LATIANO- Il 12 giugno scorso Annelies Marie Frank, detta Anne, avrebbe compiuto 84 anni. Anne, meglio nota in Italia come Anna Frank, occupa un posto speciale nella storia dell’umanità grazie al ritrovamento e alla diffusione del suo diario, redatto nei giorni della clandestinità per scampare alla persecuzione nazista degli ebrei, dopo la sua morte, avvenuta nel campo di concentramento di Bergen-Belsen il 31 marzo 1945, a soli 16 anni. Anna, però, si è ritagliata uno spazio unico nel cuore di Maria D’Ambra, una signora di Latiano, poco più di una bambina all’epoca, che ha conosciuto la ragazzina solo dalle pagine del suo celeberrimo diario, letto per caso a 13 anni.
«Era il 1963 – afferma la donna – Avevo 13 anni ed ero una ragazza semplice come tante altre della mia età. Frequentavo la seconda media. Mi piaceva andare a scuola e prediligevo le materie letterarie e artistiche. La nostra professoressa d’italiano, come compito per le vacanze di quell’anno, ci assegnò la lettura di un libro preso dalla biblioteca scolastica. A me toccò il Diario di Anna di cui ignoravo l’esistenza e, ancor di più, la storia».
L’incontro con volumetto fu, per l’adolescente, fulminante. «Mi appassionai immediatamente alla lettura, tanto da finire il libro tutto d’un fiato, in un sol giorno. Da quel momento iniziai anch’io a tenere un diario, cosa che feci per lunghi anni». Le vacanze di Natale, però, fatalmente finirono anche per quell’anno e il libro dovette tornare sugli scaffali della biblioteca della scuola. «Mi separai da quelle pagine non senza difficoltà. Qualche mese dopo, non riuscendo a capacitarmi di non avere una copia del Diario tutta per me, presi l’unica decisione che, nella mia ingenuità di ragazzina di paese, mi sembrava sensata: scrissi una lettera al padre di Anna, Otto Frank, chiedendogli una copia dell’opera di sua figlia, credendo che lui ne avesse in quantità. Come indirizzo del destinatario, ricordo che scrissi solo: “Otto Frank – Olanda”».
L’allora adolescente Maria, probabilmente, non si aspettava una risposta a una lettera scritta più per fantasia che per reale convincimento. «Passarono dei mesi. Un giorno, con mia grande sorpresa, ricevetti una lettera dalla Svizzera, dove Otto viveva da tempo. Era scritta in francese ma io, che lo avevo studiato a scuola, riuscii a tradurla. Non aveva copie da mandarmi, scrisse, così allegò alla carta 25 scellini olandesi per poterne acquistare una. Mio padre, visti i soldi, mi rimproverò per la richiesta fatta a Otto. Poi mi comprò il Diario e mi disse di conservare gli scellini per ricordo. Ce li ho ancora, insieme alle altre lettere». Da allora, infatti, cominciò per Maria una corrispondenza regolare col padre di Anna. «Una volta gli inviai una foto raffigurante un gattino e un cagnolino. Gli scrissi che erano un simbolo di pace e che gli uomini dovevano prendere esempio da loro e mai e poi mai fare la guerra. Mi rispose spedendomi una sua foto e invitandomi a visitare la casa museo di Amsterdam, in Olanda. Purtroppo non sono riuscita mai ad andarci. Ma ci spero sempre».
Maurizio Distante
Una piacevolissima sorpresa per me venire a conoscenza di questa storia, che a distanza di anni trasmette un grande senso di umanita’.
mia carissima amica,leggendo questa lettera,la tua storia ,mi è sembrato vivere con te una triste storia che ho sempre vissuto con la tivù ma che ora la vivo col tuo cuore e attraverso la tua mente……un abbraccio,Lucia.