BRINDISI- (Da Il7 Magazine ) “Gianni è stato l’amore più grande della mia vita, era il migliore amico di mio fratello, siamo stati un solo anno insieme, troppo breve ma intenso” così tra le lacrime Chiara Lobello, seduta nella cucina della sua casa a Tuturano, parla di Gianni Sabella che domenica ha perso la vita durante una passeggiata in scooter con lei lungo la litoranea nei pressi della centrale Enel di Cerano. Gianni aveva 35 anni ed era fidanzato con Chiara dallo scorso anno ma si conoscevano da una vita intera perché lui era il migliore amico del fratello della ragazza. La tragedia si è consumata in un pomeriggio di sole dopo un giro a Casalabate, un gelato e qualche foto scattata con il mare alle spalle. Tra i sorrisi ed i baci nessuno guardando quelle foto, che ora Chiara custodisce gelosamente sul suo cellulare, poteva immaginare che da lì a poco si sarebbe consumata una tragedia. “Quel giorno ero tornata da lavoro, abbiamo pranzato a casa sua con i suoi genitori ed i nonni- racconta la ragazza- Poi nel pomeriggio abbiamo preso la moto per fare un giro. C’era il sole. Prima abbiamo imboccato la strada per Brindisi ma arrivati verso il quartiere La Rosa Gianni ha rallentato e mi chiesto se volevo andare a mare verso Casalabate. Così siamo andati lì. Eravamo felici, abbiamo preso un gelato, ci siamo fatti qualche selfie, lui ha fumato una sigaretta e poi siamo risaliti in moto per tornare a casa, abbracciati”. Gianni guidava verso casa, verso Tuturano, con quello scooter che lo ha sempre accompagnato nelle uscite con Chiara. Era prudente, lo dicono anche i rilievi della Polizia Locale, andava piano. Poi all’improvviso la tragedia. “Io avevo lo abbracciavo, avevo le mani nelle tasche del suo giubbotto, lo tenevo stretto, stretto a me -dice Chiara- All’improvviso non so cosa sia successo, perché la botta è stata forte, io ricordo l’impatto contro un alberello. Poi mi sono ritrovata per terra. Avevo il casco ma non riuscivo ad alzarmi. Ho preso il cellullare che avevo accanto ed ho cercato di scattare delle foto per vedere dove si trovava lui. Andavamo piano, in fondo era solo uno scooter. Io penso che lui abbia perso il controllo della moto, forse ha preso con la ruota qualcosa, è scivolato sull’erba. I medici mi hanno detto che è morto sul colpo che non sono riusciti a rianimarlo. Io non ricordo molto. Sono entrata in Pronto Soccorso dopo le quattro del pomeriggio e sono stata dimessa il mattino all’alba. Ho saputo di Gianni solo in quel momento. Siamo stati tanto tempo per terra ad aspettare i soccorsi, mi chiedo se fossero stati più tempestivi se Gianni sarebbe ancora vivo, ma questo non lo so. Me lo chiedo anche per mio fratello che ho perso in un incidente nel 2003 e per mio padre che è morto durante una battuta di pesca. Sono cose che nessuno piò prevedere”. Chiara racconta la sua vita come se fosse un film, segnata da grandi dolori che poche persone possono comprendere. Ha perso un fratello i 17 anni, che era il miglior amico di Gianni, poi il suo papà ed ora lui, quello che lei chiama il grande amore della sua vita.
“E’ vero stavamo insieme da un anno ma ci conoscevamo da sempre perché lui era il migliore amico di mio fratello Daniele che è venuto a mancare nel 2003 -racconta- Siamo sempre stati a contatto perché le nostre famiglie sono molto vicine. Ci siamo guardati con occhi diversi solo un anno fa . Il primo passo lo ha fatto lui dandomi un bacio. Io quella sera gli dissi: ma stai bene? E lui mi rispose: si. Così è cominciato tutto. Un breve lasso di tempo ma molto intenso. Io vengo da una esperienza precedente dove sono stata sposata, ho avuto due bambini ma come mi ha amata Gianni non mi ha mai amata nessuno. Mi ha fatto prima da fratello e poi è stato il mio compagno. Mi è stato sempre vicino”. Gianni lavorava per una ditta che si occupa di scaricare merce da Zara a Lecce e poi anche per una ditta che si occupa di pulizie . “Era un gran lavoratore- dice Chiara- Eravamo felici. Proprio domenica mattina stavo lavorando in negozio ed una amica è entrata semplicemente per dirmi che avevo la luce negli occhi e che sembravo un’altra persona da quando stavo con Gianni. Ed è vero, perché sentirsi amate desiderate è la cosa più bella del mondo. A me piaceva di tutto di lui, l’atteggiamento, il modo in cui si vestiva, i suoi occhi verdi. Avevamo avuto l’appoggio da parte di tutta la mia famiglia, finalmente avevamo avuto il consenso, Gianni diceva così, da mio zio Angelo, che lui reputava la persona più importante”. Chiara all’inizio ha incontrato qualche ostacolo nella sua storia con Gianni, lei era in fase di separazione e con due bambini a carico non era semplice gestire la situazione. “La mia vita non è stata molto generosa, perché alla tragedia di mio fratello è seguita quella di mio padre- dice- L’ho perso in un giorno qualunque dove ha deciso di andare a pesca e non è più tornato ed anche lì mi sono ritrovata ad accettare una realtà molto dura e sono tutti dei dolori diversi. Mio fratello era l’unico e mi sono ritrovata da sola in una battaglia dove dovevo sostenere sulle mie spalle i miei genitori, quindi un bel carico pesante. In quell’occasione ho ricominciato facendomi una famiglia, il matrimonio con il mio ex e i miei figli, per i quali i miei genitori sono stati più che nonni. Poi è successa la tragedia di papà, anche lì mi è preso di nuovo lo sconforto. Ma anche in quel caso ho dovuto rialzarmi. Quindi ho affrontato la separazione ma c’era Gianni che mi ha aiutato tantissimo”. Gianni per Chiara è stato un punto di riferimento, il senso della sua rinascita. “Uno degli ultimi viaggi è stato a Torino, siamo tutti e due tifosi della Juve. Era il suo compleanno e così gli ho regalato questo viaggio. Lì ci siamo ritrovati anche con gli amici di mio fratello. E’ stato bellissimo- dice- Lui mi faceva tanti complimenti, mi amava tantissimo e d ogni occasione era buona per dimostrarmelo. Gianni aveva una grande passione per il calcio, era un bomber. Giocava a calcio sin da piccolo. Poi per delle vicissitudini di vita aveva mollato. Da quando ci siamo messi insieme era tornato sul campo, si è allenato ed era tornato a giocare con la squadra del paese. Quando usciva in fila sul campo io ero sugli spalti tra gli ultrà e lui da lontano con le mani mi faceva il simbolo del cuore. Anche quando segnava mi faceva con le mani il due e l’uno che rappresentava il nostro numero, il 21 che poi ci siamo tatuati sul braccio. Avevamo un grande progetto insieme: quello di avere un figlio”. Gianni faceva parte della squadra del Tuturano Calcio, era tornato a giocare ma poi un giorno è successo qualcosa. “Lui ha lasciato il calcio perché un giorno all’inizio del secondo tempo di una partita succede un brutto episodio- racconta Chiara- Eravamo io e sua madre sugli spalti quando all’improvviso lo vediamo che mette le mani sul capo. All’inizio pensavamo che stesse simulando un fallo, a volte lo fanno i giocatori per avere il calcio di rigore ma poi li si accascia per terra e comincia a tremare. Aveva le convulsioni. Fortunatamente quel giorno c’era un medico sportivo che gli ha fatto la prima manovra per farlo respirare. Poco dopo era di nuovo senza respiro con una seconda manovra lo ha salvato. Solo dopo abbiamo capito cosa era successo. Aveva avuto uno scontro con un altro giocatore che gli aveva dato una gomitata alla tempia dal lato sinistro. Gianni aveva così perso la conoscenza e cadendo aveva anche battuto la testa per terra da qui le convulsioni. Dopo quell’episodio è stato sempre bene. Non avuto alcun problema di salute. Gianni ha voluto anche incontrare il medico che lo aveva salvato per ringraziarlo. La paura è stata talmente tanta che ha deciso di non giocare più e consegnare la sua maglia, la numero nove”. Quella maglia rossa con il numero nove ora è tornata nelle mani di Chiara. A consegnarla il giorno del funerale di Gianni è stato proprio il mister della squadra. Ora lei la stringe forte al petto, la indossa, persino, cercando in quella maglia l’abbraccio del suo amore che non c’è più ma che in qualche modo le resterà accanto.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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