Lavoro nei campi, convalidato l’arresto per caporale e imprenditore

BRINDISI –  Convalida degli arresti pe un imprenditore agricolo e un intermediario accusato di caporalato. Il gip del Tribunale di Brindisi, sulla scorta del quadro probatorio che si è delineato, ha convalidato l’arresto per Domenico DE Leo e Michele Zinzeri.  De Leo è accusato di aver reclutato manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi, in particolare nell’azienda agricola di Zinzeri , in condizioni di sfruttamento giacché il corrispettivo orario pattuito era di soli 5euro per ora e non quello pari ad 8,64 euro previsto dal contratto collettivo nazionale di Lavoro. Nonché, erano state violate le norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro durante le operazioni di piantumazione dei meloni e non vi era stata sottoposizione a visita medica dei lavoratori che non erano stati dotati di idonee calzature in gomma e degli altri indumenti previsti per la prevenzione degli infortuni, approfittando dello stato di bisogno. Per quanto riguarda l’imprenditore agricolo Zinzeri, in qualità di titolare dell’impresa, ha assunto e impiegato manodopera anche mediante l’attività di intermediazione posta in essere dal De Leo, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento.

I fatti si sono verificati nella contrada Trullo della frazione di Tuturano, dove nell’ambito di uno specifico servizio, i Carabinieri del Nucleo Investigativo con il supporto del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Brindisi, al fine di contrastare il fenomeno dell’intermediazione illecita di manodopera e lo sfruttamento del lavoro, avevano tratto in arresto in flagranza di reato Zinzeri  42enne di San Pietro Vernotico, titolare di un’azienda agricola e De Leo 50enne intermediario “caporale” di Tuturano.

I reati contestati ad entrambi sono il concorso nell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, mentre all’imprenditore sono state contestate anche alcune violazioni relative al testo unico salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Nello specifico, i Carabinieri, in un ampio appezzamento di terreno adibito in parte a coltura di meloni, avevano notato la presenza di 6 braccianti di etnia africana intenti ad effettuare operazioni di piantumazione. I braccianti non erano provvisti di idonee calzature e dei relativi indumenti previsti per la prevenzione degli infortuni. Mentre i militari operanti erano intenti a identificare e ascoltare i sei lavoratori extracomunitari, giungevano sul posto i due indagati, i quali con arroganza chiedevano il motivo del controllo e con atteggiamento invasivo si avvicinavano per poter ascoltare quanto stavano dichiarando i lavoratori ai Carabinieri, spingendosi sino a provare a leggere le dichiarazioni. Nel contempo, rivolgevano tutta una serie di sguardi in direzione dei lavoratori per intimidirli e condizionarli. Dal racconto dei 6 lavoratori avvenuto anche con l’ausilio di due interpreti, è emerso che tutti i presenti al momento del controllo erano stati occupati “in nero”. Nella circostanza, uno dei sei lavoratori è risultato privo di regolare permesso di soggiorno poiché scaduto, nonché in evidente stato di bisogno in quanto privo di qualsiasi mezzo di sostentamento; lo stesso si era recato in quella mattinata nei dintorni dei terreni oggetto di controllo per cercare lavoro e lì aveva incontrato il “caporale” che lo aveva reclutato.

Il Magistrato nel convalidare l’arresto degli indagati, ha disposto a loro carico la misura coercitiva degli arresti domiciliari.

 

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