L’Ant alla Asl: “Sull’appalto all’assistenza ai malati di tumore sia rispettata l’indicazione dell’ANAC”

BRINDISI – Fondazione ANT Italia ONLUS torna sulla vicenda che nel 2016 portò alla chiusura dell’équipe medico-sanitaria che da quasi vent’anni operava sul territorio di Brindisi nell’assistenza medico-specialistica gratuita ai malati di tumore: ASL Brindisi ha scelto di interrompere la convenzione – che dal 1998 aveva consentito ad ANT di fornire cure specialistiche e palliative a domicilio a quasi 800 malati di tumore ogni anno sul territorio brindisino – a seguito di un bando di gara per Assistenza Domiciliare Integrata di III livello che ha inglobato – insieme ad altri servizi – anche le cure palliative domiciliari ai pazienti terminali oncologici.

L’11 aprile scorso l’Autorità Nazionale Anti Corruzione, a seguito di segnalazione di ANT, ha richiesto con una delibera ad ASL Brindisi che, come stabilito dal bando di gara da oltre 36 milioni di euro che nel 2016 aveva affidato la gestione dell’assistenza domiciliare integrata a un raggruppamento temporaneo di partner privati (Società Cooperativa Sociale “Occupazione e Solidarietà” di Bari, Società Cooperativa Sociale “Sirio” di Bari, “THCS Telemedicine for Health Care Solutions S.r.l.” di Brindisi e la mandataria capogruppo “Coop. Soc. Onlus San Bernardo a r.l.” di Latiano), il personale fosse impiegato a tempo pieno per 36 ore settimanali da ripartire comunque tra il personale della gestione precedente con contratti di lavoro subordinato alle dirette dipendenze del Partner privato. Si è potuto constatare, al contrario, – continua la delibera Anac – dalla documentazione relativa al personale impiegato nel progetto ADI che una parte consistente del personale viene utilizzata sulla base di rapporti di prestazione libero professionale.

L’attuale situazione, come ravvisato dall’ANAC, appare dunque estremamente vantaggiosa per i partner affidatari e, contestualmente, rappresenterebbe un ingiustificato aggravio dei costi previsti contrattualmente a carico della ASL, tale da comportare un più che evidente grave danno all’Erario. ASL Brindisi fa sapere in una nota che attuerà una generica attività di controllo e verifica per la corretta esecuzione contrattuale del servizio in essere, attività che risulta a questo punto non solo superflua, stanti le verifiche e le annotazioni già emesse da ANAC, ma soprattutto inidonea al fine richiesto dall’Autorità indipendente.

“A poco più di due mesi dalla delibera e nonostante ripetute richieste di assicurare la regolarità del contratto, niente sembra essersi mosso – commenta Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione ANT. Se ASL Brindisi decide di modificare il servizio di assistenza domiciliare ai malati di tumore – prosegue Pannuti, è indispensabile che questo cambiamento sia in meglio per i cittadini, i malati e le loro famiglie: la mia sensazione è che l’assistenza sia stata “scippata” ai cittadini stessi, nonché a ANT, perché le regole imposte dal bando non sono attualmente rispettate. Chiediamo che ASL Brindisi faccia in modo che il gruppo di cooperative che hanno vinto il bando ne rispetti i termini – conclude il presidente ANT – C’è una delibera di ANAC che sottolinea come una parte consistente del personale sia utilizzata su base di rapporti di prestazione libero professionale e ne evidenzia il danno per l’erario. Non ci sembra corretto che non vengano rispettati i termini di legge: le risorse per questo tipo di assistenza sanitaria sono sempre poche, e devono essere utilizzate al meglio”.

Il bando di ASL Brindisi era stato già all’epoca al centro di critiche per l’introduzione di criteri che di fatto precludono l’accesso al bando a gruppi facenti parte del privato sociale. La stessa ANAC, con il suo presidente Raffaele Cantone, si era espressa sul tema: È emerso – scriveva Cantone nel settembre 2016 – che le stazioni appaltanti affidano frequentemente, con unica gara, servizi assistenziali diversi, sia per tipologia di attività che per destinatari degli interventi, richiedendo l’esecuzione di prestazioni complesse. Tale scelta operativa comporta l’introduzione di barriere all’accesso e determina forti restrizioni della concorrenza, precludendo la partecipazione alle procedure di affidamento degli operatori che, pur difettando delle capacità richieste per svolgere l’intera prestazione prevista dal bando di gara, avrebbero i requisiti necessari a eseguire almeno uno dei servizi richiesti. Come già evidenziato dall’Autorità (…) l’esigenza di soddisfare bisogni complessi dell’utenza non giustifica la scelta di affidare l’intero servizio a un unico operatore. Il rispetto dei principi di concorrenza e non discriminazione impone, infatti, l’adozione di accorgimenti che consentano, in ogni caso, la massima partecipazione degli operatori economici alle procedure di affidamento.

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