BRINDISI – (da il7 Magazine) “Sento di aver ricevuto un miracolo e sono grata a tutti. Sono commossa per tanto affetto e vicinanza. La ripresa è ancora lunga, ma sono super carica e felice di essere ancora viva”. Antonella Lonoce, volontaria di 39 anni dell’Ordine di Malta, dopo due mesi in ospedale, uno dei quali in coma, il 19 maggio è tornata a casa. Ha sconfitto il Covid in una battaglia difficile. A fine marzo aveva contratto il virus mentre era a lavoro. La malattia per lei era stata devastante, i medici ai suoi genitori avevano dato pochissime speranze. Dall’ospedale Perrino di Brindisi era stata trasferita d’urgenza all’ospedale di Palermo per essere sottoposta alla terapia Ecmo, uno strumento extracorporeo che le garantisse le funzioni vitali. Un polmone era fuori uso, e l’altro funzionava solo per un quarto. Un viaggio della speranza, l’ultimo tentativo per tenerla ancora in vita. I medici erano convinti che Antonella non ce l’avrebbe fatta, ma non hanno mai mollato. E così la sua voglia di vivere e la sua tenacia hanno sconfitto il virus. Ha combattuto sino alla fine ed ha vinto la sua battaglia per la vita.
“Del trasferimento a Palermo e del mese di coma non ricordo nulla – racconta la volontaria – ma ricordo come un sogno i giorni in Terapia Intensiva. È come se avessi dormito per tutto il tempo. Ci sono stati momenti in cui ero vigile. Ad un certo punto vennero a dirmi che dovevano intubarmi. E da quel momento il vuoto. Ma non ho mai avuto paura. Mi sentivo confortata abbastanza per credere di potercela fare. Ho sempre avvertito una forza. Ecco, è questa la sensazione che porto con me”.
Il 19 maggio, il giorno delle dimissioni, sono andati a prenderla dall’ospedale i colleghi dell’Ordine di Malta, sono loro che l’hanno riportata a casa. Ha indossato la divisa da volontaria ed è tornata a riabbracciare i suoi cari, le sue nipotine adorate. Una divisa che Antonella indossa da 25 anni, e lo ha fatto anche il giorno in cui l’incubo era finito.
“Devo ancora recuperare – dice – ma dopo quello che ho passato sono fiduciosa. È solo questione di tempo. La strada è ancora lunga, ma sono pronta ad affrontarla. Ci vuole pazienza, e ne ho tanta”.
La donna per muoversi si aiuta ora con la sedia a rotelle, deve recuperare le funzioni polmonari e motorie. Per questo è alla prese con la fisioterapia. Ma il peggio è ormai passato. “Sei il nostro orgoglio – mi ha detto il dottor Calò, il primario della Terapia Intensiva di Brindisi – ed è proprio ai medici e a tutti gli operatori sanitari della Rianimazione e del reparto di Malattie Infettive che va la mia gratitudine. Non finirò mai di ringraziarli abbastanza. Mi hanno aiutata e supportata sino all’ultimo giorno in ospedale. Sono stati fantastici”. I medici e gli infermieri della Rianimazione e di Malattie Infettive prima di lasciare Antonella hanno voluto scattare una foto con lei. Il ricordo di una battaglia vinta in mesi difficili, in cui da quei reparti tante persone non sono più tornate a casa. La soccorritrice è il simbolo della speranza.
La 39enne sta cercando di recuperare la sua quotidianità con tutta la forza e il coraggio che l’hanno contraddistinta in questa esperienza. Non vede l’ora di poter tornare sul campo, tra i volontari, nonostante sia stato proprio lì a contrarre il virus. Secondo una ricostruzione sarebbe stata contagiata durante il trasporto di un paziente asintomatico. “Voglio tornare a lavoro – aggiunge – se il Signore mi ha voluto ancora qui, è perché la mia missione deve continuare. Sono stata una soccorritrice per 25 anni e continuerò a farlo. Mi mancano i miei colleghi, i miei amici. Voglio ringraziarli per essere stati accanto alla mia famiglia e per aver continuato a prestare la propria opera di soccorritori nonostante il momento difficile. Un ringraziamento va al mio capogruppo e a tutto l’Ordine di Malta”.
Non immaginava tanto affetto nei suoi confronti. La sua città, Brindisi, è stata in apprensione per lei per tutto il tempo. Tantissimi i messaggi di vicinanza. “Non mi aspettavo tanto affetto – dice – ho ricevuto messaggi da gente che non conoscevo, e la vicinanza della mia città è stata commovente. C’è stato anche un grande movimento di preghiera da Lourdes a Pompei, un supporto religioso inaspettato. Non posso che dire grazie. Tutto questo mi aiuterà ad andare avanti in questo recupero. Per tornare presto alla mia vita di sempre”.
Lucia Portolano
Commenta per primo