BRINDISI- Sono passati 19 anni dalla morte di Ilaria Alpi e Miran Horavatin. Il 20 marzo 1994 a Mogadiscio un commando armato li ha uccisi, mentre svolgevano il loro lavoro. La verità su quello che è accaduto ancora non si conosce. Oggi in diverse parti di Italia si ricordano i due giornalisti. Brindisioggi.it pubblica in questa giornata il servizio “Le carte riservate sui veleni della zona industriale”, un piccolo contributo al “giornalismo d’inchiesta”, affinchè continui la lotta per ricercare la verità, e affinchè la morte di Ilaria e di altri giornalisti non resti solo un fatto di cronaca.Dai fanghi inquinati nei terreni dell’area Micorosa, ai veleni seppelliti ai piedi degli impianti dell’ex Petrolchimico, e poi la massa dei rifiuti dell’Alfa Edile. Un viaggio tra carte riservate dei dirigenti di allora che vengono alla luce solo oggi, e poi l’intervista al geometra Giuseppe Bonavota, socio di maggioranza di Micorosa, colui che avrebbe dovuto compiere il miracolo trasformando i fanghi contaminati in intonaci per le case e in calcidrata per abbattere gli inquinanti della combustione del carbone. Un business che non decolla, sentirete le sue ragioni.
Lucia Portolano
Riprese e montaggio di Niccolò Lania
Ottimo lavoro. Brava Lucia
Brava Lucia, un buon reportage che stimola il dibattito su quello che è accaduto nel nostro territorio. Dopo cinquant’ anni possiamo tirare alcune considerazione su quello che è stato per il nostro territorio “lo sviluppo “! Vi era l’illusione che l’industrializzazione avrebbe dato benessere, bastava produrre beni da consumare, senza minimamente pensare, alla destinazione e uso dei rifiuti di ogni tipo che andavamo a produrre in quantità sempre più crescenti. Rifiuti industriali pericolosi che hanno inquinato i terreni e falde e in più quelli inmessi nell’aria dalla combustione forsennata di combustili fossili, naturalmente produrre più beni significa consumare di più e produrre più rifiuti da parte anche dei cittadini è questo noi lo abbiamo chiamato ” progresso”.
I danni da inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria rimarranno nel nostro territorio chi sa per quanto tempo e nel frattempo ne continuiamo a produrre in quantità rilevanti. Alcuni commenti pur apprezzando il tuo lavoro hanno messo in guardia la preoccupazione che queste denunce possano mettere in pericolo quel poco di industria che è rimasta, in realtà la deindustrializzazione del nostro territorio passa , secondo me, per un naturale maturazione dei processi economici che davano ieri, conveniente produrre quì. Terreni concessi a titolo gratuiti e possibilità di deturparli a proprio piacimento senza nessuna responsabilità all’atto delle dismissioni, incentivi economici che nel caso del petrolchimico sono costati alla collettività 4,5 volte il suo valore e che sicuramente fanno parte di quel pacchetto di debito di 2000M€ che ha sul groppone questo Paese. Mentre ci preoccupiamo di perdere quel poco di industria che abbiamo, sopratutto perchè gli indici della disoccupazione hanno raggiunto livelli molto preoccupanti, non ci preoccupiamo di quello che si può fare del nostro territorio per il futuro delle nuove generazioni, in gran parte senza lavoro o emigranti verso altri luoghi.
Complimenti Portolano,
finalmente qualcuno che ha il coraggio di parlare dei veri mali di Brindisi. Quei fanghi bonificati erano inutilizzabili, altro che appalto per l’uso nelle centrali a carbone. Quella roba li era inquinata e inutilizzabile.
Ma com’è che i No al Carbone al Petrolchimico non ci vanno mai?
La tua inchiesta ha fatto conoscere particolari interessanti che non sono reperibili tra i vari fascicoli depositati negli uffici pubblici.COMPLIMENTI.
Sono pefettamente in linea con ciò che scrive Giuseppe Antonelli. L’ ottimo reportage di Lucia, non nuova a questi “exploit”, deve far riflettere. Ma se tutti i “salutisti” o pseudoambientalisti credono di risolvere i problemi dell’ umanità facendo fallire le industrie stanno facendo la più grande scemenza del secolo. Quando a Brindisi le persone pativano la fame e i più fortunati riuscivano a strappare la giornata lavorando in campagna, sono stati proprio loro stessi a volere un posto in Montecatini, perchè se a tutti viene data la possibilità di crescere, nessuno si tira indietro. Ovviamente quindi nessuno può permettersi di dire ora dopo 40 anni che Enichem, come Enel (sud e nord), come Sanofi, come Exxon Mobil e decine e decine di aziende ancora, abbiano “rovinato” Brindisi! E’ un’ assurdità di prim ordine! Troppo facile stendere il tappeto rosso nelle nostre case al progresso e poi sputarci sopra! Vorrei che tutti fossero un pò meno ipocriti, che guardassero le cose con meno ottusaggine. Tutti amiamo la nostra città e tutti,a meno che uno non sia decerebrato, vogliamo che il territorio sia tutelato! Ma in questo territorio ci vogliamo pure stare, vogliamo il lavoro, lo sviluppo, i comfort (tutti, nessuno escluso); ma per tutte queste belle cosine qui ci vuole l’ industria signori miei! E poi, c’ è una verità più vera di tutte le altre, che a molti di questi “virtuosi” ecologisti fa male ammettere: quanto male fanno quelle cose quotidiane, che non sono industria ma che dell’ industria sono figlie? Le auto in primis sputano in aria quantità abnormi di particelle dannose, ma che dire delle caldaie domestiche, pensate siano meno dannose? E la qualità scadentissima dei cibi che ci propinano ogni giorno, stracolmi di conservanti, concimanti, antiparassitari, antibiotici, ormoni.. La lista è talmente lunga che mi fermo qui. Concludendo: credo chesi debba tutti quanti essere più civili, più responsabili, meno egoisti in ogni gesto che compiamo dovremmo chiederci se non stiamo nuocendo anche un pò all’ ambiente con quel gesto. E per ciò che riguarda le aziende, investire a Brindisi, signori miei, è solo un vantaggio per noi perchè forse nessuno di voi lo capisce ma la città sta soffrendo la più grande povertà da 30 anni a questa parte e vedere tanti ragazzi per strada, disperati, senza uno straccio di futuro non fa bene a nessuno! Agli enti pubblici bisogna gridare in faccia che devono controllare meglio, molto meglio di come hanno fatto finora. Se lo avessero fatto, forse Micorosa non sarebbe esistita e con essa tutti i veleni che si è portata dietro.
Lucia,
ribadisco che tua è una buona inchiesta, una delle poche, considerato che la stampa locale preferisce inondarci di piccola cronaca quotidiana e chiacchiere della politica. Intravedo tuttavia un limite anche in questi servizi, quello cioè di diffondere, insieme ad una maggiore sensibilità ambientalista, una cultura antindustriale, quella che identifica, ad esempio, nella chimica e nella produzione dell’energia solo minacce per la salute e non anche opportunità di lavoro e di sviluppo economico-sociale. C’è da chiedersi infatti cosa sarebbe la nostra vita quotidiana senza i prodotti della chimica (nell’edilizia, arredamento, abbigliamento, farmaci, agricoltura, trasporti, automazioni, ecc. ). Perché ignorare il lavoro che queste attività producono, il loro impatto sulla qualità della vita, la riduzione della mera fatica quotidiana? Nei paesi ove è assente l’industria la qualità della vita non è migliore, la durata stessa della vita è di gran lunga inferiore . Con questo non voglio dire che sia lecito produrre ed inquinare.Vi sono, e possono essere ulteriormente sviluppati, metodi e tecnologie per la protezione ambientale. Le industrie (grandi, medie, piccole), le imprese, anche quelle artigiane, devono obbligatoriamente utilizzarle. Gli enti pubblici devono avere capacità e volontà di controllare puntualmente. Costerà di più produrre molti beni di largo consumo, ma se consideriamo importante la nostra salute dobbiamo essere pronti a pagarli di più, o a rinunciarvi . Va detto inoltre che l’inquinamento, come mostrano tante immagini televisive, anche le tue,non è prodotto solo dalle industrie ma anche dalle moltitudini di persone abituate a lasciare i loro prodotti ai margini delle strade, ad utilizzare i mezzi di locomozione privati quando potrebbero farne a meno. Sono per la gran parte le stesse persone pronte a condannare l’inquinamento, chiedere la chiusura delle industrie, loro tuttavia non fanno niente per incidere sui problemi, perché non sono disposte a pagare il prezzo della rinuncia personale, comportamenti non molto diversi da quelli di chi produce ed inquina per trarne maggiori vantaggi .
Una buona inchiesta. Fatti salvi gli nnevitabili buchi di memoria del geom.Bonavota, quella è la storia, una parte almeno della storia, quella che emerge ancora tra le sterpaglie, il resto è ancora sottotera…..
Micorosa, Alfa Edile, Petrolchimico, Cerano.. E i No al carbone che fanno? Danno la caccia alle streghe alzando la voce contro gli impianti meno impattanti! Da qui si vede la coerenza di questi soggetti.. Senza parole proprio
Parlare male del petrolchimico mi sembra ormai come parlare male di berlusconi…funziona sempre!!!
Brava, complimenti!
sempre coraggiosa e puntuale. bravissima Lucia.
p.s. per il resto che dire…poveri noi e poveri bambini 🙁
brava, davvero!
…e dopo aver visto questo non ci resta che piangere…!!!…chi inquina paga??…eh no..non funziona così…pagano i cittadini sotterrati a causa delle loro malattie…e mentre papa francesco ci invita ad avere cura del creato..avremmo bisogno di qualcuno che si occupi di queste menti ignoranti e malate che stanno distruggendo la nostre vite e il nostro futuro da decenni…e quindi ci mettiamo in attesa di “quel qualcuno”che ci salvi……delegando ..sperando…di rientrare in quei tempi predestinati prima di estinguerci e diventare una città fantasma!!!..complimenti a brindisi oggi per aver osato.complimenti a brindisi oggi per aver osato…complimenti Signora Portolano per questa botta di onestà..responsabilità e senso del dovere in un mondo in cui i valori non rientrano nel curriculum vitae…GRAZIE
Complimenti Lucia, dimostri di aver meritato il premio “Ilaria Alpi”
COMPLIMENTI! Brava Lucia. Hai realizzato un servizio oggettivo, razionale, privo di enfasi dimostrando una grande professionalità; inoltre hai trattato gli argomenti con competenza e con la cognizione di un tecnico. Sono sempre stato convinto che l’applicazione, lo studio, portano a risultati positivi ed in questo caso l’impegno e gli sforzi che hai profuso hanno prodotto un servizio che, per mio conto, meriterebbe un ulteriore premio, oltre a quello che hai già ricevuto con il “premio Alpi”. Continua con lo stesso impegno ed avrai altre grandi soddisfazioni professionali. Un forte abbraccio.