BRINDISI-Primarie sui generis, quelle che il Partito democratico presenta agli elettori per scegliere i propri candidati al Parlamento. Non solo questa legislatura non è riuscita a cambiare la legge elettorale, e quindi ancora una volta i parlamentari saranno scelti dai partiti e non dai cittadini. Ma il Pd pretende di colmare questo deficit di democrazia attraverso le “parlamentarie”, dove il partito sceglie i candidati, sceglie quelli eleggibili, ne esclude altri ,e prevede una quota di intoccabili, cioè coloro che avranno un posto nella lista d’ufficio, senza essere sottoposti a primarie. Un posto si quelli che ti fa volare subito a Palazzo Chigi.Per fare un esempio, nella provincia di Brindisi in lista per le parlamentarie sono stati inseriti otto nomi, cinque donne e tre uomini. Solo sei di questi conquisteranno un posto nel listone regionale del Pd, ma solo due avranno uno di quei posti che portano direttamente in Parlamento. Si tratta dell’uscente Salvatore Tomaselli, Antonio Gennaro, Vincenzo Montanaro, Cristina Cervellera, Loredana Legrottaglie, Elisa Mariano, Daniela Maglie e Antonella Vincenti. Sono tutti candidati esponenti del Pd della provincia. Solo questi hanno presentato alla segreteria provinciale la loro richiesta di candidatura.
La segreteria nazionale ha invece respinto la deroga richiesta dall’assessore regionale Fabiano Amati, dai consiglieri regionali Pino Romano e Giovanni Epifani. Quindi sono stati esclusi a priori dalla competizione.
Le deroghe richieste in tutta Italia sono state 120, 53 quelle concesse. Il partito democratico avrà avuto le sue buone ragioni. Ragioni che avranno convinto a bocciare la candidatura di Amati e a sostenere invece quella di Loredana Capone, entrambi assessori della giunta regionale.
A parte gli ammessi e gli esclusi, ci sono poi gli “eletti”, cioè quelli che faranno direttamente parte del listino nazionale, senza primarie e senza pre ostacoli, come il fasanese Nicola Latorre. Per lui c’è già un posto assicurato.
Per le parlamentarie si vota i prossimi 29 e 30 dicembre. Per i dettagli sull’organizzazione tutto rimandato ad una conferenza stampa di domani mattina. Speriamo solo che qualcuno risparmi, almeno questa volta, la parola “democrazia”.
Lucia Portolano
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