INTERVENTO/ Venerdì 15 marzo è stata una giornata che sarà ricordata nei prossimi anni. In quasi mille città del mondo, milioni di ragazzi sono scesi in piazza per chiedere agli adulti di intraprendere delle azioni concrete per fermare la “febbre” del pianeta. Il modello per tutti è Greta Thunberg, l’attivista svedese di 16 anni che nel 2018 ha iniziato a protestare ogni venerdì davanti al parlamento del suo paese per chiedere l’adozione di adeguate politiche a salvaguardia dell’ambiente. Nel nostro Paese il global strike ecologista ha trovato un’immensa diffusione, forse inaspettata agli occhi dei media, che ieri hanno riportato cifre a quattro zeri in qualunque piazza ci si collegasse in diretta. Il movimento #fridaysforfuture è ufficialmente diventato un fenomeno globale che non può essere più sottovalutato o, peggio, liquidato (con sorrisetti al seguito) come l’ennesima manifestazione di quegli inguaribili hippie degli ambientalisti. È una spinta nata dagli adolescenti di tutto il mondo. I c.d. Millenials venerdì hanno dato dimostrazione che loro non sono ciò che viene raccontato dalla generazione dei propri genitori la maggior parte delle volte. Oltre le stories instagram e le dirette facebook c’è una storia fatta di diverse sensibilità che meritano di essere prese sul serio. Quel grido unanime di “ci avete rotto i polmoni” va tradotto in un’analisi prettamente politica la quale deve, per forza di cosa, partire da un concetto principale che emerge con forza dalla giornata di venerdì.
Il modello economico capitalista, dominante nel mondo occidentale dalla rivoluzione industriale ad oggi e consolidato dalle alleanze post-belliche, è in crisi e non è più sostenibile per il futuro del pianeta.
Soprattutto nel meridione – con la nostra Brindisi perfetta testimone dei tempi – l’industrialismo dei decenni scorsi ha barattato posti di lavoro con sfruttamento del suolo e contaminazione dell’ambiente locale. Non si tratta di riportare in auge ideologie del passato quanto di guardare in faccia la realtà. La favoletta dei singoli consumatori che hanno il potere di cambiare l’ordine delle cose non basta più a motivare le popolazioni a rivedere le proprie abitudini. Si è partiti da lodevoli iniziative dal basso come la raccolta differenziata, le targhe alternate nelle grandi città, la costruzione di piste ciclabili per ridurre l’uso delle auto, ma ora occorre spostare l’asticella più in alto.
La realtà che ci parla di sovrappopolamento mondiale, deforestazione selvaggia, depauperamento delle risorse idriche, inquinamento dell’aria, deve essere affrontata attraverso un approccio globale.
La strada da percorrere è unica e passa dalla ricerca urgente di un nuovo modello economico da adottare per ritrovare un equilibrio tra il pianeta e coloro che lo ospitano. Tutto deve cambiare: dalle politiche energetiche ai trasporti, dalle opere pubbliche all’edilizia privata, dall’alimentazione alla scelta dei capi d’abbigliamento.
La domanda che venerdì scorso i ragazzi di tutto il mondo hanno fatto ai propri genitori è stata, principalmente, questa: siete disposti a mettere in discussione tutto ciò a cui siete stati abituati fino ad ora per salvare il futuro dei vostri figli?
Marco Della Rosa
Partito Democratico di Brindisi
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