
BRINDISI- A non pagare le tasse non sono solo le aziende private o i semplici cittadini, ma rovistando tra le carte il Comune di Brindisi ha scoperto che tra gli evasori c’era l’Acquedotto pugliese. Proprio così la sede dell’Aqp di Brindisi non aveva pagato la Tarsu, l’imposta sui rifiuti, per gli ultimi cinque anni. Praticamente non aveva versato al Comune oltre 300 mila euro, che con le sanzioni e quindi le mora dovrà sborsare oggi 392.893,00 euro.
A quanto pare l’inceppo c’è stato quando l’Acquedotto pugliese ha cambiato la sua sede trasferendosi dal centro cittadino al rione Sant’Elia, dimenticandosi di comunicare il cambio di “residenza” agli enti preposti per il pagamento della Tarsu. Mancanza che è balzata agli occhi degli uffici servizi Finanziari del Comune, che guidati dall’assessore al ramo Carmela Lomartire, ha avviato degli accertamenti per verificare le posizioni delle aziende e società presenti nel capoluogo.
E così ai 23 milioni dell’Enel per Imu e Ici non pagate, e ai 500 mila euro di una società aeronautica si aggiungono 393 mila euro di Aqp. Si tratta di denaro che andrà in questo bilancio a ricoprire la voce recupero evasione, ma dal prossimo anno si potrà parlare di nuove entrate per l’ente comunale, non essendo mai state percepite perché mai considerate.
“L’obiettivo – afferma l’assessore – è di proseguire in questo percorso che ci consentirà, nonostante i tagli dei trasferimenti statali e quelli previsti nel bilancio di previsione, di avere a disposizione risorse importanti per garantire i servizi essenziali ai cittadini e finanche di implementarli. Una cosa sia chiara siamo disponibili a rientrare con rateizzazioni nei confronti delle società che hanno con noi dei debiti, capiamo il momento di difficoltà economica e siamo pronti a venire incontro ”.
Una società aeroportuale infatti avendo saputo dell’accertamento, ancor prima che questo fosse concluso, si è presentata al Comune per chiedere la rateizzazione di 200 mila euro. Presto quindi si aggiungeranno nuove somme.
Lucia Portolano
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