Omicidio di Serranova, Cosimo Calò “voleva uccidere anche il fratello Carmelo”

BRINDISI- Una faida famigliare per l’eredità, un odio profondo verso i fratelli e la fredda premeditazione, queste le parole chiave che descrivono il duplice omicidio dei due coniugi di Serranova confessato da Cosimo Calò fratello di una delle due vittime. E’ quanto si evince dal decreto di fermo a firma del sostituto procuratore della Repubblica Francesco Carluccio dopo la confessione dell’agricoltore. Cosimo Calò voleva quei terreni e quella casa coloniale che alla morte del fratello Angelo erano stati ereditati da Antonio Calò. Carmelo Calò, ascoltato come persona informata sui fatti, dice, così si legge nel decreto di fermo a carico di Cosimo Calò,  che sei sette mesi prima , il fratello Cosimo aveva minacciato di morte sia lui che Antonio e la cognata. Erano tutti a casa di quest’ultimo, Carmelo riferisce: “ Ci ha minacciati di morte proferendo testuali parole: vi ammazzo a tutti, tanto a me non mi arrestano visto che ho superato gli ottanta anni. A me poi disse: e tu che te ne devi fare della proprietà che non sai neanche se la figlia è figlia tua. Non sapeva più che dire e quando è andato via ha detto testualmente: va bene, non finisce qua, questo è l’inizio”. Sempre Carmelo spiega, come riportato nel decreto di fermo, che il fratello Cosimo provava astio verso Antonio che aveva ereditato tramite testamento olografo dal fratello Angelo , non solo era invidioso anche del fatto che Antonio a sua volta potesse cedere i suoi beni alla nipote, la figlia di Carmelo, perché la sua preferita.  “Lui immaginava questo- dice Carmelo al giudice- perché mia figlia aveva ottimi rapporti con lo zio Antonio e per paura che questi potesse intestare tutta la proprietà alla nipote secondo me ha commesso questo reato. Questa è una mia ipotesi”.   Nella sua  confessione di Cosimo ricostruisce il delitto e le ore che precedono la scoperta dei due cadaveri fatta il primo marzo dal fratello Carmelo. Nella sua confessione Cosimo rivela che il 28 febbraio, giorno dell’omicidio, era uscito da casa con il fucile  e fece una piccola esercitazione di tiro in un terreno di proprietà del figlio  sparando dei colpi contro un muro. Dopo di che si era recato presso i terreni di Antonio  e dove poco più in là c’era la casa utilizzata dalla figlia di Carmelo durante il periodo estivo ma dove anche Carmelo talvolta risiede. Cosimo stesso, si legge nel decreto di fermo, dice “di essersi recato lì con l’intenzione di ammazzare Carmelo e che non avendolo trovato era andato a casa di Antonio sempre portando con sé il fucile carico”. Dichiara ai carabinieri che “una volta aperta la porta Antonio si sarebbe avventato contro di lui facendolo indietreggiare e che nel frattempo sarebbe partito accidentalmente un colpo” . Ed ancora che “avendo ferito mortalmente Antonio , ricaricava l’arma  e si spostava per affrontare la cognata Caterina esplodendo verso di lei due colpi nel mentre che era nel corridoio e cercava di fuggire in camera da letto”. Dopo l’omicidio, come , testimoniano le immagini delle telecamere, sarebbe tornato a casa. Il mattino seguente, dichiara Cosimo , “alle 4.22 circa usciva di nuovo prendendo l’autovettura con l’intenzione di andare a trovare il fratello Carmelo per ammazzarlo perché da lui ritenuto causa di tutti i suoi mali  e si recava effettivamente nella borgata di Serranova non riuscendo però a rintracciarlo”.  Cosimo Calò voleva quindi uccidere il fratello Carmelo che solo per un caso fortuito non ha rintracciato, ma non ha esitato ad andare da Antonio. “Due cose colpiscono, scrive il sostituto procuratore Francesco Carluccio, del racconto di Cosimo. In prima battuta la determinazione criminale con la quale ha commesso il duplice omicidio con sicura premeditazione avendo acquistato il fucile per un preciso scopo che non può essere certo quello di coltivare… E la pericolosità dimostrata da Cosimo Calò, il quale dopo aver colpito  a morte il fratello Antonio si dirigeva verso la cognata per eliminare una testimone scomoda, e poi senza che la notte avesse portato rimorso  meditava di uccidere anche l’altro fratello , dimostrando di avere un odio profondo verso lo stesso”. Cosimo Calò è stato arrestato  e condotto nel carcere di Brindisi con l’accusa di duplice omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela con una delle vittime, con la premeditazione  e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo.

Lu.Pez.

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