BARI- “Una grande provincia con due capoluoghi è possibile, non c’è alcuna legge che lo vieta. Ho chiesto alla struttura tecnica del Ministero che mi ha riferito della possibilità di questa ipotesi, sempre che ci sia l’accordo tra le due città e che i due consigli comunali si siano espressi positivamente”. Lo dichiara l’assessore agli Enti locali della Regione Puglia Marida Dentamaro. Quindi una provincia con Taranto e Brindisi capoluogo si può fare, non c’è alcuna ostacolo normativo. Tutto è contenuto in quel comma quattro dell’art 17 della legge sul riordino delle province, che prevede in caso di accorpamento, la possibilità di venir meno al criterio che sia capoluogo la città più densamente popolata, se vi è un accordo diverso tra due capoluoghi. Ora però la palla passa in mano ai consigli comunali. Taranto dovrà votare se in caso di accorpamento con Brindisi, questa possa mantenere lo status di capoluogo. Intanto nella provincia di Brindisi ci sono pareri contrastanti, non vi è l’unione di tutti i comuni, alcuni di questi vogliono aderire alla Provincia di Lecce. E’ evidente che la decisione di Taranto sarà assunta secondo il numero dei paesi del brindisino che si accorperanno con la città dei due mari. In ballo il futuro della città di Brindisi.
Il 2 ottobre prossimo si riunirà la cabina di regia istituita dalla Regione Puglia, composta dall’assessore Dentamaro e dai presidenti di Upi e Anci. In questa sede si cercherà l’accordo per ridisegnare l’assetto istituzionale pugliese che sarà inviato al ministero, in caso di mancato accordo a decidere sarà il governo. L’intesa deve essere trovata su tutti i fronti non solo per Brindisi e Taranto, ma anche per la Bat, l’altra Provincia da accorpare. Ultima settimana di confronto quella che sta per arrivare, in cui i consigli comunali dovranno decidere quale sarà il proprio futuro.
Lucia Portolano
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