BRINDISI – No al Carbone intervienein difesa di Punta Le Terrare, presentando un esposto per accertare eventuali responsabilità nella realizzazione dei lavori in prossimità dell’area a vincolo paesaggistico.
“In questi anni, abbiamo intrapreso numerose iniziative per la tutela dell’area portuale e per la salvaguardia delle zone di Sant’Apollinare e Punta Le Terrare, minacciate da interventi devastanti che, tra l’altro, ne impedirebbero la
valorizzazione culturale, paesaggistica e turistica. Riteniamo infatti che l’assetto dell’area portuale e le attività che vi si svolgono, hanno notevoli ripercussioni sul generale contesto territoriale, dal punto di vista urbanistico, ambientale, economico, sociale e sanitario”.
Dopo aver pubblicato un proprio dossier informativo sulla storia del sito e sull’iter del progetto di banchina mento per 3 attracchi per traghetti ro-ro, i NAC hanno incontrato le istituzioni coinvolte nel percorso autorizzativo. “Regione Puglia, Provincia e Comune, tutti concordi nel dire che quegli attracchi, se necessari, potrebbero essere trovati altrove”. Nell’incontro del 17 marzo con Consales e l’assessore Luperti, i No al Carbone avevano anche
discusso dei lavori di adeguamento stradale e security avviati dall’Autorità Portuale presso Sant’Apollinare appena pochi giorni prima.
“I lavori sono andati avanti senza controllo fino alla costruzione di una pensilina di notevoli dimensioni, in adiacenza all’area sottoposta a vincolo archeologico di Punta Le Terrare, in un’area ubicata all’interno dei 300 metri dalla linea di battigia”. Solo il 3 settembre scorso la Soprintendenza Archeologica della Puglia ha chiesto all’Autorità Portuale di sospendere i lavori. Solo dopo alcuni sopralluoghi e le richieste di accesso agli atti alle istituzioni interessate, il gruppo ha avanzato l’esposto per far luce sulle responsabilità di queste opere, considerando che, per quanto in loro conoscenza, non esisterebbero autorizzazioni ai lavori sull’area coperta da vincolo e che le opere in cemento sono state costruite in un’area di rispetto delle componenti culturali e insediative (area archeologica di Punta Le Terrare).
“Vanno accertate le responsabilità di quanto accaduto giacché, secondo la normativa vigente, le opere già realizzate non potrebbero comunque essere mai sanate. Tutta la zona di Sant’Apollinare e Punta delle Terrare, insieme al capannone ex Montecatini, hanno un grande valore storico, archeologico e paesaggistico. Abbattendo i muri esistenti e valorizzando l’intera area i brindisini e i turisti potrebbero godere di una meravigliosa visuale del centro storico che si affaccia sul porto, delle Colonne romane, dei due castelli e del Monumento al marinaio. Una visione d’insieme che solo da lì si può godere”.
La zona archeologica di Punta delle Terrare risale all’età del Bronzo, in cui nacque il primo nucleo abitato di quella che sarà Brindisi. “Il suo recupero rientra in un concetto più ampio, in un nuovo modo di guardare a questa città ed al suo futuro, partendo dalle sue origini più antiche e riprendendo il rapporto che da sempre ha legato Brindisi al suo porto naturale unico al mondo. Siamo stanchi di veder progettare opere inutili che distruggono e soffocano con cemento, colmate e ciminiere la sua storia e la sua bellezza sulla base di un piano portuale vecchio di 40 anni. Bisogna cominciare a chiederlo a gran voce ai nostri politici locali e nazionali. Questa terra e questa città meritano rispetto. Dobbiamo pretenderlo”.
BrindisiOggi
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