BRINDISI – (da il7 Magazine di Lucia Portolano) “Mi hanno offerto 4 euro l’ora per un contratto di tre mesi, con la precedente società aveva una paga dignitosa ed ho lavorato per due anni e mezzo. Inoltre mi hanno detto che nel periodo del contratto devo andare anche a lavorare a Cellino San Marco, praticamente devo rimetterci i soldi. Non basterebbero neanche per la benzina”. Lo sfogo di una ex dipendente di Centro sport, la società che prima gestiva la piscina comunale di Sant’Elia, e che qualche settimana fa è stata contattata dalla nuova società interessata alla gestione della struttura. Feel good, la società che amministra un centro benessere con piscine a Cellino San Marco, ha infatti risposto all’avviso pubblico del Comune di Brindisi per la gestione di un anno dell’ex piscina Marimisti. Questa avrebbe contatto alcuni ex dipendenti della precedente gestione. Ma l’offerta per alcuni di loro sarebbe stata davvero denigratoria. Non più di 4 euro all’ora come addetta alla reception per occuparsi dell’accoglienza, degli abbonamenti e degli ingressi. Un contratto di tre mesi rinnovabile. Una paga di 24 euro al giorno con un contratto di collaboratore sportivo. “Non riesco a capacitarmi che ci abbiano tolto il lavoro – dice la ragazza – offrivamo un efficiente servizio, tutti i clienti erano entusiasti. E la società aveva anche un progetto di rilancio. Invece il Comune ha voluto mettere in vendita la piscina che nessuno vuol comprare, ed ora c’è in piede questa gestione per un anno con stipendi da fame”.
Intanto Feel good e il Comune di Brindisi hanno trovato un accordo per la convenzione della gestione annuale. La prossima settimana ci sarà la firma, ed a ottobre dovrebbero partire i corsi. La società di Cellino San Marco aveva presentato un’offerta di 38mila euro, ma nelle scorse settimane ha chiesto di rivedere alcune condizioni visto che ormai gli impianti sono fermi da un anno e mezzo e si sono deteriorati. Il Comune da parte sua ha assunto l’impegno di affidare l’impianto così come erano al momento dell’avviso pubblico, e pagherà a sue spese i lavori. I tecnici sono all’opera per calcolare la spesa.
Due anni fa il Comune di Brindisi per fare cassa decise di mettere in vendita il suo patrimonio, tra questo anche le due piscine comunali. La base d’asta era di 725mila euro, ma il bando è andato tutte le volte deserto. La piscina del quartiere Sant’Elia era in ottimo stato gestita per nove anni dalla società Centro sport del presidente Pierluigi Francioso.
Davanti alla mancata vendita l’amministrazione comunale ha deciso di bandire un avviso pubblico per dare la gestione della piscina almeno per un anno per evitare che gli impianti potessero andare in malora. L’8 agosto 2020 la società Centro sport ha consegnato così le chiavi della struttura al Comune dopo una gestione di nove anni, sette di affidamento e due di proroga. Aveva ottenuto la gestione della struttura dall’amministrazione di Mimmo Minnitti. Furono spesi dalla società circa 120mila euro per far partire gli impianti, cifra che fu decurtata per sei anni dal canone annuo (che era di 20mila euro all’anno) mentre per i due anni di proroga furono pagati 30mila euro all’anno. La vecchia gestione l’8 agosto scorso ha consegnato le chiavi al Comune e da allora nessuno più entrato. Per il Centro sport resta l’amore in bocca e la delusione di vedere perdere uno dei servizi alla città. Già tre anni fa la società presieduta da Francioso aveva presentato al Comune un progetto per il rilancio della piscina, fiore all’occhiello del quartiere di periferia. Si trattava di un project financing che vedeva insieme la collaborazione tra pubblico- privato, molto simile alla formula utilizzata per la costruzione del Palaeventi (NewArena).
Un investimento da parte di un privato di circa 800mila euro che in cambio chiedeva per più anni la gestione della struttura. Esattamente come il nuovo palazzetto. Il progetto prevedeva l’ampliamento dell’impianto, la realizzazione di un’altra piscina più piccola e la sistemazione del terreno intorno alla struttura con un parco da lasciare alla libera fruizione del quartiere. Per finanziare l’opera il privato avrebbe potuto accedere al credito sportivo. “All’inizio sembrava che il progetto interessasse all’amministrazione comunale – spiega Francioso – ma poi la giunta Rossi non lo sostenne, e motivò la bocciatura affermando che il Comune non poteva privarsi di un impianto del genere per così tanto tempo, salvo poi metterlo in vendita subito dopo. Un vero controsenso”. Quel progetto naufragò, anche se ancora oggi Francioso si dice propenso a metterlo nella disponibilità dell’Amministrazione comunale senza alcun suo interesse. Non finisce qui, in piena pandemia il presidente di Centro sport, in linea con il decreto Covid, fece richiesta al Comune di proroga per tre anni la gestione, visto che a marzo 2020 fu costretto a chiudere gli impianti. “Ma anche in questo caso rifiutarono – aggiunge – ora si ritrovano con un impianto fermo e danneggiato. Mi dispiace per tutti coloro che hanno lavorato in questi anni per rendere un servizio efficiente. Era davvero un fiore all’occhiello e l’interesse pubblico dovrebbe essere sovrano. Nessuno che si sia mai chiesto quanto fossero le spese che la società pagava per mantenere quella struttura. Spero solo che possa tornare ad essere un bene della collettività”. Intanto i soci del Centro sport, che esiste dal 1954, cercano un luogo per nuotare. “Al momento esistono solo due piscine – conclude Francioso – una privata e l’altra gestita dalla Marina militare, alla quale ho mandato una richiesta per la disponibilità delle corsie, ma non ho mai ricevuto risposta”.
È tutta colpa del reddito di cittadinanza. Questi ragazzi non vogliono più fare i servi. Assurdo.