BRINDISI- Una coppia sposata da diversi anni finisce in crisi per colpa della personalità del marito, inaffidabile, incline al tradimento, alle bugie. Esasperata la moglie si innamora di un altro, l’opposto del marito, un uomo di animo nobile, gentile. È “L’anatra all’arancia” di William Douglas Home e Marc-Gilbert Sauvajon, feuilleton nel quale i personaggi si muovono su una scacchiera irta di trabocchetti: lo spettacolo va in scena domenica 24 marzo, alle ore 19, al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, con protagonisti Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, diretti da Claudio Greg Gregori. Biglietti disponibili online alla pagina rebrand.ly/lanatrallarancia e al botteghino del Verdi, dal lunedì al venerdì, ore 11-13 e 16.30-18.30. Info T. 0831 562 554 e botteghino@nuovoteatroverdi.
Uno spettacolo “cult” del teatro leggero, un titolo emblematico di quella drammaturgia che suscita ilarità con classe e attraverso un uso sapiente della macchina teatrale. Una commedia dall’intreccio intrigante e dall’humor pungente che naviga abilmente tra gli incastri delle relazioni amorose e nei dilemmi del tradimento. La storia, ricca di svolte e colpi di scena, segue le vicende coniugali di Gilberto e Lisa, una coppia che sembra destinata fatalmente al capolinea. Lisa, ormai stanca di Gilberto, uomo egoista e infedele, si innamora del conte Francesco Maria Serravalle Scrivia, un nobile romantico e delicato. Gilberto, consapevole della minaccia, elabora una strategia di contrattacco per riconquistare la moglie ed estromettere il rivale. Organizza così un weekend a quattro in cui Lisa e l’amante saranno assieme a lui e alla sua seducente segretaria, Patrizia. Il tutto sotto lo sguardo severo della cameriera, Teresina, personaggio čechoviano che si rivela deus ex machina della storia. Chi riuscirà a vincere questa partita a scacchi?
La commedia assume i contorni della parodia sentimentale intrisa di sfaccettature, che si intrecciano all’interno di una narrazione calibrata e dosata con grande esperienza. Le risate fanno da contraltare bilanciato a pensieri e riflessioni, che trasportano lo spettatore sul piano del rapporto affettivo e amoroso fino a una naturale e necessaria identificazione, che catapulta direttamente dentro l’avvicendarsi della storia. La pièce è concepita come una partita a scacchi, perché Gilberto è un grande scacchista e, dal momento in cui viene a sapere che la moglie lo tradisce, mette in atto un grande gioco, una strategia in cui tutti gli attori vengono mossi come pedine dal suo disegno, che si augura di vincere come nelle migliori tradizioni. «Gilberto – ha detto Emilio Solfrizzi – è tanto sia in termini di fascino che di stupidità e di infantilità ma poi ti sorprende per gesti di generosità e maturità. È un personaggio insopportabile proprio perché in più è anche vincente, quindi arrogante. È ambizioso e intelligente, ma non si nasconde, non finge mai e non cerca scuse per essere così».
Già conosciuta al grande pubblico per il celebre omonimo film di Luciano Salce interpretato da Ugo Tognazzi e Monica Vitti, la commedia è attualizzata per la scena, sebbene con molto rispetto e senza grandi stravolgimenti rispetto alle dinamiche di coppia, sempre molto riconoscibili. I protagonisti si trasformano, attraversano diversi stati d’animo segnati da un’alternanza di movimenti vertiginosi o flemmatici che la regia mette in atto ad arte. Dialoghi intensi dai quali traspare tutto il livore generato dai tradimenti, la gelosia nei confronti degli amanti, le meschinità dell’animo umano, conditi con battute sottili, provocazioni a prima vista casuali, ma dirette a comporre un quadro che restituisce tutta l’importanza della condivisione e dell’armonia all’interno di un rapporto di coppia. Un racconto sofisticato che mette al centro della scena la povertà morale per farci sorridere ma anche per suggerirci il modo di superarla. Emilio Solfrizzi sfodera tutte le sue proverbiali doti di comico, mentre Carlotta Natoli si cala più algidamente nel ruolo di moglie tradita che pur cercando un riscatto non riesce ad abdicare al suo ruolo.
«Questo spettacolo accontenta tutti – ha concluso Solfrizzi -, perché è un unicum che mette d’accordo adulti e ragazzi. È bellissimo far ridere con un testo così: perfetto, divertentissimo, mai banale e soprattutto mai volgare. Il testo di Home del 1967 è stato riadattato dieci anni dopo da Sauvajon mescolando due comicità e due sensibilità, quella inglese un po’ fredda e quella francese, molto più vicina a noi, e facendone una pièce nella quale si sorride e si ride. Il risultato è un’alchimia perfetta che non permette di ascrivere la paternità del successo all’uno o all’altro autore. Marito e moglie lottano con le parole, finalizzate al recupero di un rapporto, senza esclusioni di colpi ma in maniera molto civile, in punta di fioretto. Parlare civilmente e soprattutto vedere una coppia che si spende strenuamente per un rapporto imperfetto rivendicando quei piccoli difetti che negli anni lo hanno reso unico alimentando il dialogo, non è poco, soprattutto in un momento come questo nel quale i social riducono le persone a un nome e a una miniatura, come se non esistessero nella realtà».
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