INTERVENTO/ I nostri politici ? Siamo seri, per favore ! Non ho dubbi. Sono infatti convinto che,dopo aver letto queste righe, qualcuno mi definirà demagogo, populista, qualunquista . Tutto messo già in preventivo. E come dicono a Roma…” non me ne può fregar de meno”.
Mi chiedo come si possa negare l’evidenza : salvo qualche rara e lodevole eccezione, non vi è a Brindisi, una classe politica attiva, presente, impegnata , consapevole.
Soltanto qualche vagito, qualche vacua parola di facciata, qualche sterile ed improduttiva polemica, per salvaguardare le proprie rendite di posizione.
Chi è stato eletto, nei vari livelli e consessi, o nominato con quell’abominevole legge elettorale, dovrebbe rispondere delle proprie azioni e dei risultati raggiunti.
Maggioranze ed opposizioni, ammesso e non concesso che esistano ancora delle differenze, dei distinguo, delle contrapposizioni reali.
Le scelte , le decisioni che ci riguardano, vengono prese altrove, contiamo quanto il due di briscola.
La gente è stanca, non vuole ne commiserazione, ne compassione, chiede soltanto la giusta attenzione.
Come i lavoratori della zona industriale, preoccupati dalle tante crisi aziendali, dalle tante vertenze in atto, dal rischio di sopravvivenza di interi comparti e settori produttivi.
Come le maestranze della Santa Teresa e di tante altre società di servizi.
Sembra quasi che certe sciagure siano capitate per caso e, non siano, invece, la conseguenza di sottovalutazioni, di scarsa attenzione e lettura di dinamiche in atto.
Brindisi continua ad essere ignobilmente oscurata e trascurata, stracciata dalla cartina geografica dell’agire politico nazionale e regionale.
C’è come al solito chi rimane a guardare, chi invece abbassa la testa, in cambio di un pezzettino di effimero ed inutile potere.
” Hic manebimus optime”, qui stiamo ottimamente, asseriscono i nostri mentitori.
Ominicchi di casa nostra, che usano la bugia come menzogna istituzionale.
Una politica quotidiana, immersa in un petulante ed asfittico pollaio,dove si passa con disinvoltura, in pochi attimi, dalla sceneggiata napoletana alla tragedia greca.
Si continua a litigare sul nulla ed a starnazzare come oche nello stagno e, intanto le situazioni si incancreniscono e la città sprofonda sempre più nella miseria.
Non ha senso denunciare da più parti il populismo, se non si è in grado di restituire credibilità alla politica.
Ne ci si può stupire e meravigliare, se aumenta sempre di più la disaffezione dei cittadini ; un palese indicatore di un nutrito sentimento di sfiducia, è rappresentato dalla sempre maggiore percentuale di astensionismo, che si registra in città, durante le varie consultazioni elettorali.
La politica si chiude nei Palazzi, alimentando quella sensazione di lontananza delle Istituzioni, dai bisogni della gente comune.
Chi detiene il potere, chi occupa una poltrona, dovrebbe avere la corretta percezione della responsabilità che ha verso la propria comunità.
Come diceva Benedetto Croce, il vero politico onesto è quello capace.
E aggiungiamo noi, deve avere anche credibilità, capacità, cultura, passione ed amore per la propria città!
Scusate non volevo disturbare i vari manovratori…
A già dimenticavo … populista e, perché no, anche utopista.
Ben mi sta!
Francesco Buongiorno
condivido completamente il contenuto dell’articolo che mi offre l’occasione per segnalare sommessamente che la sola possibilità per fare uscire “la politica dai palazzi” consiste nel denunciare agli organi di controllo amministrativo-contabile (Collegio dei Revisori, Corte dei Conti e MEF) i numerosi atti ritenuti illegittimi.
Brindisi, 26/05/2020 Franco Leoci
Che spettacolo di lettera…… qualcuno con criteri osa inviare una lettera…… fossi un politico? Chiederei al cittadino cosa vorrebbe!
Non ho il piacere di conoscere l’autore dell’articolo che comunque condivido al 1000%.
Leggo nello stesso “…alimentando quella sensazione di lontananza delle Istituzioni, dai bisogni della gente comune…” : no, non è lontananza dalle istituzioni, ma vera e propria avversione verso le stesse , viste solo ( e purtroppo spesso lo sono anche) come centri di potere e satrapie sotto scacco di caste ed ultracaste, pronte a spezzare il cittadino alla prima occasione. Cittadino visto come suddito e servo. Lo vedremo alle prossime elezioni, quando conteremo chi va a votare.