BRINDISI- ( Da Il7 Mgazine) La Cannabis a scopo terapeutico nella provincia brindisina è un tabù, non ci sono medici che la prescrivono né la farmacia ospedaliera che la distribuisca. Decine di pazienti affetti da patologie gravissime e riconosciute dalla normativa che regola l’uso dei cannabinoidi sono costrette ogni mese a spostarsi per potersi curare. Lecce e Tarano sono i centri più vicini, quando va bene e c’è disponibilità, per riuscire ad avere lo stretto necessario e proseguire con la terapia.
“Purtroppo abbiamo a che fare con un argomento spinoso, l’uso della Cannabis nella cura delle patologie stenta ancora a decollare, un po’ per una questione normativa, un po’ per disinformazione- spiega la dottoressa Finny D’Amico, dirigente farmacista presso la Asl di Taranto, diretta dalla dottoressa Rossella Muscogiuri – una cosa è certa la Cannabis, come tutti i farmaci, non è la panacea ma può fare molto. Attualmente la diffusione delle prescrizioni e della distribuzione della Cannabis avviene in modo discontinuo. Ad esempio, accade spesso che le farmacie ospedaliere non avendo disponibilità debbano rivolgersi alle farmacie private. In laboratorio si lavora sulle inflorescenze, seguiamo le indicazioni del decreto regionale, come nella preparazione di tutti gli altri farmaci. Ma sul dosaggio non ci sono indicazioni precise”.
La questione dei dosaggi è infatti uno dei problemi che frena il medico nella prescrizione, tutto così diventa una sperimentazione e in pazienti , per certi versi le cavie.
“ E’ ovvio che se per il paziente va tutto bene, non ci sono problemi- sottolinea la dottoressa D’Amico- ma se qualcosa va storto poi scattano le denunce. Ecco perché molti medici rinunciano a prescriverla. E’ un po’ quello che è accaduto con gli oppiacei. Il prescrittore è così in difficoltà perchè non ha un indirizzo ben definito per ciò che riguarda la posologia, soprattutto in campo oncologico. Lo stato dovrebbe inoltre intervenire per uniformare le modalità prescrittive e la rimborsabilità che in questo momento presenta una situazione a macchia di leopardo in Italia. la Puglia in tal senso è tra le Regioni virtuose e consente un’estensione delle indicazioni nell’utilizzo, ossia nelle indicazioni come previsto da DGR, e la possibilità di usufruire delle farmacie ospedaliere al fine di sollevare il cittadino dalla spesa”.
La prescrizione della Cannabis a scopo terapeutico quindi è legata a un regolamento normativo che prevede la stesura di un Piano Terapeutico da parte del medico specialista del SSN, con validità fino a sei mesi, rinnovabili, sulla modulistica di cui alla Determina della Regione Puglia.
Nel Piano Terapeutico deve essere riportata: la data di redazione della ricetta, iniziali del paziente o codice alfa numerico, il timbro e la firma del medico, composizione quali-quantitativa del prodotto vegetale e titolo di THC, il dosaggio, la posologia, la motivazione della prescrizione, l’assunzione della responsabilità del trattamento da parte del medico e l’acquisizione del consenso informato.
Il medico di medicina generale del SSN, sulla base del piano terapeutico redatto dallo specialista, procede alla prescrizione di un quantitativo per 30 giorni di terapia, su ricetta non ripetibile (RNR), redatta secondo le modalità previste dalla legge Di Bella (Legge 94/98). Anche per l’approvvigionamento esistono delle procedure aziendali, alcune codificate, in pratica può avvenire: con richiesta d’importazione dall’estero all’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute; con richiesta d’acquisto ai produttori e ai distributori italiani autorizzati, dall’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute, al commercio all’ingrosso di preparazioni vegetali a base di Cannabis; in caso di Cannabis FM2, con richiesta d’acquisto allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.
I prodotti vegetali a base d’infiorescenze femminili di Cannabis flos (a diverso titolo in THC e CBD) sono regolarmente in commercio secondo quanto previsto dalle convenzioni internazionali in materia di sostanze stupefacenti, in quanto oggetto di specifica autorizzazione dell’International Narcotics Control Board (INCB); tali prodotti sono autorizzati all’uso in Olanda ed in altri stati, ma sono privi di Autorizzazione all’immissione in commercio per le specialità medicinali.
In caso di richiesta d’importazione di Cannabis flos dall’estero questa deve essere redatta sul “Modello d’importazione di medicinali stupefacenti non registrati in Italia o carenti sul territorio nazionale”. Dopo approvazione della richiesta il Ministero della Salute invia tre copie del permesso d’importazione alla ASL.
La ASL invia al Ministero della Salute Olandese il permesso d’importazione ottenuto (indicando gli estremi del DG ASL che firmerà il contratto che viene stipulato per ogni singolo acquisto).
Il Ministero Olandese risponde indicando la quota da pagare (sostanza, spese di trasporto, ecc) e copia del contratto da firmare (DG ASL).; viene poi inoltrato il buono d’acquisto all’azienda produttrice in Olanda . I preparati a base di Cannabis Flos devono essere codificati come sostanze in arrivo dal distributore con un codice dedicato sul gestionale aziendale.
“Attualmente a Taranto sono molti i pazienti che usufruiscono del trattamento- aggiunge la D’Amico- ci sono anche alcuni bambini in terapia per lo più per il trattamento dell’epilessia. In questo momento le uniche scorte esaurite purtroppo sono proprio quelle a base di FM2 ( stima prevista di utilizzo comunicata allo stabilimento militare non corrispondente all’attuale richiesta). I pazienti sottoposti a trattamento con FM2 hanno sospeso la terapia oppure sono passati all’utilizzo di farmaco da importazione come Bediol in quanto unico ad avere titolo significativo di THC e CBD paragonabile a quello dell’FM2 (Olanda)”.
Procedure, regolamenti, in tutto questo Brindisi è voce non pervenuta, persino l’Ordine dei medici non sembra essere pronto a discutere di una simile materia. Il presidente Arturo Oliva dice di conoscere l’argomento e di essere aperto alle novità ma poi quando si entra nel concreto frena: “Ci sono tante difficoltà, soprattutto di carattere burocratico, però sono un ospedaliero e posso dire che in generale la terapia antalgica è utile. Abbiamo due medici in ospedale che non lesinano prescrizioni”.
Le prescrizioni di cui parla il dottor Oliva ovviamente non riguardano i cannabinoidi, per questi, ammette, la strada è ancora lunga: “Ci vuole tempo così come è stato per gli oppiacei. Chissà in un prossimo futuro. Noi però siamo pronti a parlarne”.
Lucia Pezzuto per IL7 Magazine
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