La Sfir cambia strategia, apre le porte dello stabilimento

BRINDISI- E’ uno degli ultimi insediamenti industriali  nell’area Sin (sito di interesse nazionale) di Brindisi, sponsorizzato nel 2007 dall’allora ministro all’ Agricoltura Paolo De Castro e autorizzato dalla Provincia di Brindisi guidata dall’ambientalista Michele Errico. Si tratta dello zuccherificio della Sfir, un impianto di raffineria dello zucchero grezzo e di una centrale a biomasse (olio di palma) e a gas naturale per la produzione di energia elettrica. Occupa una superficie di 2 ettari a pochi passi da Costa Morena.La società ormai entrata a regime da diversi anni cambia strategia di comunicazione con il territorio, o meglio inizia, a dialogare con la comunità, ed oggi ha aperto le sue porte a giornalisti, associazioni di categoria, sindacati e istituzioni. Visita dell’impianti di produzione, il ciclo continuo di come lo zucchero grezzo di canna si trasforma in zucchero bianco raffinato. La Sfir a Brindisi produce 300 mila tonnellate di zucchero all’anno. Il nastro trasportatore porta la materia prima, zucchero grezzo di canna, dalla banchina di Costa Morena al capannone dell’azienda, una montagna di zucchero allo stato grezzo, grigio, sottilissimo, che una pala meccanica immette negli impianti che portano al procedimento di raffinazione. La merce arriva  una volta al mese, con una nave che ha una capienza di 25 mila tonnellate, che attracca a Costa Morena.

Il nostro viaggio nella Sfir è guidato dall’ingegnere Marco Pistocchi, direttore qualità, ambiente e sicurezza. Una volta vista la materia prima, durante il percorso sulle nostre teste giganteschi tubi in acciaio dove viene incanalato lo zucchero destinato alla raffinazione. Al primo piano c’è il laboratorio chimico dove vengono effettuati i controlli sulla materia prima  e sul prodotto finito. Dopo pochi passi dal laboratorio, entriamo nel cuore dello stabilimento, qui la temperatura è molto alta, l’aria è pesante, taglia il fiato, ma dopo qualche minuto ci si abitua,  ci sono gli impianti in cui avvengono le diverse fasi: la depurazione, la cristallizzazione dello zucchero, poi l’essiccamento e il raffreddamento. Ci sono diversi silos, sono circa le 16,30, sono a lavoro circa sei persone, lo fanno a ciclo continuo. Attraverso la sala macchine si controllano i parametri del processo.

 Lasciamo la raffineria, davanti noi alle spalle dello stabilimento la centrale elettrica di 39 megawatt, una centrale a biomasse con due motori a olio di palma e la caldaia a gas naturale, anche questo movimentato nel porto di Brindisi. La centrale serve allo zuccherificio per autoalimentarsi, l’energia in eccesso viene immessa nella rete e quindi venduta. Quanto serve per la produzione e quanto è in eccesso è un dato che la società non ha saputo fornirci. Per far funzionare la centrale servono 7 tonnellate ad ora di olio di palma.

La Sfir a Brindisi da lavoro a un centinaio di persone. Dopo il sequestro da parte della forestale della centrale elettrica per il superamento delle emissioni in atmosfera, e il fermo della produzione elettrica la società ha messo in campo diversi investimenti  di ambientalizzazione per l’abbattimento delle emissioni. Da qualche mese la centrale è tornata a funzionare.

[portfolio_slideshow]

Lucia Portolano

2 Commenti

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*