BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza e lo sfogo di una donna brindisina con una sorella malata che ha contratto il Covid.
“Mia sorella è ammalata di sclerodermia sistemica che le ha preso sia il polmone che l’esofago. Ha contratto il Covid. Dopo una settimana a casa con continue telefonate le è stata attivata l’USCA. L’unità domiciliare ha deciso di trasferirla in ospedale dove pensavamo sarebbe stata curata degnamente, e invece continuava il suo mal di testa forte, e nessuno sapevano cosa fare, davano e toglievano cortisone e antibiotico con assenza totale di qualsiasi figura ospedaliera di riferimento. In camera con lei c’era una signora anziana con demenza completamente abbandonata sotto tutti i punti di vista. Riusciva a mangiare grazie all’aiuto di mia sorella nonostante anche lei stesse male. Chi di competenza passava, poggiava la tazza, e spariva … Detto ciò dopo una settimana decidono di farla uscire. Nell’ambulanza è stata coperta con la tuta di protezione, lei non riusciva neanche a camminare per la debolezza ma è stata letteralmente abbandonata in mezzo la strada con le borse. E quando mia sorella ha chiesto di essere aiutata e di essere accompagnata arrivare alla porta di casa l’operatore ha risposto che doveva andare via. Cosi con fatica si è trascinata fino a casa con tutte le borse, da questa notte ha la febbre alta e tachicardia. Mi chiedo se si va in ospedale per guarire o per morire? Ora inizia un’altra lotta perché a casa il medico non saprà cosa fare e le cure vere tarderanno e mia sorella continuerà a soffrire..”
forse è il caso di una commissione d’inchiesta?