessa. I cardini degli accorgimenti sono rappresentati dall’istruzione, apprendimento e conoscenza sulla malattia e sue cure, e dall’automonitoraggio della glicemia, attraverso la determinazione a domicilio di appropriati schemi di controllo di glicemia , glicosuria e acetonuria, per il conseguimento di un corretto stile di vita, dieta ed esercizio fisico. Ma anche l’assunzione più appropriata di farmaci, insulina e suoi schemi, ipoglicemizzanti orali compresi i nuovi farmaci, per conseguire un ottimale controllo metabolico che deve essere verificato giornalmente da parte del paziente e periodicamente confermato con esami di laboratorio che hanno per obiettivo un profilo glicemico normale, un’emoglobina glicosilata pari o inferiore a 6.5, un controllo di una lipemia normale, un controllo della funzione renale, un controllo frequente della pressione arteriosa e cardiologico, un controllo periodico neurologico.
“Io vivevo in funzione della malattia , controlli continui, orari da seguire. Ho rinunciato a tante cose- dice, ancora, Monica- Ma ad un certo punto ho reagito ed ho cominciato a provare, a mettermi in gioco ma gli ostacoli erano tanti non solo quelli che ti metteva davanti la malattia ma anche gli altri che ti dicevano no perché avevo il diabete. In ambito sportivo ho provato dapprima a fare pallavolo ma quando mi è stato chiesto il certificato agonistico mi sono fermata. Il medico stesso mi ha fermata. Mi sono stati detti tanti no e mi sono state chiuse tante porte in faccia”. Ad un certo punto nella vita di Monica arriva la svolta: il nuoto.
“Tra i 17 e i 18 anni ho cominciato a praticare nuoto, anche qui l’istruttore mi metteva tanti paletti, aveva paura che mi sentissi male- racconta- Ad un certo punto quando fu il momento di partecipare alle gare e di fare il certificato agonistico non dichiarai al medico di essere diabetica. Così potei partecipare alle gare regionali. Vinsi il bronzo in stile libero, ero sul podio. Solo in quel momento raccontai la mia storia che cominciò a fare il giro d’Italia”. Da lì in poi Monica affronta tutte le sfide che si trova davanti e va oltre, cimentandosi in imprese sportive che mai nessuna persona affetta da diabete di tipo1 aveva mai intrapreso.
“Il 27 luglio 2007 attraversai lo stretto di Messina a nuoto, ero la prima diabetica di tipo1 a farlo. Quando arrivai a Reggio Calabria ad aspettarmi c’erano tante persone diabetiche. Avevo nuotato anche per loro. Era il mio riscatto personale- dice con orgoglio- Nel 2010 ho percorso a nuoto i ventuno chilometri che separano Capri da Meta nel Golfo di Napoli. Mentre nel 2015 ho girato in camper tutta l’Italia per promuovere l’importanza dell’attività fisica e per far conoscere il diabete tipo 1 a chi lo ignora, con il tour intitolato “Volando sulle Onde della Vita”, 22 tappe, 7650 km percorsi in camper, 60 km di nuotata, e un numero inquantificabile di persone incontrate”. Oggi Monica sta realizzando un’altra importante sfida, quella di aiutare altre persone affette come lei da diabete di tipo1 che hanno superato l’età pediatrica e si sono in età adulta. Per queste persone non c’è mai stato un ambulatorio che si occupasse della loro patologia nello specifico. Così Monica ha presentato il suo progetto alla Asl di Brindisi che lo ha subito accolto con entusiasmo e la reso realtà con l’apertura di un ambulatorio dedicato nel Distretto Sociosanitario in via Dalmazia a Brindisi, il primo in Puglia e tra i pochi in Italia.
“Purtroppo si parla sempre di diabete in generale. I diabetici sono 4milioni e solo il 10 per cento sono di tipo1, per questi non c’è possibilità di guarigione. Ti condiziona molta la vita e condiziona anche quella di chi ti sta accanto- dice- Il mio desiderio era che ci fosse maggiore cura dopo la pediatria, quindi in età adulta. Io sono una sportiva e sono abituata a raggiungere dei traguardi anche abbastanza importanti. Questo per me è l’ennesimo traguardo raggiunto con tanti sacrifici e tanta volontà di farcela, perché la salute, al di là del diabete di tipo1, credo che vada sempre messa al primo posto davanti a tutto il resto. Ringrazio il dottore Pasqualone per aver creduto nella mia idea , nell’associazione Delfini Messapici che l’ha sposata sin da subito perché insieme con il lavoro di squadra siamo riusciti ad aprire questa realtà. Io mi auguro che domani questa realtà possa funzionare da esempio in tutte le regioni italiane, perché il paziente diabetico di tipo1 va gestito in maniera diversa, va gestito da specialisti formati in questa patologia, perché il diabetico seguito bene e ben curato darà meno problemi domani, le complicanze si annullano e di conseguenza i ragazzi diabetici potranno avere una anzianità più serena”. Monica continua ad andare avanti e la sue esperienza è diventata un esempio per tutte quelle persone che combattono per migliorare la qualità della loro vita. “Oggi non posso dire di aver sconfitto questa malattia- dice- ma ho superato molti limiti che la malattia mi imponeva”.
Lucia Pezzuto per IL7Magazine
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