INTERVENTO/ Penso che al Sud il lavoro ci sia. Manca il lavoro buono però. Mi occupo di questo nella vita e dal mio osservatorio rilevo questo dato. Purtroppo gli osservatori delle Province non funzionano più per le scellerate scelte governative. Il lavoro c’è ma è svolto in nero, quando è regolare è fatto di buste paga fittizie, tfr non accantonati, ore lavorate non corrispondenti a quelle pagate e tanto altro che penso sia inutile riportare.
Alla base di queste “disfunzioni” del mercato del lavoro c’è l’abuso di tanti datori di lavoro ma anche tanta ingenuità miscelata con un enorme bisogno dei lavoratori. C’è quel vuoto creato dalle leggi proposte e sostenute anche dai parlamentari espressi dalle organizzazioni di rappresentanza del mondo del lavoro, sia autonomo che dipendente, riconducibili a qualsiasi parte politica.
Un minimo di educazione e formazione che riguardi le regole del mercato del lavoro è assente, sin dalla scuola. I Centri per l’impiego sarebbero deputati a diffondere questa cultura tra le migliaia di iscritti.
Oggi purtroppo, queste strutture sono al collasso perché prive di direttive regionali e di fondi che ne garantiscano la minima attività. La gente non reagisce più, basti pensare che nessuno abbia protestato alla chiusura del Centro di Mesagne, avvenuta da oltre un anno.
I Centri per l’Impiego, ove aperti, gestiscono semplicemente archivi di disoccupati e inoccupati.
Da anni si parla di un loro potenziamento, di fatto solo false promesse ed un allontanamento progressivo dei possibili fruitori, che per assurdo, dalle nostre parti, aumentano a dismisura.
A pochissimo sono servite le misure straordinarie come Garanzia Giovani perché i risultati occupazionali reali dei ragazzi al di sotto dei 29 anni sono allarmanti così come allarmante è il dato dell’evasione dell’obbligo scolastico.
Paradossalmente sui media, durante ultima campagna elettorale, i dati occupazionali si davano in ripresa speculando in maniera vergognosa su un disagio che colpisce tanto i giovani quanto i cinquantenni.
Non ci sarà ripresa, ne sono convinto, se a gestire il mercato del lavoro saranno parlamentari e consiglieri regionali totalmente assenti sulla questione “LAVORO”, sia per incompetenza che per disinteresse vero e proprio.
Le persone, anche i giovanissimi con tanto di diploma o di laurea, non conoscono le modalità di attivazione di un regolare contratto di lavoro. Non sanno a chi rivolgersi, come iniziare una collaborazione con uno stage o un tirocinio e, al termine di questo, non sanno come proporsi per attivare un contratto di apprendistato professionalizzante o altro tipo di collaborazione “regolare”.
Tutti trovano più semplice concordare un compenso sulla parola decidendo più o meno delle somme riconosciute mediamente in quel settore. Così, per sentito dire. Accade spesso che la parola non venga mantenuta da una delle parti, con una incredulità che porta a dire semplicemente “non me la aspettavo anche da questo titolare” e così si susseguono negli anni diversi rapporti di lavoro. Si evita di metterli anche nei curriculum vitae.
Per non parlare di quei rapporti di lavoro che risultano indispensabili per iniziare una attività autonoma artigiana come quella dell’autoriparatore o dell’impiantista. Ne cito solo un paio di queste professioni che prevedono la dimostrazione di regolari periodi lavorativi come dipendente in alternativa ai titoli di studio. Questi rapporti di lavoro devono risultare continui, full-time e con la reale qualifica altrimenti non si acquisiscono i titoli per mettersi in proprio e di conseguenza non si ha la possibilità di accedere ai bandi NIDI o RESTO AL SUD, pubblicati proprio per favorire il lavoro autonomo giovanile.
Per sopravvivere si va avanti contrattando la giornata, le settimane diventano mesi ed anni senza copertura previdenziale.
E così che col passare del tempo si accumula quell’evasione che compromette il futuro della previdenza pubblica, quella che oggi paga al 70% dei pensionati meno di 1000,00 € al mese, tetti “calmierati” con continui escamotage di Fisco e INPS.
L’ignoranza sul funzionamento del sistema previdenziale che colpisce i più giovani sino all’età dei 35/40 anni e la sfiducia nello stesso sistema fanno sì che il lavoro nero appaia, ai molti, la soluzione più conveniente. La pensione, tra la popolazione attiva diventa sempre più un miraggio, ed il lavoro nero, anche per questo motivo, ha la meglio su quello regolare.
Per non parlare di chi per arrotondare uno stipendio di 1000,00 € “si diletta” a fare quel secondo o terzo lavoro che gli consente di pagare rate di prestito ed in molti casi di sopravvivere e mantenere un figlio al nord, emigrato per studiare o per lavorare.
La soluzione per creare lavoro a Brindisi sta nel fare impresa in forma cooperativa utilizzando e riscoprendo luoghi storici e naturalistici, aprendo strutture turistiche, strutture per l’accoglienza come l’Ostello della Gioventù, strutture balneari. Dobbiamo rilanciare quelle attività che in sintonia e sinergia con lo sviluppo dell’agricoltura, delle attività marittime, dell’artigianato e la valorizzazione delle risorse culturali possano creare il lavoro per tutti, anche per coloro che verranno espulsi dall’industria ormai in declino. In un processo virtuoso di riconversione e riqualificazione di lavoratori e imprenditori si potrà generare un’economia circolare in cui tutto ciò che si produce e si gestisce diventa attrattivo e volano per l’intero territorio. Adottando il sistema solidaristico tipico delle cooperative nessuno può rimanere indietro o escluso.
Immagino, partendo da questa idea per il LAVORO, una città gestita in forma cooperativa in cui associazioni e comitati di cittadini presentino idee e con il supporto tecnico di esperti elaborino progetti per il rilancio della città. L’idea è di stimolare anche una competizione salutare con i territori limitrofi. Immagino un Comune dotato di un ufficio per la cooperazione e per il LAVORO, in grado di coprire il vuoto lasciato dalla Provincia.
Non sono sicuro che le elezioni politiche possano cambiare qualcosa nel breve tempo, sono sicuro che quelle comunali e regionali avranno invece effetti positivi se spireranno gli stessi venti di cambiamento.
Io cercherò di fare la mia parte nel movimento Liberi e Uguali con il quale ho deciso di riprendere la mia partecipazione alla vita politica di Brindisi. Mi trovo con gente che la pensa come me e ha la mia stessa visione di una politica fatta di volontariato e di solidarietà. Insieme vogliamo coinvolgere i tanti amici.
Con questo spirito rivolgo l’invito a tutti coloro che mi conoscono e che intenderanno aiutarmi in questo progetto. Chissà quanti uomini e quante donne di scuola o di azienda privata o di pubblica amministrazione ormai in pensione possono svolgere un ruolo attivo per il futuro di questa città, possono partecipare mettendo a disposizione ciò che si ha, esperienza e tempo libero.
Ai giovani studenti universitari vorrei dare un suggerimento: ‘’non escludete dal vostro progetto quei ragazzi che vivono le difficoltà dei quartieri abbandonati, che vivono il disagio di non trovare un lavoro, che vivono i sacrifici che non gli consentono né di studiare né di andare via e che costretti, purtroppo, prendono altre strade’’.
Su quelle strade c’è la sfida più impegnativa per voi e per noi “giovani genitori”. C’è il futuro della società in cui vivrete ed in cui cresceranno i vostri figli.
Il risultato dipenderà da quanto riuscirete ad intercettare e coinvolgere quella parte di ragazzi e ragazze che hanno più difficoltà. Noi saremo a sostenervi in ogni momento, con altri giovani genitori, da volontari della politica. Il vostro futuro sarà al primo posto.
E’ necessario che nella società brindisina emergano buoni esempi, Riccardo Rossi è un ottimo esempio, per questo è l’unico Candidato Sindaco che i cittadini organizzati hanno scelto.
Rino Piscopiello
Liberi e Uguali
Brindisi
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