BRINDISI- La CNA della provincia di Brindisi ha inteso raccogliere l’invito del Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale a formulare proposte progettuali candidabili nell’ambito dell’utilizzo delle risorse disponibili con il “Just Transition Fund”. Nei termini consentiti, pertanto, sono state presentate due schede progettuali riguardanti gli ambiti portuali ed industriali della città di Brindisi.
In particolare, è stata rilanciata una proposta che il Presidente della CNA di Brindisi Franco Gentile ebbe modo di illustrare già nel febbraio del 2020 a rappresentanti del Governo nazionale e della Regione Puglia, nell’ambito di un incontro istituzionale finalizzato proprio a individuare forme di sostegno e di sviluppo del territorio brindisino.
Si tratta di un progetto pensato su aree portuali, retro portuali e su aree di proprietà Enel e che interessano una porzione del sito della centrale Federico II, le banchine del porto commerciale e le aree a ridosso dell’area portuale, già inserite nella Zona Franca Doganale.
Una concreta ipotesi di riconversione dell’esistente, a cui andrebbero ad aggiungersi investimenti infrastrutturali per il potenziamento del collegamento fino alla rete ferroviaria nazionale, per la digitalizzazione del traffico merci nelle aree ZES e ZFD e per il completamento di tutto ciò che necessita per la creazione di un grande porto logistico.
Per effetto della decarbonizzazione, infatti, tali strutture non solo sono destinate a rimanere inutilizzate, ma dovranno essere smontate e smaltite – con la conseguente bonifica delle aree interessate – e quindi con sperpero di quantità ingenti di danaro che potrebbero essere riutilizzate per investimenti, appunto, che consentirebbero il riutilizzo funzionale di tali strutture.
“La nostra proposta – afferma il Presidente Gentile – tende, invece, ad un riutilizzo delle infrastrutture esistenti per far nascere uno dei più attrezzati porti logistici del bacino del Mediterraneo. Una piattaforma che parte dalle banchine del porto commerciale di Brindisi per giungere sino ai ‘dome’, le grandi strutture che contengono il carbone, percorrendo i circa 14 chilometri di asse viario attrezzato che corre di fianco al nastro trasportatore.
E’ evidente – aggiunge Gentile – che la possibilità di creare a Brindisi uno dei più grandi porti con depositi coperti anche refrigerati, e scoperti per lo stoccaggio di merci rappresenta una occasione unica, tanto più perché gli investimenti richiesti sarebbero ridotti al minimo proprio per la presenza delle infrastrutture già esistenti.
In questo modo, peraltro, si riuscirebbe a ridurre l’impatto socio-economico del processo di decarbonizzazione, attraendo traffici commerciali e con evidenti positive ricadute occupazionali, posto che tutta la manodopera che sarà impiegata nella riconversione del sito sarà locale.
Il porto di Brindisi, infine, assumerebbe un ruolo strategico anche grazie alla ZES (Zona Economica Speciale) ed alla istituzione delle zone franche doganali che sono elementi attrattori di nuovi insediamenti imprenditoriali”.
La seconda proposta progettuale presentata dalla CNA di Brindisi riguarda la possibilità di realizzare un desalinizzatore (alimentato con fonti di energia rinnovabile) per la produzione di acqua, a sua volta finalizzata alla produzione di idrogeno verde.
“Anche in questo caso – afferma Gentile – siamo partiti da strutture già esistenti e che rischiano, con la decarbonizzazione, di rimanere inutilizzate. Mi riferisco, in particolare, alle opere di ‘presa a mare’ che abbiamo lungo la costa a sud di Brindisi. Queste opere potrebbero, per dimensione, garantire importanti volumi di acqua di mare da trattare in un impianto di desalinizzazione e produrre quantitativi importanti di acqua dolce necessari per alimentare gli impianti dedicati alla produzione di idrogeno verde, che oggi sono in fase di autorizzazione a Brindisi.
E’ evidente che con questo progetto può prendere effettiva consistenza la candidatura del nostro territorio a “Hydrogen Valley” perché si risponde ad uno dei requisiti fondamentali per la buona riuscita dei progetti di estrazione dell’idrogeno: l’acqua.
E tutto questo, salvaguardando l’ambiente. Difatti, si eviterebbe l’impiego di acqua di falda destinata ad uso umano e si potrebbe evitare l’impiego anche di acqua proveniente dall’invaso del Cillarese, di cui abbiamo letto nei giorni scorsi. La presenza di un desalinizzatore, peraltro, renderebbe ancora più attrattiva l’area industriale di Brindisi e, anche in questo caso, avrebbe effetti positivi sui livelli occupazionali, perché le opere potrebbero essere eseguite interamente dalle imprese del territorio con impiego di manodopera locale.
Le nostre sono idee progettuali che, ovviamente, siamo pronti a condividere – per i necessari approfondimenti – con tutti gli attori istituzionali del territorio”.
BrindisiOggi
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