TORCHIAROLO-Nei campi confiscati alla criminalità, alcuni di questi poi bruciati e devastati, i giovani e i pensionati si rimboccano le maniche e si mettono al lavoro per la nuova vendemmia. Insieme, senza paura con la responsabilità civile nello sguardo, stanno lavorando per raccogliere i frutti vivi della legalità. I terreni comprati con i vecchi e sporchi soldi della Scu trasformati in un luogo di crescita, di legalità e democrazia. La lotta antimafia, nonostante tutto, continua: la parte sana del Paese la conduce a testa alta anche compiendo azioni apparentemente semplici, fatte in realtà di grande coraggio. È quello che sta avvenendo in questi giorni a Torchiarolo nella Cooperativa “Libera Terra – Libera Puglia”, con i campi antimafia e i laboratori della legalità democratica promossi dal Sindacato Pensionati della CGIL insieme a Cgil, Libera e Arci.
A Torchiarolo, presso la villa confiscata alla famiglia Screti, decine di pensionate e pensionati stanno lavorando insieme ai gruppi di giovani e giovanissimi che hanno aderito alle attività dei campi antimafia: il loro lavoro porterà alla realizzazione degli ottimi vini ricavati dalle uve di Negroamaro e dedicati a Hiso Telaray, il lavoratore migrante albanese che si ribellò al caporalato dei campi pugliesi e che fu per questo ucciso nel 1991 in provincia di Brindisi.
“Anche sui luoghi di lavoro bisogna lottare contro la mafia”, spiega il Segretario nazionale dello SPI CGIL Ivan Pedretti, arrivato in questi giorni a Torchiarolo, per incontrare i pensionati e i giovani impegnati nelle attività dei campi dell’antimafia. “Uno dei dati più interessanti in questi incontri tra generazioni- continua Pedretti- è la possibilità di trasmettere la memoria di battaglie sindacali per i diritti dei lavoratori pagate anche con la vita da chi ha contrastato con coraggio lo strapotere delle organizzazioni mafiose infiltrate nel mondo del lavoro- Il messaggio è uno solo: Nessuno ci può intimidire.”
Brindisioggi
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