INTERVENTO/ La lunga crisi dell’economia italiana e la volubilità istituzionale, a seguito dello scoppio della prima crisi (2006/2007) hanno allargato i peggiori divari possibili tra Sud e Centro-Nord, perché a venire meno sono state le risorse nazionali dirottate invece verso altri obiettivi.
La commediante retorica sul sud sommerso di risorse pubbliche dilapidate è stata utilizzata strumentalmente per organizzare la più grande sperequazione redistributiva di soldi a tutto vantaggio del nord, seguita dal chiaro intento politico di alcune regioni del nord di riforma esplicitamente contro il mezzogiorno, attraverso la cosiddetta “autonomia differenziata”, per immobilizzare sempre più le divisioni tra NORD/SUD.
Dunque, a dispetto dei tanti luoghi comuni si scopre invece – analizzando i dati forniti da Eurispes e Svimez, in base alla recente pubblicazione dei Conti Pubblici Territoriali – che ogni anno il SUD si vede sottratti dai 47 ai 61 miliardi all’anno. E la cosa grave è che questo accada sistematicamente dal 2009, ossia da quando sarebbe dovuta partire la manovra di riequilibrio della spesa pubblica.
In buona sostanza, sviluppando una semplice operazione matematica il sud in 17 anni si è visto scippare 840 miliardi di euro, con l’aggravante che poi alcune delle regioni del nord che hanno maggiormente beneficiato del danaro, oggi chiedono – come sopra già evidenziato – l’autonomia per non dover più dare al SUD.
E suona veramente strano che in uno stato come l’Italia in cui si è perennemente in campagna elettorale alcuni dati non destino l’attenzione che meritano, oppure vengono sovrastati da altri incivili ed inutili argomenti: lotta agli immigrati, porti chiusi, decreto (in) sicurezza, flat tax, ecc.
È giunto il momento invece che i partiti si esprimano chiaramente sulle questioni del Mezzogiorno, partendo da una analisi obiettiva su quanto avvenuto in questi anni per poi elaborare una programmazione di lungo respiro che rilanci realmente il mezzogiorno. Non si può sorvolare sul fatto che a mancare in questi anni è stata la politica. Manca una lettura attenta della realtà del mezzogiorno.
Un esempio concreto è quello che sta accadendo a Brindisi in cui si sta affrontando la delicata fase di decarbonizzazione e sostenibilità ambientale che rischia di avere serie ripercussioni sull’economia locale e sui livelli occupazionali, se non ci saranno i dovuti investimenti economici che evitino la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Per la verità qualcosa si muove : il Contratto Istituzionale di Sviluppo per Brindisi e la discussione che sì è aperta sulla crisi del porto al MISE sono segnali tangibili. Ma non basta, occorre subito accendere i riflettori sulla crisi della provincia di Brindisi.
A cominciare da Enel che deve prevedere per la Struttura di Cerano una riconversione di più ampio respiro, con la creazione, oltre alle già previste trasformazioni degli impianti, la conferma del Laboratorio chimico ambientale, lo sviluppo di attività innovative sull’accumulo, sul fotovoltaico, l’eolico, rinnovabili di nuova generazione e l’insediamento di una sede strutturata di rilevanza nazionale di ENEL Green Power (realtà in forte espansione per attività di realizzazione, gestione e controllo dei nuovi impianti di energie rinnovabili ) per fare di Brindisi un sito pilota per la transizione energetica.
In definitiva, la Politica deve dare un segnale tangibile di voler dare priorità al mezzogiorno. Ci sono realtà regionali al SUD con una mancanza di occupazione grande addirittura quattro volte quelle di alcune realtà del Settentrione d’Italia ed anche il nostro territorio purtroppo fa registrare indicatori economici e sociali allarmanti.
Per tali ragioni, a partire dal nostro territorio, occorre chiedere maggiori investimenti e “fare sistema” per riuscire a imporre il SUD – nel nostro caso la provincia di Brindisi – in cima alle priorità del Paese. E ad obbligare tutta la classe politica, che pure esprimiamo, a tenere un cambio di passo cominciando ad assumere una visione di lungo termine che metta i veri temi al centro dell’azione politico/istituzionale.
Antonio Macchia, segretario provinciale Cgil Brindisi
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