
BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Esame di maturità tra l’ansia e quell’emozione da condividere con i compagni, l’attesa per quel compito e quell’interrogazione davanti agli insegnanti di sempre, la fine di un percorso scolastico da festeggiare tutti insieme. Frammenti di vita che non torneranno più e che ciascuno di noi in qualche modo porta con se. Non sarà così per i ragazzi che quest’anno frequentano il quinto superiore e che da più di un mese sono entrati nel meccanismo della didattica a distanza ed a giugno affronteranno l’esame di maturità. E’ l’effetto boomerang delle misure del Decreto anticontagio che dal 4 marzo scorso ha portato alla chiusura degli istituti scolastici ed alla sperimentazione della scuola 4.0, la scuola in digitale. Lunedì scorso, 6 aprile, la Ministra Lucia Azzolina ha firmato il provvedimento che definisce le misure per concludere l’anno scolastico ai tempi dell’emergenza coronavirus. Sono due gli scenari previsti e la data dirimente è quella di riprendere le lezioni entro il 18 maggio. Il Consiglio dei ministri ha approvato il Decreto che contiene l’iter per gli esami di Stato, la valutazione dei docenti, i concorsi, l’aggiornamento delle graduatorie, gli scrutini e i libri di testo. Se non si dovesse tornare in classe entro il 18 maggio, situazione più probabile, la didattica a distanza deve essere garantita a tutti gli studenti e diventa obbligatoria. Gli scrutini si terranno a distanza e tutti gli alunni saranno comunque ammessi all’anno successivo, anche quelli con insufficienze registrate nel primo quadrimestre o in corso d’opera. Non ci sarà nessun “6 politico”: gli studenti saranno valutati anche in base all’impegno dimostrato durante la didattica a distanza. I maturandi salteranno entrambi gli esami scritti, italiano e seconda prova, diversamente se si riuscisse a rientrare in classe entro il 18 maggio via libera alle prove con commissione interna e presidente esterno, per concentrarsi sulla prova orale in grado di garantire una valutazione congrua e completa. L’emergenza sanitaria e la curva dei contagi registrata in questi giorni sembrano confermare che al 90 per cento gli studenti non torneranno in classe, continueranno a seguire le lezioni e affronteranno il loro esame davanti ad un monitor. La prospettiva non entusiasma certo i ragazzi che, nonostante siano avvezzi all’utilizzo degli strumenti informatici, non condividono che la lezione in classe sia sostituita da un computer. “E’ un sistema che non funziona- dice Riccardo Mele, studente al quinto anno del Liceo Scientifico Fermi-Monticelli di Brindisi- non si può pensare di spiegare materie complesse attraverso uno schermo, c’è bisogno di un confronto diretto con l’insegnante, di immediatezza nelle risposte. In 40 minuti di lezione non c’è neppure il tempo per dire all’insegnante: scusi, prof non ho capito”. Riccardo come i suoi compagni vive la scuola attraverso il computer dove oltre le lezioni svolge anche le interrogazioni ed i compiti in classe. Una quotidianità stravolta che ora con il tempo comincia a pesare. “Onestamente non mi aspettavo che potesse accadere una cosa simile- dice Riccardo- certe cose le leggiamo sui libri, le vediamo alla tv ma mai si immagina che possa succedere a te. Questa situazione comincia a pesarmi. I giorni passano e la scuola mi manca, mi manca l’ambiente, la sintonia della classe, il contatto umano”. I ragazzi pur non potendo uscire da casa cercano di creare una rete di comunità per sentirsi vicini gli uni con gli altri soprattutto ora che si fa strada la consapevolezza che in quella scuola dove sono cresciuti e dove hanno condiviso gli ultimi cinque anni della loro vita non torneranno più.
“Innanzitutto penso che la cultura non debba essere necessariamente scolastica- dice Riccardo- c’è sempre modo di recuperare. Certo è che veniamo bombardati da tante informazioni in questi giorni, informazioni diverse e spesso è difficile recepire i messaggi. A volte neppure i professori sanno come comportarsi”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
Chi, come me, ricorda quel lontano luglio 1971 in cui si sostenne l’esame per la “maturità” ( scientifica o classica che fosse), ricorda pure la tensione, l’impegno, lo studio , il sacrificio di quei giorni, di quei momenti…50 anni fa… poi l’Università. Il resto è storia.Comprendo benissimo il cruccio, l’amarezza, di questi ragazzi a cui, purtroppo, deve essere tolta una emozione importante di un momento così ancora più importante della propria vita.Cosa ricorderanno, un giorno, di questo periodo? Uno schermo ed una tastiera di PC? Un prof che gli parla su un monitor? Sai che bei ricordi……. Ma peggio , per quei ragazzi volenterosi e meritevoli abituati a conquistare con il proprio impegno e senso del dovere i risultati di studio, sarà l’essere confusi con quella nutrita compagine di studenti sfaticati, vagabondi , nullafacenti, ideologizzati e propugnatori del “6” politico-proletario che sono i veri trionfatori di questa situazione nella quale fortemente sperano.Sarà la più grande sanatoria e sfornata di diplomi dati a tanti ignoranti e vagabondi “cani e porci” meritevoli solo di essere dotati di zappa e/o vanga e mandati a coltivare e rassodare la buona terra fertile.