BRINDISI – (da il7 Magazine) Un vigilante dalla mattina alla sera per vigilare il blocco operatorio. Dal 6 gennaio fuori dalla porta del quinto piano dell’ospedale Perrino di Brindisi c’è una guardia giurata presidia l’ingresso dell’ala che ospita le 13 sale in cui avvengono gli interventi chirurgici. La decisione è stata adottata dopo il grave episodio del 31 gennaio, quando nel reparto di Chirurgia vascolare, i parenti di un paziente ricoverato hanno prima minacciato un medico e poi interrotto un delicato intervento chirurgico per parlare con il primario. Tre persone sono state identificate e denunciate da parte degli agenti della sezione Volanti per minaccia e interruzione di pubblico servizio. È partita a loro carico un’informativa, indagini sono ancora in corso per verificare se ci sono ulteriori responsabili. A sporgere denuncia è stato il primario del reparto Gabriele Maritati. Il paziente, un uomo di 48 anni, di un paese a sud di Brindisi è stato dimesso il 5 gennaio, sei giorni dopo l’accaduto. Secondo la ricostruzione degli investigatori, che hanno ascoltato diversi testimoni, i parenti dell’uomo avrebbero prima minacciato un medico che era intervenuto nella stanza perché il paziente non si sentiva bene, accusava dei dolori. Il 48enne era stato ricoverato per alcuni problemi ad un stent cardiaco che gli era stato impiantato un anno fa a Campobasso. Nella stanza c’erano almeno una decina di persone. In un primo momento sarebbe intervenuto il medico di guardia, in reparto non c’era nessuno, gli altri tre erano impegnati in sala operatoria. Erano circa le 20. I familiari hanno aggredito verbalmente il dottore, dicevano di voler parlare con il primario, e così senza farsi molti problemi tre di loro sono saliti al quinto piano ed hanno fatto irruzione nel blocco operatorio mentre Maritati era alla prese con un delicato intervento chirurgico. I medici stavano operando un paziente che aveva avuto un aneurisma. I tre, una donne e due uomini, si sono messi ad urlare, ed il medico è stato costretto ad uscire dalla stanza per cercare di tranquillizzare gli animi. In sala operatoria è rimasta una sola dottoressa che ha proseguito l’intervento, a rischio che potesse accadere qualcosa di grave. I parenti hanno continuato ad inveire contro i medici, si sono scagliati anche contro un’infermiera. In reparto si è scatenato il panico, sino a quando non sono arrivate le forze dell’ordine. Un comportamento grave che ha messo a rischio la vita di un altro paziente che in quel momento era sotto i ferri. La storia è finita sulle cronache nazionali. Gli episodi di violenza contro i sanitati al Perrino sono diventati ormai un’abitudine, soprattutto al Pronto soccorso, ma mai nessuno si era sognato di raggiunge la sala operatoria. L’altra sera è stato superato ogni limite. Questo lo sanno anche alla direzione generale. Il direttore Giuseppe Pasqualone ha sollecitato l’area tecnica affinchè fosse ripristinata nel più breve tempo possibile la funzionalità degli accessi ai reparti. L’ospedale Perrino è un colabrodo, si può entrare da diversi accessi e molte porte sono rotte. Inoltre, in barba ad ogni regola, nei vari reparti soggiornano familiari dei degenti a qualsiasi ora del giorno, senza rispettare gli orari delle visite. Nella giornata del 6 febbraio il prefetto Umberto Guidato ha convocato un incontro per affrontare il tema degli episodi di aggressione nei confronti degli operatori sanitati. Pochi giorni prima dei fatti del Perrino, esattamente il 26 gennaio, erano stati aggrediti a Mesagne due operatori del 118. Un uomo ha atteso l’arrivo dei due volontari, chiamati dai suoi genitori, e li ha aggrediti per strada, danneggiando anche l’ambulanza.
Il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Brindisi Arturo Oliva ha lanciato l’ennesimo allarme ed ha minacciato di interrompere ogni prestazione nei luoghi in cui non sia garantita la normale sicurezza prevista dalla legge. “La misura è ormai colma – afferma Arturo Oliva – questo è l’ennesimo atto di violenza contro gli operatori sanitari. Se la direzione non dovesse adottare tutte le misura di sicurezza per tutelare il personale potremo decidere di astenerci dalle attività nei luoghi non sicuri”. Sarebbe un atto eclatante, il primo della storia della sanità brindisina, ma anche nazionale. I medici chiedono interventi urgenti, come il ripristino in ospedale di un punto di pronto intervento di Polizia attivo per 24 ore, porte blindate e chiuse per le sale operatorie, ma anche videocitofoni e telecamere che possano garantire un minimo di sorveglianza.
Lucia Portolano
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