BRINDISI – Il Sindacato Cobas del Lavoro Privato ha occupato in forma simbolica, insieme ai lavoratori ex-Lsu Ata, il Provveditorato agli studi di Brindisi: una protesta contro il comportamento della ditta Auriga. Subappaltatrice della ditta Dussman, la Auriga ha lasciato 51 persone a casa su 107, ricollocandoli in una cosiddetta banca ore.
La protesta si è protratta per alcune ore nonostante l’assenza del provveditore. L’azienda Auriga, telefonicamente, ha informato la sigla sindacale che lunedì 16 Marzo dovrebbero partire alcuni cantieri nelle scuole: una soluzione a metà, poiché non si riuscirebbero a coprire tutto il personale che è a casa.
Ferma la posizione del sindacato. “Riconfermiamo lo stato di agitazione dei lavoratori fino al rientro di tutto il personale – ha dichiarato Bobo Aprile – e non escludiamo altre proteste clamorose e scioperi. Alla fine della protesta abbiamo chiesto al segretario del Provveditore di informare lo stesso Provveditore della nostra richiesta di incontrarlo. A lui vogliamo chiedere perché gli appalti di lavoro nelle scuole stanno subendo notevolissimi ritardi: finora non abbiamo visto da parte del Provveditorato un’attività rivolta a censurare il comportamento delle aziende. C’è anche il timore che le aziende non paghino i lavoratori in banca ore.”
Il motivo sarebbe da ricercare, secondo le aziende, nei forti anticipi economici realizzati per pagare i lavoratori in banca ore, ma le stesse aziende non si lamentano che gli appalti relativi al cosiddetto “decoro”, in altri termini lavori di piccola manutenzione, prevedano delle spese a dir poco folli.
“Dopo la preside dell’istituto Nautico – conclude Aprile – incontreremo la preside dell’Istituto Magistrale per verificare questi strani appalti realizzati dal Ministero , che assomigliano sempre più ad un regalo per le aziende appaltatrici. Dopo esserci confrontati con i responsabili delle scuole consegneremo tutto alla Magistratura e alla Corte dei Conti. Mentre i lavoratori muoiono di fame le aziende ingrassano sempre più. Questa situazione non è più sopportabile.”
Agnese Poci
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