BRINDISI – Conclusa la prima fase di sperimentazione dell’abbattimento delle liste d’attesa, durata dal 2 al 28 febbraio, e raccolti i dati relativi a questo periodo di apertura di ambulatori e laboratori nelle fasce orarie pomeridiane e notturne, le prossime settimane serviranno ai tecnici dell’Asl per analizzare i risultati ottenuti in questo primo mese e per effettuare le dovute modifiche allo schedule delle varie tipologie di prestazione messe a disposizione dell’utenza. Se le statistiche parlano di un 28% di pazienti con tempi d’attesa superiori ai 60 giorni che ha accettato, nei trenta giorni passati, l’anticipo dell’esame, bisogna scavare a fondo nei numeri per capire cosa va e cosa va meno, per ottenere un effettivo beneficio, duraturo nel tempo.
Innanzitutto, bisogna prendere in considerazione la tipologia di esami che sono disponibili in questa prima fase, che durerà fino al prossimo giugno: l’Asl, nella progettazione dell’iniziativa, ha commissionato uno studio interno per l’individuazione dei settori che risultano maggiormente in sofferenza in quanto a liste d’attesa. Dall’analisi è emerso, ad esempio, che il laboratorio maggiormente richiesto è quello che ospita la macchina che effettua risonanza magnetica al cervello e al tronco encefalico: questo tipo di esame prevede attese tra le più lunghe. Il perché è presto detto: l’unico presidio in tutto il territorio di giurisdizione dell’azienda sanitaria brindisina ad avere a disposizione tale macchinario è l’ospedale Antonio Perrino di Brindisi. Questo fa si che tutte le richieste si concentrino su un unico centro, intasandolo.
Alla luce del primo mese di sperimentazione dell’apertura straordinaria dei laboratori, quindi, si sta già pensando di insistere maggiormente con la risonanza magnetica per tenerla il maggior tempo possibile a disposizione dell’utenza. Stesso discorso vale, a parti invertite, per altri tipi di analisi: la mammografia, ad esempio, un altro tipo di esame incluso nella sperimentazione, è risultato essere, nonostante sulla carta fosse una delle prestazioni da “bollino rosso” in quanto a liste d’attesa, un esame che le pazienti si programmano in tutta autonomia, con un margine di tempo anche significativo. Questo, se da un lato rappresenta un passo avanti nella cultura della prevenzione nelle donne in materia di salute, in genere, e di cancro al seno, in particolare, restituisce, dal punto di vista statistico delle liste d’attesa, un dato in qualche modo “falsato”: la modalità di prenotazione, che vede un gran numero di controlli spontanei da parte delle donne, allunga i tempi senza creare, in realtà, delle vere e proprie code. Il tempo che ci separa da giugno, deadline della sperimentazione, servirà al management dell’Asl per perfezionare il meccanismo per l’abbattimento delle liste d’attesa, scorporando i dati rilevati e studiandoli caso per caso per pianificare un’azione più incisiva rispetto alle esigenze che ogni tipo di esame richiede.
Maurizio Distante
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