BRINDISI – (di Lucia Portolano da Il7 Magazine) Gli ultimi interventi di recupero e restauro risalgono al 2006, a ricordarlo è un cartello ormai sbiadito all’ingresso dell’immenso capannone. Si tratta di alcuni fondi dell’Interreg Italia Grecia 2000 -2006. Furono spesi, grazie a un progetto cofinanziato dall’Europa, circa 2miliardi delle vecchie lire per sostituire il tetto di eternit con una copertura completamente in legno. Questo intervento trasformò il vecchio capannone costruito negli anni trenta dalla società Fertilizzanti Montecatini per la fabbricazione di perfosfati minerali, nell’unico esempio di architettura industriale in legno nel sud d’Italia.
Si trova a ridosso dell’area di Sant’Apollinare nei pressi della banchina dove attraccano le navi cargo e ro-ro. A sinistra si ammira il lungomare Regina Margherita, i giardinetti Vittorio Emanuele e le colonne romane, a destra invece, c’è il monumento al Marinaio. È come se l’ex capannone Montecatini si trovasse nel cuore del porto interno e abbracciasse le due sponde. Per entrare bisogna passare il varco della sicurezza perché insiste nell’area di sicurity. È di proprietà del demanio, e fa parte delle strutture di competenza dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale.
Arrivati sulla banchina, nella parte destra insiste una recinzione, c’è un grande cancello un po’ arrugginito dall’aria salmastra, l’ex capannone si trova in un’area recintata, tutto intorno è circondato da erba alta cresciuta a dismisura, qualche pianta con le sue radici ha raggiunto anche il pavimento dell’edificio. All’esterno in un angolo c’è ancora il residuo di qualche bagno chimico, utilizzato in passato durante qualche raro evento.
La struttura è aperta dai lati, così come da progetto, ed è coperta con un maestoso e lungo tetto spiovente in legno, il tutto sorretto da travi rivestite sempre in materiale ligneo. In fondo, come da una grande finestra triangolare, entra la luce del sole che ne segna il percorso. I raggi si infiltrano anche dalle aperture laterali. Chiunque entri non può non restare attonito davanti a tale grandezza, e ai giochi di luce.
Sempre su quel cartello con le scritte ormai cancellate dal tempo si legge che il capannone dopo la ristrutturazione “è stato destinato a stazione marittima per i passeggeri diretti in Grecia al servizio del grande punto d’imbarco costituito da 5 nuovi accosti per navi traghetto a Sant’Apollinare che è così diventata la definitiva sistemazione dell’imbarco della Grecia”.
La verità è che qui non è mai stata ospitata una stazione marittima, così come non sono mai stati realizzati i 5 nuovi accosti, e nessun passeggero si è mai imbarcato per la Grecia da questo lato del porto. Questa è stata solo una vecchia intenzione messa su carta dai precedenti amministratori per ottenere i finanziamenti per la ristrutturazione. E in fondo qualcuno ci ha creduto realmente a questa destinazione. Inoltre il progetto per i 5 nuovi accosti non ha ancora trovato la sua realizzazione, ed è impantanato tra le varie autorizzazioni e i veti politici – amministrativi.
Da venti anni ci si interroga sulla destinazione d’uso del vecchio capannone industriale riconosciuto ormai, come il Colosseo, un bene vincolato, cioè un bene protetto che per ogni intervento e utilizzo necessita del nulla osta della Soprintendenza ai Beni culturali. Nel 2014 fu adottata una delibera in cui è stato stabilito che in via generale il bene dovesse essere riaperto per ospitare eventi rilevanti. E in particolar modo nel tempo tutti si sono ritrovati dell’idea di una destinazione culturale, commerciale e turistica della struttura.
Ad oggi però il grande capannone in legno, lungo 220 metri e largo 18 metri per un totale di 3960 metriquadrati, è stato riaperto solo nel 2008 in occasione della visita di Papa Raztinger a Brindisi, nel 2011 per il congresso con l’elezione del presidente dell’Anci, qualche giorno per il Salone nautico del Salento, ed infine per una mostra cinofila. Nel frattempo è stato utilizzato solo in caso di emergenza con l’arrivo dei migranti dove all’interno della struttura sono state allestite le attività di prima accoglienza.
Negli anni si sono susseguiti diversi sopralluoghi; durante l’amministrazione Consales per esempio l’ex capannone fu proposto per ospitare il polo meridionale della triennale di Milano. A Brindisi arrivò una folta delegazione. Nel 2019 invece l’Autorità di Sistema portuale parlò di un interessamento della struttura e della banchina adiacente da parte della società turca Holding Yilport. Ma nulla concretamente ha mai avuto seguito. Ogni intenzione è naufragata.
Arrivando agli anni più recenti, nel 2020 il Comune di Brindisi ha presentato un progetto per la riqualificazione della struttura, l’opera è stata ammessa con riserva al finanziamento. In poche parole al momento non c’è copertura finanziaria. Quindi è tutto fermo. Si tratta del recupero dell’edificio industriale per finalità culturali, commerciali e turistiche. Ma per rendere il bene fruibile al pubblico bisognerebbe creare un accesso all’area indipendente rispetto all’attuale varco di sicurity. Nel progetto dell’amministrazione comunale infatti è previsto l’esproprio di un terreno a collinetta adiacente così da separare l’area di sicurity dal capannone che diventerebbe autonomo e quindi accessibile alla città.
Intanto un primo passo verso l’apertura del bene è arrivato qualche giorno fa, con l’annuncio da parte dell’amministrazione comunale in collaborazione con l’Autorità di Sistema portuale di accogliere nell’ex capannone tre importanti concerti. Tre giorni di musica e spettacolo realizzati con la collaborazione del Teatro pubblico pugliese e PugliaPromozione della Regione Puglia.
La proposta è quella di realizzare nell’ex capannone industriale dall’1 al 3 ottobre i concerti di Max Gazzè, Carmen Consoli e Daniele Silvestri. Tre famosi artisti che raccoglierebbero un vasto pubblico. La finalità del progetto è quella della valorizzazione delle bellezze del territorio attraverso la cultura. Una consolazione anche dopo la delusione del mancato Medimex a Brindisi, prima annunciato da Michele Emiliano e poi realizzato solo a Taranto.
I tre concerti ospiteranno 1500 persone sedute a serata e il biglietto costerà circa 12 euro, con 2 euro di prevendita.
Il comitato per la sicurezza portuale convocato per il 17 settembre ha dato parere positivo all’evento.
Di fondamentale importanza è il nulla osta della Soprintendenza dei Beni monumentali di Lecce, senza quella non si potrà realizzare nulla. A tal proposito la mattina del 13 settembre c’è stato un sopralluogo all’interno del capannone al quale hanno partecipato Aldo Tanzarella, direttore di sicurity portuale, l’architetta della Soprintendenza dei Beni culturali di Lecce Marzia Angelini e Carmelo Grassi, direttore artistico del Nuovo Teatro Verdi incaricato dal Comune per la scelta degli spettacolo.
L’architetta venuta da Lecce non aveva mai visto prima il capannone, è rimasta estasiata per la grandezza. Da una prima visione non ha sollevato alcuna obiezione, almeno per quanto riguarda la realizzazione temporanea dei tre concerti. Per il futuro si vedrà, serve un progetto elaborato e sostenibile nel tempo. Angelini ha solo chiesto una relazione tecnica per l’acustica.
All’interno c’è solo il problema della presenza dei piccioni, e del loro guano, inoltre il Comune dovrò occuparsi della pulizia dell’erba circostante per l’apertura delle uscite di sicurezza. Ma si tratta di questioni assolutamente risolvibili in breve tempo. Cosa accadrà in futuro nessuno lo sa. “Intanto questo potrebbe l’inizio”, ha affermato Grassi durante il sopralluogo.
La destinazione culturale, commerciale e turistica dell’ex capannone non è messa in discussione. Lo stesso presidente dell’Authority portuale Patroni Griffi ha evidenziato che l’unico progetto possibile all’interno della struttura è quello di destinare l’area per ospitare attività commerciali artigianali, spazi per eventi, ma anche bar e ristoranti, “Che sarebbero funzionali – spiega Patroni Griffi – alla città, ma anche ai turisti nella previsione della realizzazione dei 5 nuovi accosti per le navi traghetto e le crociere. Servono attività che possano essere economicamente sostenibili anche nel lungo periodo”.
Che dire???
Semplicemente meraviglioso questo capannone, si può e si deve utilizzare, altrimenti non ha senso nulla. Tante altre strutture presenti nella NOSTRA CITTÀ di BRINDISI sono pronte e disponibili per essere ripensate in chiave attuale per poter dare ancora tanto a noi Brindisini e non solo.