“Le offese non giustificano la violenza” parlano i giovani musulmani nella Caritas di Brindisi

BRINDISI- Sono musulmani, leggono il Corano ed hanno un profondo rispetto per la libertà altrui. Sono i ragazzi della Caritas diocesana di Brindisi e sono ancora tanto turbati dal terribile agguato degli integralisti islamici al giornale  Charlie Hedbo di Parigi, costato la vita a 12 persone.

Incontriamo i ragazzi nel centro diocesano, anzi sono loro che vogliono incontrare noi, i giornalisti, in qualche modo considerati la parte offesa.

Il timore diffuso è che si possa generalizzare, che si possa pensare musulmano uguale assassino.

Questi ragazzi lavorano e sono perfettamente integrati con il tessuto sociale brindisino.

Accanto a loro Don Piero De Mita che li segue e li ascolta.

“Sono ragazzi in gamba- dice Don Piero- che a Brindisi hanno trovato la loro casa. Sono istruiti e amano il confronto”.

azizL’esempio lo vediamo con Aziz che all’interno della Caritas, in una piccola stanzetta ha creato il suo laboratorio. Aziz è un sarto e in poco tempo si è già fatto apprezzare da tante persone. Tra i suoi clienti molte  signore brindisine.

 “Io condanno la violenza, non esiste libertà con la violenza- dice Aziz- ma chiedo se è giusto provocare ed offendere”.

Il dibattito nella sala si fa interessante , l’interrogativo che sollevano i ragazzi è  “se esiste un limite nella libertà di  stampa”.

Secondo loro questo limite è rappresentato dall’offesa, dall’entrare nel merito dei valori altrui.20150115_190040

E’ giusto, ma la satira è un altro mondo e spesso questi limiti cambiano, la provocazione diventa anticonformismo.

Difficile esprimere un giudizio tanto per loro quanto per noi, ma il confronto apre le menti e questo basta per sentirsi liberi.

Lucia Pezzuto

1 Commento

  1. Perché non dare a questo sarto di nome Aziz la disponibilità di un locale sulla strada e un prestito per attrezzarlo a sartoria? Sono certo che riuscirebbe benissimo e sarebbe soprattutto di esempio a certi giovani brindisini ( sfaticatissimi e pigri)che piagnucolano perché non trovano un “posto” con tanto di scrivania, PC , aria condizionata e stufetta e stipendio sicuro a fine mese. Fare l’artigiano è dura, occorre impegno e sacrificio ( poi c’è lo Stato ladro e predone che ti massacra di tasse, ma questo è un altro discorso) e bisogna conquistarsi la clientela giorno per giorno. Ragazzi, prendete esempio da questo giovane africano e smettetela di piangervi addosso.

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*