BRINDISI- Quattro arresti per lo sfruttamento di giovai donne nei campi, la legge sul caporalato da i suoi frutti, soddisfatti i sindacati CGIL e FLAI CGIL che da sempre lottano contro questo fenomeno.
“La CGIL tutta è soddisfatta di questo risultato ed auspica che sempre più donne e uomini possano uscire dalla schiavitù del lavoro e dallo sfruttamento, attraverso la presa di coscienza che lo stato può aiutare loro -dicono- La CGIL di Brindisi e la FLAI CGIL, storicamente protagoniste nella lotta contro il caporalato, hanno promosso un progetto di “reinsediamento sindacale”, per essere sempre vicine ai Lavoratori, attivando su tutta la provincia sportelli a disposizione di coloro che vorranno emergere dallo “spazio nero” in cui sono stati costretti ad operare sinora. Tali sportelli prevedono la presenza di esperti psicologi a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori vittime di violenza, oltre al coinvolgimento continuo dell’ufficio vertenze legali, della consulta giuridica e dell’ufficio immigrati”.
Quello di oggi quindi sarebbe un risultato importante ma tanto ancora si può fare, ne sono convinti i sindacati: “Insieme si potrà, inoltre, ricorrere alla Procura affinchè gli operatori del settore agricolo riconquistino la piena dignità del lavoro. Tanto ancora dovrà essere fatto per evitare che i caporali reclutino i lavoratori. Uno dei provvedimenti più necessari è sicuramente l’adeguamento del sistema dei trasporti, attivando linee dedicate da e per i luoghi di lavoro dai centri agricoli più importanti, soprattutto nei periodi delle grandi raccolte. Queste persone, infatti, quasi sempre sfornite di mezzo proprio, non devono più assoggettarsi al caporale per raggiungere il posto di lavoro”.
“Altrettanto importante è il sistema di reclutamento, ovvero l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, che deve vedere interessato il sistema pubblico anche attraverso il coinvolgimento dei centri per l’impiego. Da non tralasciare, infine, la necessità di porre in essere una serie iniziative tese a sviluppare politiche abitative, in grado di favorire il fitto per i cittadini stranieri.
Tutti questi strumenti di contrasto al fenomeno del caporalato, possono essere finanziati utilizzando fondi europei- concludono-
Pertanto, occorre individuare un piano strategico di lungo respiro, che veda coinvolte le istituzioni pubbliche, le aziende e/o cooperative che operano nella legalità e le Parti Sociali, per liberare i tanti lavoratori che sono finiti nella pericolosa trappola del caporalato”.
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