BRINDISI- (Da IL7 Magazine)Litorale brindisino a rischio crollo, il Comune conferma l’ordinanza di divieto di balneazione ma l’estate è cominciata. Non basteranno i cartelli o qualche transenna a bloccare la fiumana di bagnanti che ogni anno si riversa sulla costa brindisina dove per diversi chilometri vige il divieto di balneazione a causa del rischio crollo della falesia. Nei giorni scorsi il Comune ha confermato la stessa ordinanza di divieto di accesso già firmata nel 2019 su quelle aree classificate come pericolosità geomorfologica molto elevata PG3. In pratica dal divieto si evince che due terzi del litorale brindisino è impraticabile. Per chiarezza: il valore PG3 corrisponde alle aree ad alta pericolosità geomorfologica, già coinvolte da fenomeni di dissesto. Le zone a pericolo di inondazione sono definite sulla base della frequenza del verificarsi di eventi alluvionali e sono corrispondenti a diversi tempi di ritorno. Il valore di rischio è calcolato nel caso del litorale brindisino sulla base dell’altezza della falesia moltiplicato per tre. Il valore ottenuto indica di quanti metri bisognerebbe retrocedere dal livello del mare affinchè la zona sia sicura. Così calcolato neppure la strada per Apani sarebbe sicura. La situazione è nota da tempo e nessuna amministrazione nell’arco degli anni è riuscita mai a porre un rimedio definitivo. Gli ultimi interventi finanziati risalgono al 2015 quando il Comune di Brindisi ottenne 2milioni e 600mila euro per la messa in sicurezza. All’epoca dei fatti i lavori prevedevano infatti di realizzare le opere che potessero permettere finalmente l’accesso ai bagnanti in quelle area della falesia catalogate ancora oggi come Pg3 per l’elevato rischio di crollo. Si trattava della rimodulazione di tre chilometri della costa del litorale nord, che interessavano l’area di Apani e un tratto di Torre Guaceto, dove nel 2010 morì un ricercatore a causa della caduta proprio di una parte della falesia. Il progetto prevedeva la creazione di alcuni gradoni per abbassare la falesia. Si trattava di un primo intervento al quale poi ne sarebbero seguiti altri.
La maggior parte della costa nord brindisina allora come oggi era inibita ai bagnanti, nonostante questo nei mesi estivi le stesse zone venivano e vengono tutt’ora prese d’assalto in barba all’ordinanza emessa dal sindaco. Ordinanza a parte, la natura continua a fare il suo corso, risale al 2020 l’ultimo pericoloso cedimento della falesia. Era il 24 maggio di due anni quando il tratto di falesia sottostante la strada tra il Parco Sbitri e località Case bianche, cedette. E’ inutile dire che il crollo fu determinato a causa dell’erosione della falesia. dopo il sopralluogo dei tecnici dei Lavori pubblici del Comune di Brindisi insieme alla Polizia locale, si operò al fine di mettere in sicurezza la strada con il restringimento della carreggiata, attraverso la segnaletica stradale che sino ad oggi permane. Si ratta del tratto direzione nord, tra il Parco di Sbitri e Località “Case Bianche”. La mancanza di opere di difesa e di misure di mitigazione dei fenomeni erosivi, lungo quel tratto di costa, espone a gravi rischi anche la nostra rete viaria. Così a distanza di due anni nulla è cambiato ed il Comune va a ripescare la vecchia ordinanza dove la perimetrazione “classifica la quasi totalità della fascia territoriale costiera e dell’entroterra marittimo delegati al Comune di Brindisi, quale area a pericolosità geomorfologica molto elevata”, qui si legge. “Ad eccezione di modesti tratti. Guardando a Nord della città, il divieto di balneazione resta valido per le seguenti aree: Apani, zona a destra del canale, Torre Testa, zona della masseria Gallico, Case Bianche, Punta Patedda sino al lido Oktagona (per il quale non ci sono problemi) e l’area in cui c’è il rudere dell’ex Pic Nic. Qui è impossibile fare il bagno, essendo concreto e attuale il rischio di crollo di parti della falesia. Così come è accaduto in passato. A Sud di Brindisi il divieto riguarda l’area di Punta Mattarella che si trova la zona delle Saline e Cerano”.
“Il divieto è altresì incombente per gli stabilimenti balneari”, si legge. “A tal riguardo tutti i conduttori degli stabilimenti balneari e/o dei servizi correlati alla fruizione del bene mare interessati dalla pemerimetrazione delle aree a pericolosità geomorfologica molto elevata, hanno l’obbligo di rendere interdette le zone, collocando idonei manufatti e segnaletica inibitori”. Dovranno, inoltre, essere delimitate e segnalate le vie sicure dal pericolo. “La segnalazione del pericolo dovrà essere correlata all’instabilità della falesia, evidenziando il percorso fruibile da parte degli addetti dello stabilimento e ai bagnanti”. Fermo restando la necessità di “procedimenti autorizzativi che si dovessero rendere necessari per la collocazione dei manufatti”. Tutto questo perché ad oggi “resta invariato l’assetto generale delle classi di pericolosità geomorfologica”. Quanto al divieto, “dovrà applicarsi in ogni caso per un’estensione verso l’entroterra pari ad almeno tre volte e, verso il mare, pari a due volte l’altezza delle falesia”. In questo caso, l’altezza dovrà essere “calcolata come variazione nel tratto esaminato, tra la quota massima del ciglio superiore e quella minima del piede”, è precisato nell’ordinanza del sindaco.
Ovviamente sono previste anche delle sanzioni. Chi non osserva l’ordinanza del sindaco è “punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di 100 euro per i fruitori e per tutti i bagnanti, di mille euro per i titolari di stabilimenti balneari o più in generale per i fornitori dei servizi correlati alla fruizione del bene mare, fermo restando l’eventuale rilevanza penale dei comportamenti”. A tutto questo si aggiunge anche il fatto che Brindisi non ha un Piano della Costa che prenda in considerazione le criticità e programmare delle soluzioni ma anche elaborare un piano di rilancio turistico. L’apertura di una spiaggia pubblica, quale quella di Cala Materdomini, non è sufficiente a coprire la domanda turistica o compensare l’impossibilità di usufruire di altre spiagge senza considerare che persino gli stabilimenti balneari risentono del problema dell’erosione. Grosse porzioni di spiagge sono da tempo scomparse, per non parlare delle dune che restano un miraggio. Un fenomeno comune sulle nostre coste per il quale esistono progetti firmati già da diversi anni, progetti con possibili soluzioni ma mai messi in opera.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
Buongiorno, io come cittadino non mi voglio lamentare sempre delle precedenti amministrazioni ma di quella attuale che in quattro anni non ne ha combinata una cosa buona per la città e del litorale si accorgono solo a stagione balneare iniziata che i problemi sono sempre quelli dell’anno prima. VERGOGNA!!!